“Ingroia non fa entrare la Regione” | Salta l’ispezione a Sicilia e-servizi - Live Sicilia

“Ingroia non fa entrare la Regione” | Salta l’ispezione a Sicilia e-servizi

Il “caso” nella requisitoria del Procuratore Zingale. L'ex pm replica: "Tutto falso"

Corte dei conti
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PALERMO – “L’amministratore unico ha vietato agli uffici della società di consentire l’accesso ai funzionari regionali”. La società è Sicilia e-servizi. L’amministratore unico è Antonio Ingroia. Il Procuratore generale della Corte dei conti svela il “caso” durante la requisitoria sul giudizio di parifica del bilancio regionale. Secondo Pino Zingale, l’ex pm avrebbe vietato una ispezione ai funzionari dell’assessorato all’Economia. Un fatto che è stato anche riferito al presidente della Regione Rosario Crocetta, che “non ha assunto alcuna consequenziale iniziativa”.

Un fatto indicativo, secondo la Corte dei conti, della necessità di controlli più stringenti nelle società partecipate e anche dell’istituzione di una Sezione di controllo della Corte “sugli enti ai quali la Regione contribuisce in via ordinaria, analogamente a quanto previsto per lo Stato”.

L’ispezione nasceva dalla necessità di verificare “talune presunte irregolarità gestionali” nella società dell’informatica regionale. Una ispezione “che non ha avuto esito” a causa dell’alt di Ingroia. Ma anche del silenzio del governatore Crocetta. Che, lo sottolinea il Procuratore, una volta venuto a conoscenza dei fatti, ha deciso di non agire. In controtendenza, a pensarci bene, con tante prese di posizione in questi anni del presidente della Regione contro presunti casi di malaffare e di “manciugghia”.

Il passaggio del Procuratore Zingale è contenuto nella parte della requisitoria dedicata alle società partecipate regionali. Mega-aziende che costano 257 milioni di euro l’anno, “al netto – si legge nell’atto d’accusa – dei costi per consulenze e rapporti atipici e senza considerare le società in liquidazione”. Costi dovuti al personale, sterminato, delle aziende regionali: “Costantemente superiore a 7 mila unità”, scrive Zingale.

Dati che non si differenziano molto da quelli del passato. E che vengono citati non solo nella requisitoria del Procuratore, ma anche nella relazione delle sezioni riunite presiedute da Maurizio Graffeo, relatore Giovanni Di Pietro, dove si fa riferimento al fatto che questi lavoratori “sono distribuiti pressoché interamente (90 per cento) nelle principali società a partecipazione pubblica totalitaria, i cui ricavi derivano principalmente da corrispettivi dei soci pubblici”. E anche qui torna l’azienda guidata da Ingroia: “Merita, al riguardo – scrivono le Sezioni riunite – di essere segnalato l’anomalo incremento del personale a tempo indeterminato della società Sicilia e Servizi spa (ora Sicilia Digitale spa)”. Sullo sfondo, i sistemi di controllo colabrodo della Regione. E quel “caso”, in cui l’ispezione, secondo la Procura della Corte dei conti, non è andata a buon fine perché Ingroia ha detto “no”: la Regione, socio unico della società, lì non può entrare.

La replica di Ingroia

“Quanto pubblicato da alcuni organi di stampa è clamorosamente falso. Nessuna ispezione da parte di funzionari della Regione è stata mai impedita da me (che non sono mai stato presente ad “ispezioni” di funzionari regionali, e quindi non potevo impedire un bel nulla), né da altro personale di Sicilia Digitale”. Lo afferma l’amministratore unico di Sicilia Digitale, ex Sicilia e-Servizi, Antonio Ingroia, che aggiunge: “Ci mancherebbe che il socio unico della società che amministra non possa e non debba esercitare il proprio diritto di controllo, tanto che ogni atto che ci è stato richiesto è stato sempre, come dovuto, trasmesso e messo a disposizione degli uffici della Regione competenti. Ritengo grave il fatto, se fosse vero quanto ho letto, e cioè che in un documento istituzionale, quale la relazione-requisitoria sul giudizio di parificazione da parte del Procuratore Generale della Corte dei Conti, sia entrata a farne parte una circostanza non vera. Se così fosse, significherebbe che un pubblico funzionario ha comunicato circostanze false alla Corte dei Conti, e di questo dovrà risponderne. Nell’unica cosiddetta ‘ispezione’ verificatasi presso la sede della società, avvenuta per altro in mia assenza, mi è stato riferito che è stata consegnata al funzionario intervenuto la copia della PEC con la quale alcuni giorni prima della ‘visita’ gli atti da lui richiesti erano stati già trasmessi. Evidentemente quest’ultimo, dimostrando una grave negligenza, di cui dovrebbe rispondere, non si è curato, né prima né dopo la ‘visita’, di acquisire i documenti che gli erano stati regolarmente trasmessi ed ha perciò attestato e comunicato il falso, e cioè che tali atti non gli erano mai stati trasmessi, e – quel che è peggio – sfortunatamente tale circostanza, senza verifiche ulteriori, è finita in una sede solenne come gli atti relativi alla parifica del bilancio della Regione, con conseguente aggravamento del danno in pregiudizio mio e della società che amministro. Mi riservo, perciò, di tutelare nelle opportune sedi la reputazione e l’immagine mia e di Sicilia Digitale”, conclude Ingroia.


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