CATANIA – La Procura di Catania ha fatto notificare un avviso di conclusione indagini per undici indagati, per falsità ideologica commessa da un privato in atto pubblico, nell’ambito dell’inchiesta sulla costituzione della nuova Camera di commercio della Sicilia Orientale. E’ quanto emerge dalla richiesta di archiviazione – si legge in una agenzia Ansa – presentata al Gip delle posizioni del commissario ad acta, Alfio Pagliaro, e di due suoi collaboratori dirigenti dell’Ente: Giovanni Brafa Musicoro e Stefano Alì. Al centro delle indagini, presunte false attestazioni – la Procura ne contesta 81 – di autocertificazioni prodotte da organizzazioni imprenditoriali per l’assegnazione dei seggi consiliari nell’organismo camerale.
Nella richiesta di archiviazione avanzata al Gip, firmata dal procuratore Carmelo Zuccaro e dai sostituti Andrea Ursino e Monia Di Marco, emerge anche che è stata disposta l’iscrizione di un fascicolo separato per approfondimenti su “talune irregolarità evidenziate dall’indagato Alfio Pagliaro” in una sua memoria difensiva. Sono state stralciate le posizioni di altri cinque indagati perché “sono in corso accertamenti sulle modalità di deposito in via telematica dei bilanci delle imprese”. Per questa parte dell’inchiesta la Procura di Catania ha già conferito un incarico di consulenza tecnica. Il fascicolo era stato aperto dopo denunce di diverse associazioni di categoria. Sono rappresentate dagli avvocati Antonio Fiumefreddo, Attilio Floresta, Francesco Silluzzo e Ruggero Razza che hanno annunciato opposizione alla richiesta di archiviazione.
I NOMI. Gli avvisi di conclusione indagine per falso ideologico sono stati emessi per Alessio Lattuca, rappresentante dell’associazione ‘ConfimpresaEuromed’ (contestati 29 presunti falsi); Gino Sciotto, della Federazione provinciale Fapi Catania (11); Davide Raccuglia, della Confederazione italiana degli esercenti e commercianti (Cidec) di Siracusa (7); Riccardo Galimberti, di Confcommercio-Imprese per l’Italia con sede a Catania (14); Filippo Guzzardi, di Confesercenti Catania (6); Giuseppe Giglio di Unsic Catania (2); Giovanni Selvaggi di Confagricoltura Catania (2); Riccardo Santamaria di Confesercenti Ragusa (2); Massimo Franco di Confagricoltura Siracusa (1); Giuseppe Bulla di Transfrigoruote Italia Assotir (6); e Giovanni Sebastiano Rinzivillo dell’associazione Fai Catania (1). Nella richiesta di archiviazione la Procura di Catania richiama il provvedimento con il quale il Gip Marina Rizza, il 23 luglio del 2016, ha rigettato una richiesta dei Pm del sequestro preventivo di tutta la documentazione depositata all’assessorato regionale all’Attività produttive relativa alla nuova Camera di commercio della Sicilia orientale. “Fermo restando il rilievo penale delle false attestazioni nelle autocertificazioni prodotte dalle organizzazioni imprenditoriali ai fini dell’assegnazione dei seggi consiliari – ha scritto tra l’altro il Gip – non si comprende come e perché il fatto così come descritto sarebbe imputabile al Pagliaro, non essendo stato offerto alcun elemento indiziario dal quale poter desumere che costui abbia concorso nella detta illecita condotta sub specie di contributo morale o materiale”. Secondo il Gip, inoltre, sarebbe emerso che “le false attestazioni non abbiano in concreto influito sulla regolarità degli esiti della procedura di assegnazione dei seggi, per l’intervenuta rinunzia delle organizzazioni responsabili delle stesse e per l’intervenuta estensione dei controlli a campione”.
Nell’ambito dello stesso faldone principale, si evince dalla richiesta di archiviazione della Procura di Catania che il 27 giugno scorso sono state separate le posizioni di altri cinque indagati – Silvia Rifici, Fabio De Vivo, Marinella Grasso, Natascia Pesce e Anna Cherubino – perché sono in corso indagini sul deposito telematico dei bilanci delle imprese. Inoltre la Procura ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sulla nomina di Ornella Laneri come Amministratore Delegato della Sac, Società di Gestione dello Scalo Aeroportuale. (Fonte ANSA).
