L’imprenditore alcamese Vincenzo Artale, 68 anni, non è “socialmente pericoloso”. La sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, presieduta da Enzo Agate, non ha accolto la richiesta della Procura di Palermo di applicargli la sorveglianza speciale per tre anni.
Secondo il Tribunale, i suoi rapporti con i mafiosi sono cessati nel 2014 e dunque manca il requisito dell’attualità posto a fondamento dell’applicazione della sorveglianza speciale e dell’obbligo di soggiorno.
Accolte le controdeduzioni del legale dell’imprenditore, l’avvocato Roberto Mangano. L’anno scorso Artale ha rischiato una condanna a 12 anni di carcere – a tanto ammontava la richiesta dell’accusa – ma il Tribunale gliene ha inflitti tre per tentata estorsione,.
Il processo nasceva dal blitz “Cemento del Golfo”. Artale, che in passato era stato presidente di un’associazione antiracket si sarebbe messo in affari con i boss di Castellammare del Golfo per la fornitura di calcestruzzo. In particolare con Mariano Saracino. E così quando il rappresentante dell’impresa a cui erano andati a imporre il pizzo chiese aiuto ad Artale questi gli promise che lo avrebbe messo in contatto con i carabinieri di Alcamo. Cosa che fece, ma solo dopo che avrebbe contribuito alla tentata estorsione.
Artale ha di fatto già scontato la condanna alla luce dei dei tre anni di carcerazione preventiva.