Ast, i conti sballati e quel messaggio beffa a Musumeci Live Sicilia

Ast, ‘carte false’ per fare quadrare i conti: ‘Caro Nello ti scrivo’

Agli atti dell'inchiesta c'è anche un messaggio inviato al presidente della Regione

PALERMO – Il bilancio dell’Ast andava approvato. Chiudendo non uno, ma entrambi gli occhi sulle irregolarità. Altrimenti saltava tutto: stipendi, parcelle, assunzioni. Solo che, così emerge dalle intercettazioni disposte dalla Procura di Palermo, sarebbero state fatte carte false per fare credere a tutti che i conti erano in regola.

A cominciare dal governatore Nello Musumeci a cui, una sera del 2019, il presidente Gaetano Tafuri inviò un messaggio auto celebrativo. Il testo è agli atti dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis. Un’operazione di facciata per mostrarsi efficiente agli occhi di Musumeci che un anno prima aveva scelto Tafuri per guidare l’Ast.

Nel 2019 Felice Genovese, pure lui indagato, divenne il revisore contabile dell’Azienda, rispondendo a un bando. Parcella da 42.000 più Iva. In realtà avrebbe dovuto vincere un altro concorrente, ma fu trovato un escamotage per annullare la gara, inventandosi una errore nella domanda. È così la scelta cadde sul commercialista Genovese. Sarebbe stato il tassello chiave di un piano ben preciso con l’obiettivo di mettere a posto i conti e farli apparire diversi da quelli reali.

Le microspie dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno intercettato frasi del tipo: “Ci possiamo inventare un poco di minchiate… perché il bilancio è male combinato”. Per sdebitarsi Genovese avrebbe chiuso entrambi gli occhi sulle irregolarità.

Era lo stesso direttore generale Andrea Ugo Fiduccia a spiegare a Genovese che “tu si l’ultimo”. L’incarico non spettava a lui, ma con Tafuri aveva discusso della necessità di avere “un amico” in quel posto chiave.

Bisognava approvare in fretta i bilanci di tre anni sia per non fare “brutta figura” con il socio unico, la Regione, sia “perché c’è la banca che non ci rinnova il prestito”. Servivano “acrobazie”, ammetteva Fiduccia.

Genovese sapeva che l’approvazione del bilancio era “forzatissima”, perché piena di “criticità, movimenti non contabilizzati”. Le sue parole suonavano come una confessione: “Se fossimo stati una situazione in cui non c’era… mancava questo rapporto… se fossimo stati un’azienda settica allora quello era un bilancio che non poteva manco passare da un controllo… ci sono alcune situazioni che se le vede un tecnico chiaramente dico salterebbe dalla sedia… il bilancio non è la fotografia di quelle che sono le scritture contabili di alcuni conti”.

Si arrivò all’approvazione e al messaggio trionfalistico inviato da Tafuri a Musumeci e che, leggendo gli atti dell’inchiesta, suona come una beffa.

Il 4 settembre 2019 alle 22:03 Tafuri scriveva via WhatsApp al presidente della Regione: “Caro Nello, oggi abbiamo approvato il bilancio 2018, ovvero il terzo in 13 mesi. Visto che prima della mia nomina eravamo fermi al 2015. Purtroppo scontiamo una massa debitoria proveniente dal passato esagerata. Ma in soli cinque mesi abbiamo tagliato spese per 3,2 milioni, misure che proiettate nel 2019 saranno nettamente aumentate. Abbiamo investito su mezzi, tagliato sprechi, eliminato privilegi, colpito i nullafacente, gli imboscati, riorganizzato il personale delle strutture, denunciato i malfattori, riallineato le nostre partecipate. Ridotto l’esposizione debitoria, lavorato sempre onestamente. Credimi un lavoro immane, ma penso, spero, di avere mantenuto fede al mio impegno verso di te. Talvolta con qualche strafalcione, ma sempre in buona fede… non so se ho vuoi dare pubblicità tutto questo, io finché lo vorrai continuo a lavorare per il bene dell’azienda e della Regione. Un caro saluto”.


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