LE REPLICHE. “Abbiamo piena fiducia nella magistratura e siamo certi di poter dimostrare la correttezza del nostro operato”, lo afferma il presidente di Confagricoltura Catania Giovanni Selvaggi in merito all’avviso di conclusione delle indagini per falso ideologico ricevuto oggi. “Presenteremo ai magistrati tutta la documentazione che ci riguarda e che attesta l’iscrizione alla nostra confederazione delle due aziende per le quali siamo stati chiamati in causa.
La nota delle associazioni dell’artigianato, della cooperazione e della piccola impresa del sud est della Sicilia. Apprendiamo che la Procura della Repubblica di Catania ha provveduto a notificare l’avviso di conclusione delle indagini relative alla costituzione della Camera di Commercio di Catania, Ragusa e Siracusa con l’accusa di falso, per i rappresentanti legali di altrettante associazioni di categoria appartenenti al raggruppamento dato per vincente. L’irregolarità della procedura è stata quindi sancita e certificata dalla magistratura che ha accertato la presenza di false iscrizioni di imprese dichiarate da diverse associazioni. È crollato quindi un castello costruito su macroscopiche irregolarità. Abbiamo sempre sostenuto la nostra fiducia nella magistratura, certi che le gravi criticità che avevamo riscontrato sarebbero state confermate e ampliate da indagini serie e rigorose. E alla magistratura va in tal senso il nostro ringraziamento anche a nome delle imprese del nostro territorio. Non c’è tuttavia da gioire, perché le accuse di comportamenti così spregiudicati non sono una buona notizia. Il mondo delle associazioni di impresa, e con esse quello delle istituzioni camerali, anche per le giuste e condivisibili posizioni spesso assunte a sostegno della legalità, dovrebbe essere da esempio nella applicazione di modelli di trasparenza e rettitudine. E così pare adesso assodato che non sia stato. È stata quindi persa credibilità che sarà dura da recuperare. È necessario adesso un intervento immediato del Presidente della Regione Crocetta e del Ministero dell’Economia. Mise e Regione non perdano quindi altro tempo e procedano senza indugio ad annullare la procedura e riavviare il percorso con regole e procedure che garantiscano rigore e trasparenza. Del resto la proposta di revoca è stata già avanzata dal Presidente Crocetta, che si è sempre dichiarato attento alla legalità, anche allo scopo di cogliere le istanze del territorio e le opportunità della riforma Madia. Il rammarico è che si siano persi oltre due anni di tempo. Adesso è quindi tempo di recuperare. Alle associazioni di categoria spetta il compito di riannodare i fili del dialogo intorno ad una nuova progettualità che superi le divisioni attuali intorno a candidature nuove capaci di unire piuttosto che continuare a dividere. In merito alla richiesta di archiviazione del responsabile del procedimento, riteniamo che se i falsi sono stati accertati c’e una evidente responsabilità oggettiva, quanto meno sul piano amministrativo. Era infatti il commissario che avrebbe dovuto accettare la regolarità dei dati dichiarati dalle singole associazioni. Per di più di fronte a denunce puntuali che avrebbero richiesto approfondimenti mirati, non la costruzione di muri a difesa di una procedura che faceva acqua da tutte le parti. Ed in tal senso non possiamo non ricordare che fin dal primo momento abbiamo sostenuto che il sistema dei controlli attuato dal commissario era fallace e inadeguato a garantire verifiche serie e rigorose. E i fatti ci hanno dato pienamente ragione. Per queste ragioni valuteremo con i nostri legali l’opportunità di opporci alla richiesta di archiviazione. Perché riteniamo che l’alterazione della procedura sia macroscopica. In ogni caso noi crediamo peraltro che vadano ancora messi in luce i motivi reali per i quali tutto questo è avvenuto. Per quanto importante la conquista di una camera di commercio non crediamo possa da sola giustificare condotte così spregiudicate.

