PALERMO – L’immondizia che invade le strade, i bilanci del Comune sotto la lente di ingrandimento della Corte dei Conti, i mal di pancia della maggioranza, una burocrazia che va a rilento, i cantieri infiniti, le partecipate colabrodo, le polemiche sull’Hotspot allo Zen. Il primo anno della nuova sindacatura non è certamente stato una passeggiata per Leoluca Orlando, alle prese con più di un dossier aperto e alla ricerca di un rilancio politico per la sua amministrazione.
Perché se è vero che il 2018 è l’anno di Manifesta e della Capitale della Cultura, di una nuova dimensione internazionale che il Professore tenta di cucire addosso alla città per darle una nuova immagine agli occhi del mondo, è pur vero che le piccole e grandi emergenze restano tutte e sono ormai una costante. Problemi che non sono di certo nuovi, ma a cui si aggiunge lo stato di quasi paralisi della macchina comunale e l’insofferenza del personale.
La coda di chi bussa alle porte di Palazzo delle Aquile è ormai sterminata: i vigili urbani hanno fatto causa per milioni di euro, il Coime chiede l’adeguamento dei contratti, gli amministrativi sono sul piede di guerra per la restituzione delle indennità, i precari lanciano l’allarme sul rinnovo dei contratti e sulle stabilizzazioni. Ma il malessere che cova è assai più profondo e raggiunge anche i livelli più alti della burocrazia: il Comune conta su un solo dirigente tecnico, visto che quelli a tempo determinato non sono stati rinnovati, non è mai stato nominato un direttore generale e annovera un Capo di Gabinetto fino al prossimo ottobre, oltre a dover nominare un nuovo Segretario generale. Ma i dirigenti sono sul piede di guerra anche per la costituzione di parte civile del Comune in ogni procedimento giudiziario. Una situazione che ormai molti giudicano insostenibile e che si ripercuote, a cascata, sull’efficienza degli uffici e dei servizi.
C’è poi il delicatissimo capitolo dei bilanci. La Corte dei Conti ha messo sotto accusa quelli del 2015 e del 2016 e l’approvazione dei nuovi, in consiglio comunale, è peggio di un percorso a ostacoli. Palazzo delle Aquile ha poca liquidità, litiga col suo tesoriere, non riesce a riscuotere abbastanza tasse ma soprattutto è chiamata a mettere ordine fra i suoi conti per evitare il deficit strutturale. Un quadro in cui vanno inserite anche le partecipate: se Sispi, Amg e Amap godono tutto sommato di buona salute, Rap e Amat sono da bollino rosso. La prima ha evidenti difficoltà, di cui la città si accorge per i cassonetti stracolmi e lo spazzamento a singhiozzo, ma che emergono anche dalle perdite descritte nella trimestrale: una società che non riesce a rimettersi in sesto, complice anche la mancanza, da settembre, di un cda e di un presidente. La seconda naviga in acque perfino peggiori, dal momento che la perdita che si registra è più consistente a causa del tram (per il quale la Regione non scuce un euro), ma anche per crediti e debiti nei confronti del Comune che valgono svariati milioni di euro.
Una sfida che il sindaco affronta quasi in solitudine, visto che la maggioranza è ancora tutta “tecnica”: Orlando ha più volte annunciato di voler aprire ai partiti, di voler coinvolgere le forze della maggioranza nelle responsabilità di governo, ma sta di fatto che in consiglio comunale i numeri sono risicati e che il rimpasto è ancora un annuncio. Difficoltà politiche che si traducono nella difficoltà di far approvare in fretta atti pur importanti, come il consolidato, in un clima di diffidenza con gli alleati che chiedono una giunta politica. Non è un mistero che le delibere all’esame di Sala delle Lapidi siano quasi tutte figlie della vecchia sindacatura e che i nuovi assessori non abbiano un gran feeling con l’Aula, con alcuni provvedimenti (farmacie, dehors e pubblicità su tutti) che rimangono al palo.
Insomma, non proprio una passeggiata per Orlando che sta cercando di dare una svolta a questa sindacatura provando anche a ritagliarsi un ruolo nel centrosinistra italiano. La polemica feroce col ministro Salvini sull’accoglienza ha dato ampia ribalta mediatica al Professore, che è pronto a giocare la partita sui diritti civili e sui migranti con un ruolo da protagonista.
Ma per dedicarsi alle questioni nazionali e internazionali, il sindaco dovrà garantirsi una navigazione tranquilla proprio in casa sua: per farlo dovrà mettere in sicurezza i conti, far funzionare le partecipate, dare risposte ai dipendenti, risolvere la grana dei dirigenti, ricompattare la maggioranza, salvare le aziende dal default e garantire i servizi come quelli della raccolta rifiuti e della pulizia delle strade. Un percorso tutta in salita, proprio mentre Palermo si ritrova al centro dell’attenzione internazionale.