Bimbo travolto dalla porta di calcio, il dolore del fratello di Gabriele

“Il terribile dolore per mio fratello, non si può morire giocando”

Un altro incidente provocato dal crollo di una porta di calcio. Daniele Conigliaro racconta il suo dolore

“Una notizia che non avrei voluto leggere. Io e la mia famiglia abbiamo rivissuto in un attimo quello che è successo tre anni fa. Un incubo con cui conviviamo ormai da allora”. Daniele Conigliaro è il fratello di Gabriele, il bambino di 12 anni morto a Carini, nel luglio del 2021, dopo essere stato travolto dalla porta di un campo di calcetto. La tragedia è avvenuta all’interno del parco giochi comunale di contrada Sofia e torna inevitabilmente alla mente in questi giorni: un altro bambino è infatti rimasto coinvolto in un incidente simile a Torino ed è adesso ricoverato in condizioni gravissime.

Un altro incidente in Sardegna

A metà settembre di quest’anno, un altro bimbo di dieci anni è rimasto ucciso a Ozieri, in provincia di Sassari: anche in questo caso, il piccolo è stato colpito dalla porta di calcio del campetto in cui stava giocando. “Episodi del genere continuano a ripetersi – dice Daniele – e a provocare morte e dolore. Per noi che viviamo in prima persona le conseguenze di quello che è successo a Gabriele è straziante notare che non vengono presi provvedimenti”.

Momenti di gioia e spensieratezza spazzati via dalla tragedia. Morire o rimanere gravemente feriti giocando, nell’età in cui tirare calci a un pallone insieme agli amici, riempie i pomeriggi di tanti bambini. “Perdere la vita mentre si gioca non è possibile. Quel giorno nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa sarebbe accaduto – racconta -, eravamo tutti tranquilli. Gabriele aveva detto a mia madre che sarebbe andato in quel parco con alcuni compagni. Lei gli aveva pure dato dei soldi per comprare un gelato e divertirsi. E’ successo l’imprevedibile e ha avuto inizio il nostro calvario”.

La porta a cui Gabriele si sarebbe aggrappato, infatti, non sarebbe stata ancorata al suolo. E’ ciò che sarebbe emerso durante le indagini eseguite dopo la tragedia per la quale sono stati rinviati a giudizio il sindaco di Carini Giovì Monteleone e il vicesindaco Salvatore Badalamenti. Secondo l’accusa, l’operato della società sportiva che aveva installato le porte di calcio, dietro autorizzazione dell’amministrazione comunale, non fu mai verificato dai tecnici dell’ente pubblico.

“Ci affidiamo alla giustizia”

“Noi siamo fiduciosi – prosegue – e ci auguriamo mio fratello abbia giustizia. Ma le cose devono cambiare. Serve maggiore manutenzione negli spazi frequentati da bambini e ragazzi, non si può agire con superficialità. Per noi è davvero dura, ogni volta, sapere che si verificano ancora incidenti del genere, perché vorremmo che ciò che è successo a Gabriele non accadesse a nessun altro. Ci facciamo forza grazie alla comunità, da allora tutta Carini ci fa sentire la sua vicinanza e tuttora c’è chi non riesce a trattenere le lacrime pensando a mio fratello”.

Nel frattempo, nell’area in cui Gabriele ha perso la vita, la famiglia ha collocato una grande foto del bambino per ricordarlo. “Ho posizionato lì anche alcune piante – aggiunge Daniele – me ne prendo cura io. Per noi è molto doloroso tornare in quel parco, proviamo sempre un grande senso di incredulità. Ma vogliamo che Gabriele non sia mai dimenticato, anche nel luogo in cui era andato per divertirsi e dal quale non è più tornato”.


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