"Impariamo a costruire insieme" - Live Sicilia

“Impariamo a costruire insieme”

L'arcivescovo di Palermo Paolo Romeo ha celebrato la messa, in occasione della ricorrenza di Santa Rosalia, per le autorità cittadine. Ecco il testo della sua omelia.
L'omelia dell'Arcivescovo Romeo
di
9 min di lettura

Paolo Romeo

“La liturgia eucaristica che oggi, per consuetudine, l’Arcivescovo viene a celebrare al Palazzo di Città, anticipa la grande festa che Palermo vivrà nel ricordo di Santa Rosalia, nell’anniversario del ritrovamento delle reliquie benedette, e del loro transito per le vie della Città, transito prodigioso perché apportatore della liberazione dalla terribile peste del 1624.
In questa felice anticipazione del Festino, che si svolge alla presenza delle massime Autorità cittadine, e proprio nel cuore amministrativo del servizio ai palermitani, vedo come una provvidenziale attenzione che la nostra Santuzza intende avere nei confronti di quanti – a vario titolo – svolgono il necessario servizio al bene comune, che non è altro che il bene di tutti e singoli i cittadini.
 Tra due giorni, nella solenne processione cittadina per il Cassaro, la Patrona farà un “bagno di folla” orante e gioiosa. Ma oggi Santa Rosalia incontra in modo – direi – quasi riservato (ma non per questo meno efficace) gli Amministratori della cosa pubblica. Un incontro forse più confidenziale e discreto. Ma per questo un incontro a cui prestare grande attenzione, come nei momenti di maggiore intimità e vicinanza.

 L’orazione colletta, con la quale abbiamo aperto questa celebrazione, ci ha fatto pregare così: “O Dio… donaci… di crescere come tempio vivo dello Spirito per risorgere con Cristo a vita nuova”. È una richiesta forte, quella che abbiamo fatto. Abbiamo, infatti, implorato dal Signore di “crescere”, di andare avanti, cioè, di non fermarci, piuttosto di progredire. In che cosa? Nella verità e nell’amore, nella giustizia e nella pace, nell’aiuto e nella comprensione reciproca… Tutti elementi ed obiettivi che suggeriscono una cosa essenziale: o si cresce insieme, nella comunione e nel mutuo sostegno, o non si cresce affatto!
Ecco perché, la preghiera ci ha fatto specificare: “Donaci di crescere come tempio…”, cioè come una costruzione fatta di tante pietre, ciascuna importante (anzi essenziale!) per la sua parte e la sua funzione, pur nella normale diversità che può essere presente.
È certamente una preghiera che ci fa riflettere a un duplice livello. Da una parte invoca il “crescere insieme” come dono da parte di Dio. Lo preghiamo per questo. Dall’altra sembra dire che questo progresso è frutto di un impegno personale, ad ogni livello, per le competenze che a ciascuno sono state affidate, in sede pubblica e amministrativa, come pure in ambito personale e privato.
Si tratta dunque di questo: nel giorno in cui commemoriamo l’anniversario del ritrovamento del corpo della Vergine Rosalia, un corpo che – dopo secoli – ha salvato miracolosamente Palermo dalla peste, rendendo un servizio all’intera comunità cittadina, invochiamo da Dio il dono di essere noi tutti “più corpo”, cioè più uniti e solidali, più motivati nei confronti degli interessi della collettività, più convergenti nelle forze da porre in campo per la costruzione e il progresso di una autentica civiltà dell’amore.
 Questo “essere corpo”, questo “essere tempio” è ciò che può dare speranza di salvezza dalle tante pesti, antiche e nuove, che Palermo continua a vivere con sofferenza e – spesso – con la triste tentazione della rassegnazione, che, purtroppo, si insinua ad ogni livello, e – Dio non voglia – con la rabbia dell’impotenza.

