PALERMO – Chissà se basterà per evitare lo scontro istituzionale. Finora ci sono state solo frizioni. Il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, fa visita al procuratore di Palermo, Francesco Messineo, e all’aggiunto Leonardo Agueci e ribadisce il “massimo della collaborazione” nell’inchiesta sulle spese dei gruppi parlamentari.
Al centro dell’incontro, fissato nel pomeriggio per evitare la presenza dei cronisti, era inevitabile che finissero anche le indagini sui presunti sprechi della politica. O meglio, l’acquisizione da parte dei pubblici ministeri della documentazione negli uffici dell’Ars. Da qualche settimana il lavoro dei finanzieri del Nucleo di polizia tributaria non procede più spedito. Nelle stanze di Palazzo dei Normanni qualcuno avrebbe provato a mettere dei paletti, sotto forma di invito alla magistratura ad avanzare richieste più specifiche. Quasi a volere richiamare l’inviolabilità del tempio della politica regionale. Da qui l’esigenza dei magistrati di parlarne con il presidente Ardizzone che sull’incontro di oggi precisa che si è trattato di “una visita istituzionale, già da tempo programmata” e da lui voluta.
Impressioni degli investigatori oppure è davvero finita la stagione della collaborazione? Ardizzone, proprio come aveva fatto il suo predecessore Francesco Cascio, ha voluto confermare la piena disponibilità ad agevolare il lavoro coordinato dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci. Una cosa è l’ufficio di presidenza dell’Ars, un’altra i gruppi parlamentari con cui, già in passato, c’erano stati momenti di tensione. Soprattutto quando l’inchiesta prese le mosse nel settembre scorso sulla scia dell’indignazione sullo sperpero di denaro pubblico nei palazzi del potere romano.
In un primo momento i gruppi parlamentari manifestarono una certa volontà a chiudersi a riccio. Poi, capirono che i finanzieri erano pronti ad un blitz in grande stile e le porte del Parlamento regionale si aprirono. Quindi, arrivò il gesto di apertura dell’ex presidente Cascio che si presentò in Procura portandosi dietro una sfilza di documenti. La presidenza garantiva la massima collaborazione nel rispetto delle guarentigie istituzionali. E così si è andati avanti fino alle settimane scorse, quando sono ricominciate le visite dei finanzieri e sono tornate pure le frizioni.
Il lavoro degli investigatori prosegue. E ci vuole tempo. Basti pensare l’Assemblea di Palazzo dei Normanni è il consiglio regionale con il budget più alto d’Italia: 170 milioni di euro, di cui quasi tredici all’anno erano destinati ai gruppi. Tre i capitoli di spesa: personale, funzionamento e portaborse. Ogni deputato costa alla collettività circa 15 mila euro al mese, senza contare spese di viaggio e cariche aggiuntive. Sulla base del bilancio di previsione 2013, presentato dal consiglio di presidenza guidato proprio da Giovanni Ardizzone, sono previsto tagli per undici milioni di euro, di cui la metà riguardano proprio i fondi dei gruppi.
Sotto inchiesta sono finite le spese di Udc, Pd, Pid e Mpa, Pdl, Mps, Fli, Grande Sud e Gruppo Misto. È la fotografia di una rappresentanza parlamentare stravolta dalle recenti elezioni. Molti dei gruppi esistenti appena pochi mesi fa non ci sono più. Le spese, alcune “ingiustificate”, però, sarebbero rimaste.