PALERMO – La richiesta di pena era pesantissima: 9 e 8 anni di carcere. Ed invece il Tribunale di Termini dopo quattro anni, di processo ha assolto Vincenzo Pagano e Antonino Matassa.
I due pluripregiudicati bagheresi erano imputati per riciclaggio e ricettazione di diverse parti meccaniche di automobili.
Le indagini iniziarono con l’arresto di Pagano. Gli investigatori sospettavano che rubasse la luce grazie ad un allaccio abusivo alla rete elettrica. Fecero un controllo nella sua abitazione e trovarono 52 sportelli di auto, 10 cofani, 10 monoblocco di motori, un’autoradio, un volante e una centralina elettrica.
L’accusa di riciclaggio riguardava una Ford Ka, risultata rubata, per la quale due palermitani cercavano una targa “pulita” per rivenderla.
I carabinieri di Bolognetta individuarono in Pagano il soggetto che aveva condotto la Ford Ka fino ad un casolare di campagna. Era stato riconosciuto dalla maglietta.
L’avvocato Raffaele Delisi, difensore di Pagano, ha giustificato il possesso delle parti di auto producendo la licenza e l’iscrizione alla Camera di commercio del proprio assistito, che in passato raccoglieva metalli presso carrozzieri e meccanici.
Il legale di Matassa, l’avvocato Paola Rubino, ha spiegato che l’imputato era stato solo notato più volte in compagnia dell’amico Pagano. Non poteva bastare per condannarlo. Non vi era nessun altro elemento, né un tratto somatico, né un tatuaggio, che potesse portare a un riconoscimento certo degli imputati.
“Un processo indiziario che ha comportato lo studio scrupoloso del fascicolo ed una meticolosa ricostruzione dei fatti – spiega l’avvocato Delisi -. Nessun dettaglio è stato lasciato al caso, e soprattutto grazie alla ricostruzione della vecchia attività lavorativa del signor Pagano è stata smontata la tesi accusatoria che avrebbe portato ad una condanna oltremodo pesante per il mio assistito”.