Ecco dunque che questa tradizionale celebrazione al Palazzo di Città non assume semplicemente il significato di un segno di cortesia, un omaggio che ci scambiamo nell’ambito di cordiali rapporti fra Chiesa ed Amministrazione Comunale. No! È piuttosto uno stimolo ad adoperarsi tutti in modo congiunto ma nel rispetto delle diverse funzioni e degli specifici ambiti, per il bene di questa nostra amatissima Palermo. Questo è l’impegno che – con la sua fulgida testimonianza – ci lascia la Santuzza, nostra più autorevole concittadina.

Non basta però tutto questo! L’orazione colletta non si limita ad invocare dal Signore il dono di crescere uniti come un corpo di diverse membra, come un tempio di diverse pietre. Specifica ulteriormente: “Donaci di crescere come tempio vivo dello Spirito per risorgere con Cristo a vita nuova”. Ciò vuol dire che questa convergenza di intenti e di energie, di risorse e prospettive, non può bypassare l’orizzonte del primato di Dio nella vita dell’uomo. Invochiamo di accogliere il dono dello Spirito. Chiediamo di crescere nell’imitazione del Cristo di cui ci diciamo discepoli, cristiani appunto.
Ogni sforzo comune deve, cioè, alimentarsi di una speranza: in Cristo Gesù l’uomo è chiamato a risorgere a vita nuova! È chiamato – appunto – a tagliare con il peccato, con ogni forma di compromesso con la violenza e col male, con l’ingiustizia e la sopraffazione che sono frutto di logiche di interesse personali e di egoismi inveterati e diffusi ad ogni livello di ceto e di funzione.
Crescere si può! Ma solo se rendiamo a Dio ciò che è di Dio, ciò che da sempre è stato di Dio, ossia l’immagine dell’uomo nella sua piena dignità, nel rispetto della vita, dal suo nascere al suo spegnersi naturale, nel rispetto anche delle sue condizioni di vita, oltre ogni abbrutimento dovuto a degrado, abbandono, povertà.
Se nell’intento – nobilissimo! – di crescere e far crescere insieme questa Città con si tiene presente l’orizzonte della fede, che ha guidato le scelte dei nostri padri, che potenzia e sostanzia i tentativi di ognuno degli “uomini di buona volontà”, si rischia di adoperarsi escludendo la verità dell’identità dell’uomo, creatura chiamata, ad immagine del suo Creatore, alla vita vera e all’amore senza limiti.

