Troppe cause, pochi magistrati| La giustizia siciliana arranca - Live Sicilia

Troppe cause, pochi magistrati| La giustizia siciliana arranca

Carenza d’organico, gradi di giudizio infiniti, tribunali che rischiano di sparire: ecco il quadro della giustizia tracciato nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. A Palermo boom di truffe e reati contro la pubblica amministrazione. E arriva pure una bacchettata alla sovraesposizione mediatica dei magistrati

INAUGURAZIONE DELL'ANNO GIUDIZIARIO
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PALERMO – Carenza d’organico, gradi di giudizio infiniti, tribunali che rischiano di sparire: ecco il quadro della giustizia che viene fuori nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario nei distretti siciliani.

Pochi magistrati in servizio e troppe causa da smaltire. Il primo a sollevare la questione è Vincenzo Oliveri , presidente della Corte d’appello di Palermo, dove c’è un vuoto d’organico del 12 %. Va peggio alla Procura generale: – 31,58%. Note dolenti anche nei tribunali del distretto con il record a Trapani che si attesta al 16% di posti vacanti, 12,2% ad Agrigento e 11,2% a Palermo. Il primato negativo spetta alle Procure di Sciacca, Agrigento e Termini dove c’è il 20% in meno delle toghe previste dalla pianta organica.

A Palermo bisogna fare i conti con il boom di alcuni reati. Concussioni, truffe, frodi all’Unione europea sono schizzati verso l’alto. Cosa nostra, stando alle statistiche, arranca. “La violenza che sfociava negli omicidi sembra accantonata ma la situazione potrebbe cambiare se Cosa nostra – spiega Oliveri -, che ora è priva di un capo riconosciuto e di validi quadri dirigenti, riuscisse a ricompattarsi ritrovando gli uni e gli altri”. Poi, un duro richiamo ai magistrati e alle loro sovraesposizioni mediatiche: “Noi magistrati dobbiamo capire che è arrivato il momento di modificare molti dei nostri atteggiamenti. La comunità nazionale e internazionale ci scruta, stigmatizzando l’enfasi mediatica che viene data a certi provvedimenti, la sovraesposizione e i protagonismi di alcuni costantemente presenti in talk show televisivi dove disquisiscono di processi in corso”.

Tornando alla cronica carenza d’organico, non va meglio a Messina. Anzi, la situazione è drammatica. Per affrontarla il presidente della Corte d’appello Nicolò Fazio prova a suggerire una soluzione: “Occorre trovare il coraggio di ridurre i gradi del giudizio, perché solo alleggerendo la zavorra, ci salveremo dal naufragio. Certo non con la soppressione di alcuni tribunali e delle sezioni distaccate”. E proprio davanti al Palazzo di giustizia di Messina si è svolta una protesta di una ventina di sindaci di comuni della zona ionica che chiedono che non venga soppresso il tribunale di Taormina.

Anche a Catania “il buon andamento della giurisdizione civile e penale è stato fortemente penalizzato dai vuoti d’organico del personale di magistratura lamentati, in misura maggiore o minore, da tutti gli uffici del distretto”. Ad affermarlo è il presidente della Corte d’appello di Catania, Alfio Scuto, che aggiunge: “Allo stato tali scoperture distrettuali si attestano su una percentuale media del 14,90% per gli Uffici giudicanti e del 12,77% per quelli requirenti. La domanda di giustizia rimane un bisogno primario della collettività, i cui costi devono considerarsi socialmente utili e doverosamente riassorbibili nella fiscalità generale”. Stando ai dati della relazione della corte d’Appello etna , nel distretto giudiziario di Catania si rileva, inoltre, un trend in crescita del contenzioso nel mondo del lavoro, che riflette, purtroppo pesantemente, lo stato di crisi in cui versa il tessuto socio- produttivo. Si è soffermato non tanto sulla carenza d’organico quanto sull’assenza di magistrati con esperienza da affiancare ai colleghi della Direzione distrettuale antimafia, invece, il presidente della Corte d’appello di Caltanissetta, Salvatore Cardinale: “La Dda è impegnata, a seguito di nuove collaborazioni che hanno offerto scenari diversi e messo in discussione precedenti acquisizioni investigative e processuali, in una defatigante attività istruttoria e processuale che sostanzialmente ha comportato la riapertura delle indagini a suo tempo concluse ed una parziale diversa lettura di quanto in precedenza acquisito in ordine alle stragi di Capaci e di via D’Amelio. “A tali indagini – osserva il magistrato – si sono aggiunte quelle nuove relative al cosiddetto attentato dell’Addaura e le delicatissime e difficili investigazioni sulla nota trattativa tra Stato e mafia che vede interessate anche altre autorità giudiziarie”.

A proposito della trattativa c’è da segnalare il monito dell’avvocato generale Ignazio De Francisci, fino a pochi mesi fa procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo: “E’ un filone di indagini che deve andare avanti senza timidezze perché tutte le stanze buie del potere vanno illuminate”.

 


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