PALERMO – Tutto nasce da quell’esposto-denuncia, presentato in Procura il 6 luglio 2016. In quel dettagliato report, la dirigente regionale Dorotea Maria Piazza annotava anomalie e pressioni, favoritismi e influenze. Il “sistema”, insomma, che puntava secondo l’accusa, a favorire gli imprenditori privati della Ustica Lines guidata da Ettore Morace.
E sulla Piazza, raccontano gli inquirenti nelle carte dell’inchiesta, sono piovute reazioni di ogni tipo. A cominciare dalle parole del deputato regionale Mimmo Fazio, finito ieri agli arresti: “La pagherete cara… questione di tempo ma la pagherete cara”. Del resto, fu proprio quella dirigente ad annullare in autotutela il bando che era stato predisposto dal dirigente che aveva ricoperto lo stesso incarico prima di lei: Salvatrice Severino, finita sotto indagine. Quel bando, pubblicato nel febbraio del 2014, infatti, stano alle risultanze dell’inchiesta, era stato “ritagliato” su misura per la Ustica Lines. Con un danno economico per la Regione.
Dopo quell’annullamento, si attivano tutti. Politici vicini agli imprenditori interessati all’affidamento, uomini di fiducia degli assessori, leader di partito pronti persino a intervenire per stoppare consulenze sgradite, sottosegretari impegnati in interventi a favore di quei privati. Tutto, però, salta fuori da lì. Da quell’esposto, dettagliato e circostanziato. Che avvierà una collaborazione con la Procura e consentirà di far emergere altri fatti, altre circostanze, anche grazie alle intercettazioni ambientali consentite proprio dalla scelta della dirigente. Non a caso, il comandante provinciale dei Carabinieri di Palermo, Antonio Di Stasio ha voluto sottolineare il senso del dovere della burocrate che ha deciso di aprire uno squarcio sulla vita amministrativa della Regione. Anche a costo di subire reazioni e pressioni di ogni tipo.
Appena insediatasi dell’ufficio dell’assessorato alle Infrastrutture che si occupa di trasporto marittimo, a metà del 2014, infatti, la Piazza avvia una rivisitazione dei bandi già espletati. E decide di annullare in autotutela quello destinato ai servizi di trasporto per le Egadi e per le Eolie, garantiti dalla ditta vincitrice, ossia la Ustica Lines. Il motivo dell’annullamento, spiegano gli inquirenti, era legato a una serie di errori di calcolo che avrebbero prodotto un vantaggio patrimoniale per le ditte e un danno alle casse pubbliche. Non solo. Le somme da assicurare per il servizio sarebbero state calibrate “con riguardo – spiegano i pubblici ministeri – proprio alle specifiche dotazioni in uso ad uno dei due vettori partecipanti non a caso quello poi rivelatosi vincitore”. Insomma, un bando ritagliato sulla Ustica Lines. “Nella sostanza – proseguono gli inquirenti – ha evidenziato la dirigente come l’amministrazione nella persona del suo predecessore nella carica di Rup delle procedure di gara dottoressa Salvatrice Severino fosse incorsa in un inspiegabile macroscopico errore nell’applicazione degli estimi navali forniti nel 2013 dal Ministero dei Trasporti conteggiando doppiamente voci di costo già incluse e prese in considerazione”. Per gli inquirenti, però, dietro l’errore potrebbe esserci anche altro.
Ma contro quella scelta di annullare il bando, nell’interesse delle casse pubbliche, si metterà in moto una macchina. Che giungerà a coinvolgere persino l’ex presidente e l’attuale guida del Consiglio di giustizia amministrativa, spiega l’accusa, con l’intento di giungere a un esito favorevole in occasione dell’appello.
E di questa circostanza, ad esempio, parlerà il segretario particolare dell’assessore Pistorio, ossia Giuseppe Montalto, anche lui finito agli arresti e una delle figure più attive, stando all’accusa, nel cucire i rapporti tra i Morace e le istituzioni pubbliche. Il ricorso degli imprenditori, che prima avevano avvicinato Raffaele De Lipsis, ex presidente del Cga, verrà notificato all’assessorato ed Ettore Morace commenterà così la notizia col padre Vittorio: “Oggi la signora è incazzatissima… perché alle nove del mattino gli è arrivata la notifica del ricorso che abbiamo fatto sulla causa grossa…”.
Ma oltre alla “causa grossa” c’erano anche altri motivi di frizione tra imprenditori, politici e dirigenti cointeressati alle attività della Ustica Lines e la burocrate. Tra questi, la decisione della Piazza di ridurre alcune rotte con le Egadi, considerate poco redditizie per la Regione. Le tensioni esplodono nel corso di una riunione convocata dalla stessa Piazza in assessorato, sia con i sindaci delle isole che con gli armatori. A quella riunione parteciperanno poi anche il segretario particolare e il capo di gabinetto di Pistorio, ossia Giuseppe Montalto e Mario La Rocca. Al centro della questione, la necessità di assicurare alcune tratte invernali per Ustica, Lampedusa e Linosa.
Così, iniziano le manovre per “accontentare” Morace. “Prima del termine della riunione – annotano gli inquirenti che stavano ascoltando la riunione tramite l’apparecchiatura che avevano fornito alla dirigente – La Rocca si avvicinava alla Piazza e in disparte le prospettava la possibilità di reperire altri fondi e accontentare le richieste di Morace. La dirigente – proseguono gli inquirenti – in maniera categorica replicava al suo interlocutore che non era disposta ad avallare alcuna procedura di emergenza nè a procedere ad eventuali estensioni che riteneva assolutamente contra legem”.
Ma in quella occasione, la dirigente manifesta a La Rocca anche la sua preoccupazione: “Voi in questa maniera – dice – mi mettete crocifissa. Perché se loro sanno che ci sono soldi nel capitolo e io non li uso io sarò oggetto di crocifissione, te ne rendi conto”. Il giorno dopo, sarà anche il dirigente generale delle Infrastrutture Fulvio Bellomo, che era in precedenza però stato il burocrate che insieme alla Piazza aveva bloccato il contestato bando per l’affidamento del servizio di trasporto marittimo e che aveva avallato e sostenuto le scelte della burocrate, a contattare la dirigente, affermando, riportano gli inquirenti, che “Morace si sarebbe accontentato di ulteriori 3 milioni”. Una frase che provoca “nuovamente la netta reazione di contrarietà da parte della donna”. Una donna che lo stesso Morace definirà anche una “cessa”. Solo l’ultima delle conseguenze di quell’operato che spinge la stessa burocrate, in uno sfogo col sindaco di Ustica Attilio Licciardi, ad ammettere: “A me verrebbe più liscio fare come in passato, no? Mi sarei tolta da tanti problemi”. E invece, la dirigente ha detto basta. E da lì, è iniziato tutto.