Di questo “risorgere con Cristo a vita nuova”, Rosalia è stata autentica ed autorevole testimone. Ella scelse radicalmente la fuga dai compromessi delle realtà mondane di palazzo, e si ritirò a vita eremitica prima  sulla Grotta della Quisquina, poi sul Monte Pellegrino.
Davvero rese viva e concreta la parola di san Paolo che abbiamo ascoltato: “Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui” (Fil 3,8).
Nella sua scelta radicale, Rosalia ha voluto indicare con tratto sicuro e deciso, che Dio non è semplicemente un orizzonte opzionale nella vita dell’uomo, ma che è una Persona capace di orientare l’esistenza di ciascuno per renderla un’esistenza “risorta”, anticipo della vita eterna, ricchezza di speranza e pace.
Ha voluto evitare di impantanarsi nelle logiche del mondo, spesso antica e moderna “spazzatura”, e ha preferito guardare alla sua vita di amicizia con Dio, autentico tesoro con il quale guadagnare pace e felicità. Ecco perché, nella confidenza di questo Palazzo di Città, la Santuzza, chiama oggi tutti noi a ribadire la nostra volontà di servire Palermo per garantire ad ogni cittadino le condizioni di un sereno sviluppo nel bene comune. Ma ci richiama anche! E ci fa notare che questo “crescere” deve essere ordinato all’interno di un rapporto di fede da riscoprire e rafforzare, e di un impegno di santità personale da perseguire e far giungere – come “a cascata” – nelle scelte che abbiamo il dovere di operare per la nostra Città.
Per questo, nel clima imperante di una crescente cristianizzazione e desacralizzazione della vita e dei rapporti umani, clima che si respira nell’istituzione familiare, nel mondo giovanile, nell’ambito legislativo ed economico, fin nel decadimento morale che – pericolosamente – sembra diffondersi come un pestilenziale contagio, non può essere eliminato dall’orizzonte decisionale e governativo il costante riferimento alla Dottrina Sociale della Chiesa. Essa prende sì le mosse dal messaggio evangelico, ma solo perché questa Buona Novella è l’unica Parola che può dire autenticamente le aspirazioni di bene presenti in ciascuno e la dignità dell’uomo creato e redento da Dio.
Non è un semplice orizzonte lontano. Piuttosto un necessario termine di confronto. Il compianto Papa Paolo VI – con espressione felicissima – chiamò la Chiesa “esperta in umanità”: è attraverso la mediazione della comunità ecclesiale che la Parola del Vangelo può dirsi ancora oggi agli uomini del nostro tempo, e aiutarli ad aprire e percorrere cammini di santità e di bene.
In questo cammino di annuncio del messaggio evangelico siamo continuamente guidati e spronati dalla luce del Magistero del Santo Padre Benedetto XVI che non smette di riproporre l’urgenza del momento presente.
“Certamente – affermava il Papa nel maggio scorso – non rientra nella missione della Chiesa la formazione tecnica dei politici. […] La Chiesa si concentra particolarmente nell’educare i discepoli di Cristo, affinché siano sempre più testimoni della sua Presenza, ovunque. Spetta ai fedeli laici mostrare concretamente nella vita personale e familiare, nella vita sociale, culturale e politica, che la fede permette di leggere in modo nuovo e profondo la realtà e di trasformarla; che la speranza cristiana allarga l’orizzonte limitato dell’uomo e lo proietta verso la vera altezza del suo essere, verso Dio; che la carità nella verità è la forza più efficace in grado di cambiare il mondo; che il Vangelo è garanzia di libertà e messaggio di liberazione; che i principi fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa – quali la dignità della persona umana, la sussidiarietà e la solidarietà – sono di grande attualità e valore per la promozione di nuove vie di sviluppo al servizio di tutto l’uomo e di tutti gli uomini”.
Questo ampio passaggio del Santo Padre, così significativo ed incisivo nei contenuti, aumenta in tutti noi il desiderio di essere da lui illuminati ed orientati il prossimo 3 ottobre, quando egli verrà a visitare la nostra Città e incontrerà le Chiese di Sicilia. Insieme a lui, professeremo la nostra fede e ci impegneremo ad incarnare sempre più il Vangelo soprattutto in quegli ambienti che devono poter guardare al futuro: la famiglia e i giovani. Sarà un momento forte in cui sentiremo ancora di più la necessità di costruire il Regno di Dio in mezzo agli uomini.
Dio infatti affida questa opera di felicità e di bene alla nostra azione illuminata dalla Parola che ascoltiamo e viviamo. Non c’è perciò altro modo di costruire il suo Regno, se non con l’impegno di fede e di vita che abbiamo la possibilità e il dovere di abbracciare.
Questo è quello che fece Rosalia, divenendo strumento di santificazione per quanti a lei si rivolgevano, andando a trovarla ancora in vita nel suo eremo, sul Monte Pellegrino.
Questo è quanto continuò a fare passando per le vie della Città quattro secoli dopo, e riportando a Palermo la testimonianza della sua santità e la potenza della sua intercessione.
Questo è quanto invochiamo che continui a fare intercedendo per noi nella quotidianità del nostro tempo, nelle giornate che tutti – amministratori e cittadini – siamo chiamati a vivere edificandoci “come tempio vivo dello Spirito Santo” e protesi verso la meta della bellezza della nostra esistenza “risorta con Cristo a vita nuova”.


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