Rivendica la “libertà di espressione delle opinioni e il diritto di critica rispetto a qualunque sentenza, fermo restando che la critica non deve trasformarsi in attacchi personali e insulti ai magistrati”. Non ha alcuna intenzione di fare dietro-front Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo che sostenne l’accusa al processo per concorso esterno in associazione mafiosa al senatore del Pdl Marcello Dell’Utri. Ingroia nei giorni scorsi é stato protagonista di dure prese di posizione contro la requisitoria del pg della Cassazione che ha chiesto l’annullamento con rinvio della sentenza di condanna del politico.
Le parole del pm hanno scatenato una serie di polemiche e sulle valutazioni del sostituto procuratore generale Francesco Iacoviello, che ha espresso pesanti riserve sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa, si è aperto un dibattito. Tanto che oggi Vitaliano Esposito, procuratore generale della Cassazione, al Plenum del Csm ha parlato di “vilipendio” del suo sostituto che ha definito “uno dei migliori magistrati”. “Non mi pare – ha detto Ingroia ribattendo alle parole del procuratore generale – che i magistrati in questo caso siano andati oltre al diritto di critica. Mi aspetterei, però, che come giustamente ha difeso Iacoviello da attacchi personali, Esposito faccia lo stesso per me e per gli altri magistrati in casi analoghi”.
A sostegno del sostituto della Cassazione si sono espressi anche alcuni componenti del Csm intervenuti oggi al Plenum, anche se le mailing-list delle varie correnti delle toghe non sono affatto unanimi nel difendere Iacoviello e le sue valutazioni sul concorso nell’associazione mafiosa. Un dibattito in cui interviene anche il pm Nino Di Matteo, presidente della giunta distrettuale palermitana dell’Anm: “Prendo atto di quanto dichiarato da Esposito – dice – e dal Csm, ma dopo avere letto la requisitoria di Iacoviello rimango dell’idea che le sue affermazioni sul fatto che il concorso esterno sarebbe un reato a cui non crede più nessuno, oltre a riportare indietro di 30 anni le lancette dell’orologio della lotta alla mafia, appaiono gravi perché delegittimano in partenza numerosissime indagini e processi in tutta Italia e perfino sentenze passate in giudicato che condannati stanno scontando in carcere”.
Sia Ingroia che Di Matteo, nei giorni scorsi, avevano parlato di “tradimento dell’insegnamento di Falcone e Borsellino”. Oggi il pg ha stigmatizzato l’evocazione dei due magistrati uccisi. Affermazione che non è piaciuta a Ingroia: “Ogni tanto stabilire la verità dei fatti è utile. In questi anni troppo spesso gli insegnamenti di Falcone sono stati dimenticati”