Niente arresti domiciliari ma deve andare in carcere il pentito Vincenzo Chiodo, uno dei killer del piccolo Giuseppe Di Matteo, il bambino sciolto nell’acido nel gennaio del ’96. Lo ha stabilito la prima sezione penale della Corte di Cassazione che ha così accolto un ricorso presentato dalla Procura di Palermo. Il pentito, per una serie di cavilli burocratici, non ha mai fatto un giorno di carcere, nonostante sia stato condannato a 17 anni di reclusione.
I responsabili si erano riuniti, ne avevano deciso il sequestro, infine lo avevano strangolato e sciolto nell’acido. I responsabili dell’agonia e della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, 11 anni, “colpevole” di essere figlio del pentito Santino, erano più di 40. Uno di loro, era proprio il collaboratore di giustizia Vincenzo Chiodo, che, condannato per l’omicidio non era mai stato in carcere perchè il tribunale di Sorveglianza di Roma non aveva ancora deciso in che modo fargli scontare la pena.