PALERMO – I segnali che qualcosa non funzionasse c’erano stati. Alcuni deputati avevano denunciato le irregolarità davanti alle commissioni dell’Ars. Eppure è stata la magistratura a scoperchiare il pentolone del malaffare all’Ast.
Molti sapevano, solo in due hanno fatto la cosa giusta. Gli avvocati Giuseppe Terrano e Sergio Lo Cascio dell’ufficio legale, incaricati di alcuni controlli, hanno scoperto una serie di irregolarità. A partire dall’acquisto di alcuni autobus.
Le hanno messe per iscritto, ma i vertici nulla fecero. Invece di apprezzarne il lavoro i due legali furono messi ai margini dell’Ast. Un’operazione di mobbing, la definirono.
L’unica strada fu la denuncia in Procura e la percorsero. Il loro racconto ha dato il via al lavoro dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Andrea Fusco.
Se la ricostruzione della Procura di Palermo dovesse trovare conferme in sede processuale ancora una volta la politica dimostrerà la sua incapacità di prevenire la mala gestio.
Ora ci si affretta a prendere le distanze dall’operato del direttore generale Andrea Ugo Fiduccia, finito agli arresti domiciliari. Ci si vuole scrollare di dosso l’ombra di avere sfruttato l’Ast come un ufficio di collocamento per gli amici. Un fatto grave che emerge dalle intercettazioni dello stesso Fiduccia e non solo. Senza sapere di essere ascoltato il direttore ha tirato in ballo anche il presidente della Regione Nello Musumeci e dell’Ars Gianfranco Miccihè, i quali hanno annunciato querele e denunce per difendere la loro onorabilità.
In altre intercettazioni si parla del deputato di Forza Italia Riccardo Gallo Afflitto e dell’autonomista Roberto Di Mauro. Anche loro avrebbero fatto delle segnalazioni.
Un dipendente, sentito dai finanzieri, ha collegato, facendo nomi e cognomi, l’assunzione di alcuni dipendenti ai politici Antonello Cracolici, Francesco Cascio, “Castiglione quello di Catania” e Confindustria. Sono informazioni da verificare. In totale ci sono sospetti di raccomandazione su 63 assunzioni collegate a più segnalatori.
Resta il nodo politico. Perché è la politica che non ha vigilato a dovere su un’azienda a capitale interamente pubblico. Il collegio dei revisori dei Conti, commentando il bilancio di esercizio chiuso al 31 dicembre 2019, aveva evidenziato “la mancata copertura delle perdite realizzate negli anni” e puntato il dito sui 24 milioni di euro di debiti tributari. Non c’erano margini futuri per mettere a posto le cose.
Il 2019 è l’anno in cui il presidente Gaetano Tafuri scrisse un messaggio al governatore Musumeci per dirgli che stava facendo un grande lavoro in nome della legalità. Eppure, così emergerebbe, sapeva di mentire al presidente che rappresenta la Regione, il socio unico dell’Ast.
Di fronte a questo quadro economico l’azienda assumeva decine di lavoratori interinali. Spendeva 9 milioni per i lavoratori rispondendo, così dicevano i protagonisti intercettati, solo ed esclusivamente a logiche clientelari. La Commissione regionale antimafia ha deciso di avviare un’inchiesta, convocando per oggi l’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone.
Mamma Regione quantomeno distratta apriva la cassaforte e immetteva denaro per garantire un servizio essenziale. L’ha fatto senza porsi domande. Fiduccia aveva il solo interesse di ottenere i soldi in fretta. E così sollecitava l’assessorato alle Infrastrutture a pagare prima possibile il contributo di gestione.
Il governo regionale si è mosso soltanto di fronte al progetto dell’Ast di creare una compagnia aerea. Ha capito che era davvero troppo velleitario per una società indebitata e ha stoppato il progetto.
Nel frattempo Fiduccia consegnava la lista delle persone da assumere ai responsabili della società di lavoro interinale a cui si era rivolto, bypassando il blocco delle assunzioni. Qualcuno aveva sollevato più di un dubbio. I deputati Sergio Tancredi, Angela Foti, Elena Pagana, Matteo Mangiacavallo e Valentina Palmeri nel maggio 2021 presentarono un’interrogazione parlamentare chiedendo controlli sui bilanci e il ricorso massiccio alle assunzioni interinali.
Ma soprattutto chiedevano cosa stesse facendo la Regione e il suo governo “per operare un più stringente controllo sull’operato dell’Azienda Siciliana Trasporti secondo i canoni di efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione e quali atti ispettivi siano già stati espletati allo stesso fine sulla partecipata”.
“Dal 2020 chiedo risposte, arrivate dall’Ast in maniera evasiva – dice Tancredi -, controllare è un nostro dovere. Stiamo parlando di soldi pubblici, dei cittadini”.
Stessa cosa fece l’onorevole Giusi Savarino. In una seduta della Commissione ambiente “erano emerse criticità nelle assunzioni attraverso la società interinale e il presidente Tafuri si era impegnato in quella sede a superare l’uso dell’agenzia interinale, ritenuto dalla commissione un abuso eccessivo, in quanto il suo utilizzo può essere giustificato solo per brevi periodi e non certo per una mole così massiccia di operatori”.
Il nuovo consiglio di amministrazione di Ast è stato nominato lo scorso gennaio. Non c’è più il presidente Tafuri, ma c’era Eusebio Dalì, uomo legato a Gianfranco Miccicché e intercettato mentre diceva che l’Ast era diventata l’ufficio di collocamento di Forza Italia. Soprattutto è rimasto il direttore generale Ugo Andrea Fiduccia.