PALERMO – Il record del 2014, che ammonta ad oltre centomila sbarchi sulle coste italiane, rischia di essere notevolmente superato quest’anno. I dati del Viminale fanno emergere una percentuale che sfiora il quaranta per cento di arrivi in più nella Penisola, a partire da quelli che quotidianamente si verificano in Sicilia, che registra in assoluto le presenze più numerose. Da gennaio ad oggi, infatti, i migranti sbarcati sulle coste isolane sono stati 67.223: i numeri si riferiscono al periodo da gennaio al 6 agosto e considerano gli arrivi ad Augusta, Pozzallo, Catania, Palermo, Messina, Trapani e Porto Empedocle, per un totale di 15.145 persone ospitate nei centri di accoglienza siciliani, tra Cara, strutture temporanee e Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), in pratica il diciassette per cento delle presenze sul bilancio nazionale.
D’altronde fino ai primi di agosto sono 90.278 i migranti contati in Italia: a seguire la Sicilia in tema di accoglienza sono la Lombardia, con 10.963 persone ospitate, il Lazio, con 8.540 e la Campania, con 6.840 migranti accolti. Un fenomeno dai numeri che continuano a lievitare, dunque, complice la situazione fuori controllo della Libia e la crisi siriana, da lì si registra la grande maggioranza delle partenze dei barconi della speranza. Una speranza che è venuta meno già per almeno duemila immigrati, che da gennaio ad oggi hanno perso la vita nel Mediterraneo. Ultime soltanto in ordine di tempo, le vittime del naufragio avvenuto al largo della Libia: un barcone con a bordo settecento migranti si è capovolto, venticinque i corpi recuperati.
L’ennesima strage di migranti è avvenuta con il mare calmo e la visibilità perfetta, le condizioni ideali, attese per mesi da chi intraprende la traversata per inseguire il proprio sogno verso l’Italia, tanto da fare registrare nei mesi di maggio, giugno, luglio e agosto, i picchi delle partenze dal Nord Africa. Come sempre, i settecento disperati stavano tentando di raggiungere la prima terra della “salvezza”, Lampedusa, considerata un porto sicuro per raggiungere la maggior parte dei paesi europei. La tragedia è avvenuta a sole tre ore dalla partenza, quando la traversata di quei trecento chilometri che li dividevano dall’isola siciliana era appena cominciata: il barcone si è rovesciato quando le centinaia di migranti che vi erano ammassati hanno visto le imbarcazioni di soccorso.
L’allarme è scattato nella tarda mattina del 5 agosto, quando la Guardia Costiera di Catania ha ricevuto una chiamata da un telefono satellitare: i migranti segnalavano di essere a bordo di un motopeschereccio in ferro, partito la notte prima da Zuwara, il porto della Libia da cui salpano centinaia di barconi della morte. Ai soccorritori hanno riferito di essere di avere dei problemi con il motore. Circa quattrocento le persone messe in salvo ed oltre ai venticinque corpi recuperati, ma ad essere trascinati in fondo al mare sono stati almeno in duecento, visto che molti migranti erano chiusi nella stiva.
Un viaggio della morte che i testimoni hanno raccontato per filo e per segno dopo essere giunti a Palermo a bordo nella nave militare irlandese “Le Niamh”. Quella nei loro racconti, che hanno descritto le violenze subite a bordo del motopesca, è una galleria dell’orrore che ha condotto la squadra mobile di Palermo all’arresto di cinque presunti scafisti, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed omicidio plurimo aggravato.
I “trafficanti di uomini” contribuiscono ad un giro d’affari illecito di centinaia di milioni di euro all’anno. Il prezzo dei viaggi varia da frontiera a frontiera, aggirandosi tra i cinquecento e i duemila dollari: la maggior parte delle partenze è controllata da alcune organizzazioni, ognuna delle quali si occupa del passaggio di una frontiera. Un sistema coordinato da veri e propri “reclutatori”, migranti residenti nelle loro zone di origine del clandestino, che vendono i contatti ad esempio in Libia o in Marocco, della rete di persone che lo ospiterà e lo trasborderà al luogo di imbarco. Un’ organizzazione all’insegna del terrore che ha messo in piedi un giro d’affari che ammonterebbe a circa 34 miliardi di dollari e che negli ultimi vent’anni è costata la vita ad almeno ventimila persone.