A Libero Grassi il tesserino | di "giornalista alla memoria" - Live Sicilia

A Libero Grassi il tesserino | di “giornalista alla memoria”

Il ruolo del giornalismo in Sicilia. L'importanza delle inchieste, il peso della presenza della criminalità nell'Isola. Ne hanno discusso oggi sei cronisti siciliani, in occasione del Festival della Legalità.

Premio "Mario e Giuseppe Francese"
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PALERMO – Un sabato mattina scaldato dal sole. Tanti studenti dei licei, sei giornalisti siciliani e il ricordo del Mario Francese: cronista ucciso dalla mafia. Un incontro che si è concluso, alla presenza del presidente dell’Ordine dei giornalisti siciliani Riccardo Arena, con l’iscrizione alla memoria all’ordine di Libero Grassi. L’occasione era il dibattito sul giornalismo d’inchiesta organizzato con l’Ordine dei giornalisti, nell’ambito del Festival della Legalità, a Villa Filippina, per aprire le celebrazioni del Premio giornalistico “Mario e Giuseppe Francese”, che questa sera vedrà le premiazioni al Teatro Nuovo Montevergini di Palermo.

I giovani e la speranza per il futuro introducono gli studenti al dibattito. “L’attenzione alla politica, ma sopratutto agli sprechi della politica – spiega Antonio Fraschilla di Repubblica – e le inchieste che la riguardano, sono al centro del nuovo filone di inchiesta giornalistica, ma sembra che si stia vegliando un morto”. La confusione nel giudizio uguale per tutti i politici può rivelarsi, secondo Fraschilla, una deriva pericolosa. “Sulla parola inchiesta vorrei dire ai ragazzi che Mario Francese si é occupato di mafia e faceva inchieste con la i maiuscola. Un giornalismo che metteva insieme varie notizie e poneva interrogativi andando oltre la semplice notizia”

Il giornalismo d’inchiesta e lo spazio che gli viene riservato sui media è il punto di partenza dell’intervento di Vincenzo Marannano del Giornale di Sicilia. “Stiamo vedendo il cadavere del giornalismo. L’inchiesta – spiega Marannano – è morta per due ragioni. La prima è il loro costo, che gli editori non possono più permettersi, la seconda è la loro incapacità di scuotere le persone. Una volta si riuscivano a far dimettere presidenti e scomodare i potenti – conclude – oggi non vedo inchieste in grado di scuotere le persone”.
Ma è sulla funzione dei giornalisti e su quanto incida il loro lavoro sull’opinione pubblica, che il dibattito si sposta. “L’inchiesta è in crisi, troppo spesso chiamiamo semplici articoli inchieste – racconta Riccardo Lo Verso di Livesicilia – ma non sono d’accordo che si stia vegliando il morto” . Una domanda a questo punto: è possibile per un giornalista restare terzo rispetto ai fatti? La risposta nelle parole di Lo Verso: “Solo restando cronisti è possibile. Il cronista racconta un fatto indipendentemente da dove arrivi l’input. Guardare oltre la misura cautelare può essere il modo di fare del buon giornalismo d’inchiesta. Compito di un giornalista è raccontare una storia che non sarebbe mai stata raccontata”.

Stefania Petyx, celebre volto di Striscia la notizia, racconta come ci vogliano molte ore di lavoro per poter confezionare un’inchiesta. “Il lavoro lo fai tutto prima, quando metto il cappotto giallo il lavoro è già fatto. La fortuna di un giornalista che fa inchiesta – continua – è avere alle spalle una redazione che comprenda i tempi e copra i costi…”. E la giornalista di Striscia non si riserva dalle critiche al sistema del giornalismo italiano: “Il giornalista è visto come un operaio deve produrre un pezzo invece dovrebbe essere il contrario. Quello che sconcerta è che le nostre inchieste non smuovano nulla”.

Lirio Abbate, de L’Espresso, prima di fare un bilancio dell’attività di inchiesta ricorda in modo sentito, Giuseppe Francese, figlio di Mario. “Una delle cose che fece Giuseppe fu quella di studiare gli articoli del padre fino a spingere i giudici a riaprire il processo per gli assassini di suo padre”.
“Facciamo questo lavoro per missione o altro non lo so. Io mi sento fortunato perché lavoro in un grande gruppo editoriale e prepariamo dei servizi che spesso sono di spunto per le attività della magistratura”. Per Lirio Abbate rimane il problema della mancanza di una reazione da parte delle persone “ma voi dove m… siete?” chiede a tutti, prima di raccontare il suo viaggio tra le cosche calabresi della ‘ndrangheta e nei loro matrimoni. “La curiosità deve spingere i giornalisti, sono le cose normali che vi devono spingere a capire, se i giornalisti vi raccontano le cose voi dovete essere protagonisti del vostro destino non potete farvi trascinare da quello che altri decidono per voi”.

Alla fine del dibattito, la consegna a Pina Maisano del libretto da giornalista pubblicista e l’iscrizione alla memoria all’ordine dei giornalisti di Libero Grassi. “A Roma nulla è più vergognoso che lasciarsi corrompere…” con le parole di Polibio il presidente dell’ordine dei giornalisti, Riccardo Arena, rinvia l’invito a tutti i presenti di partecipare alla consegna dei premi giornalistici in memoria di Mario Francese.


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