E adesso si scopre che forse, la gestione dell’informatica alla Regione poteva costare quattro volte di meno. Questo concetto è stato, in pratica, messo nero su bianco oggi in Commissione bilancio all’Ars, dove è stato sentito il commissario liquidatore di Sicilia e-Servizi Antonio Francesco Vitale, che ha illustrato i prossimi passi in vista dell’abolizione dell’ente.
E il futuro dell’informatica siciliana potrebbe consistere, alla fine, a un “ritorno al passato”. All’internalizzazione del servizio, insomma, che potrebbe far scendere i costi dai 16 ai 4 milioni di euro l’anno. Niente male. Forse qualcuno poteva anche pensarci prima.
Ma restano ancora in sospeso le vicende riguardanti i crediti e i debiti tra la Regione e il socio privato (le società Accenture ed Engineering). Una somma ingente. “È stato istituito – spiega il presidente della commissione Bilancio Riccardo Savona – un tavolo tecnico-legale che sta verificando sia la legittimità degli affidamenti avviati dal socio privato, che quali progetti siano stati realmente realizzati. In tal senso – ha aggiunto – sarà certamente determinante accertare i reali debiti e crediti che la parte pubblica detiene nei confronti di Sicilia e-Servizi Venture, per un ammontare complessivo di 150 milioni di euro. Una volta conclusa la fase di accertamento, saranno vagliate diverse soluzioni ai fini di un’adeguata valorizzazione del patrimonio informatico esistente”.
E in effetti, non più tardi di sei mesi fa, la Regione siciliana s’era vista presentare una richiesta di “risarcimento” da 70 milioni di euro proprio dal socio privato. “Si tratta – spiegava i primi giorni del 2012 il vicepresidente esecutivo di Engineering, Rosario Amodeo – di spese per servizi erogati e non ancora pagati”. E in quel caso, l’azienda aveva comunque scelto la via dell’arbitrato “per evitare di andare in tribunale”. Ma quei crediti non hanno mai convinto a fondo molti deputati dell’Ars e lo stesso governo. Il Pdl, ad esempio, ha più volte puntato l’indice contro la pretesa di quella somma: “Sicilia e-Servizi ha portato avanti progetti che nessuno aveva chiesto”, avevano replicato, in sintesi, molti parlamentari azzurri.
Senza dimenticare che nei mesi scorsi, l’Assemblea regionale ha presentato la relazione finale della commissione d’indagine sulla società dell’informatica. Un’indagine che ha rilevato, ad esempio, l’abuso di stipendi “illegittimi” soprattutto per i dirigenti. Tutto questo mentre un gruppo di dipendenti veniva accompagnato alla porta allo scadere del contratto. Tutti ingegneri informatici, con stipendi-medi e formati dal socio privato proprio nell’ottica di fornire queste professionalità alla Regione, dopo il periodo di “addestramento” e con la conseguente fuoriuscita del privato dalla compagine societaria (dove deteneva il 49% delle quote). “Ci hanno buttato fori, come se fossimo noi il vero costo per l’azienda”, protestavano molti di loro, prima di annunciare ricorsi e contenziosi.
Adesso, forse, anche per loro si apre uno spiraglio. Quasi inaspettato. “La Regione – annuncia Savona – potrebbe predisporre le procedure di acquisizione diretta della gestione del servizio in capo all’amministrazione, ed il trasferimento del personale specializzato, già formato, con una riduzione dei costi di gestione di oltre 80%: si passerebbe di fatti – aggiunge il presidente della Commissione bilancio – dagli attuali 16 milioni a circa 4 milioni di euro l’anno, determinata da minori spese sulla gestione e conduzione della società, al momento affidata al socio privato. Si potrebbe altresì avviare la remissione in bonis della società o ancora la trasmissione del ramo d’azienda alla Regione ”. E comunque, forse, a queste soluzioni si poteva pensare anche un po’ prima.