TRAPANI – Erano le ultima decisioni che si attendevano dai giudici del riesame dopo i ricorsi presentati dai difensori degli indagati dell’operazione “Aspide“, quella sul presunto giro di corruzione, scoperto dalla guardia di finanza dentro l’Asp di Trapani. Le indagini sono coordinate dalla Procura della Repubblica. Anche all’ex manager Fabio Damiani e ad Antonio Sparaco sono stati revocati gli arresti domiciliari.
Per Damiani, condannato a Palermo nell’ambito di un altro processo per corruzione nato dall’inchiesta “Sorella Sanità” risalente al periodo in cui non era manager dell’Asp di Trapani, i pm trapanesi ipotizzano il reato di turbata libertà degli incanti assieme all’ingegnere Antonella Federico, alla quale i giudici del riesame hanno revocato i domiciliari, e al provveditore dell’Asp Maria Pia Messina, posta ai domiciliari dopo una breve detenzione in carcere. La vicenda riguarda la gara bandita dall’Asp di Trapani nel 2019 e aggiudicata nel 2020 per la fornitura da parte della ditta Althea di attrezzature sanitarie. I giudici del riesame hanno accolto il ricorso presentato dai suoi difensori, avvocati Paolo Grillo e Davide Orlando, e hanno annullato la misura cautelare applicata dal gip Brignone. Non si conoscono ancora le motivazioni.
A Sparaco è stata invece applicata la misura interdittiva dai pubblici uffici per dieci mesi. Sparaco, direttore dell’Unità operativa complessa, è indagato per corruzione, turbata libertà degli incanti, truffa e falso a proposito di una serie di assenze dal servizio giustificate per ragioni di ufficio, ma che all’esito delle indagini sarebbero risultate inesistenti.
Revocati gli arresti domiciliari anche alla presidente del consiglio comunale di Trapani, Annalisa Bianco, al dirigente dell’Asp, come scrive l’agenzia Ansa. Per Bianco, il Tribunale del riesame di Palermo ha sostituito la misura cautelare con l’interdizione di dieci mesi dai pubblici uffici ma solo per l’incarico all’Asp e non per la carica di consigliere (da cui è sospesa).
Interrogazione parlamentare
In questi giorni all’Assemblea Regionale Siciliana il deputato Pd Valentina Chinnici ha presentato un’interrogazione al governatore Renato Schifani sulla mancata sospensione di Sparaco, sospeso dal manager dell’Asp di Trapani, da un incarico sempre legato alla sanità pubblica, di livello regionale, il progetto ICARE 2, di pertinenza dello stesso governatore della Regione e che riguarda la cooperazione interregionale per la gestione del fenomeno migratorio. Nell’ordinanza cautelare si fa riferimento al ruolo che Sparaco avrebbe assunto a favore del direttore sanitario Gioacchino Oddo, anche lui, adesso ai domiciliari dopo la decisione del riesame: tra i due ci sarebbe stato una sorta di patto che avrebbe portato Sparaco a far carriera dentro l’Asp pare in assenza di titoli.
Le intercettazioni
C’è, poi, la circostanza, intercettata, che al momento della firma della delibera di nomina per Sparaco, Oddo ha informato telefonicamente la convivente di Sparaco, il giudice Lucia Fontana. Dalle parole intercettate sembrerebbe che Sparaco e Oddo sapessero dell’inchiesta ancora prima di ricevere l’avviso di proroga delle indagini. A riferire la notizia ad Oddo delle intercettazioni in corso sarebbero stati il vice direttore sanitario Carlo Gianformaggio (al quale adesso è stato revocato il divieto di dimora a Trapani ed Erice) e il funzionario Asp Nicola Ganci (quest’ultimo adesso sottoposto all’interdizione dai pubblici uffici per otto mesi), indagati per favoreggiamento. Proprio ieri i giudici avevano revocato i domiciliari ad Anna Lisa Bianco e Attilio Bonavires applicando anche per loro la interdizione dai pubblici uffici per 10 mesi.
Per la Bianco, presidente del Consiglio comunale a Trapani, i suoi difensori, avvocati Alberto Mazzeo e Marco Siragusa, hanno chiesto alla prefettura la revoca della sospensione dalla carica politica, applicata secondo quanto stabilisce la cosiddetta legge Severino. Nella stessa indagine è indagato anche un altro consigliere comunale di Trapani, Gaspare Gianformaggio, capogruppo di Fratelli d’Italia, per rivelazione e utilizzo di segreto d’ufficio. Non gli è stata applicata dal gip alcuna misura cautelare, i pm avevano chiesto l’obbligo di dimora. Dall’11 dicembre scorso, giorno in cui si è saputo dell’inchiesta, non si è più visto in aula. Revocati invece dal gip di Trapani i domiciliari al medico analista Bartolomeo Gisone, indagato per falso, questo dopo la decisione di sottoporsi a interrogatorio: il gip ha applicato il divieto di dimora a Trapani e l’interdizione per un anno dall’esercizio della professione.