PALERMO – Gli interlocutori al telefono erano convinti che in campo ci fosse lui, in prima persona. E lui, Salvino Caputo, per due volte sindaco di Monreale e per quattro legislature deputato all’Ars, si limitava a ringraziare per le promesse di sostegno alle Regionali del 5 novembre. Quel ‘Caputo’ in lista era però Mario, fratello di Salvino, che in quella consultazione raccolse 2.456 voti puntando anche sulla forza del cognome di famiglia. Sui volantini elettorali, del resto, “c’era il solo cognome Caputo – ricorda il gip Stefania Gallì – senza la presenza di alcuna foto” e lo stesso ex deputato portò avanti “una massiccia campagna elettorale in prima persona presentandosi come il vero candidato”: “condotte” che secondo il giudice sarebbero “pienamente idonee a trarre in inganno il corpo elettorale”. Queste accuse, come le altre dell’inchiesta di Termini Imerese, dovranno comunque passare al vaglio del tribunale per capire se configurino dei reati o soltanto dei comportamenti censurabili sotto il profilo della morale.
“A chi abbiamo?”, chiedeva un interlocutore al telefono con Caputo il 16 ottobre. La risposta dell’ex deputato era in una sola parola: “Caputo”. E davanti all’ulteriore richiesta di conferma (“Ti presenti? Allora è tuo”) l’ex sindaco di Monreale rispondeva: “Un abbraccio di cuore…”. Stesso copione quattro giorni dopo: al telefono con Caputo c’è un interlocutore che si esprime così: “Io ho detto…noi…gli estremisti…non daremo il voto a nessuno…voteremo solo Musumeci e non daremo nessuna scelta come candidati…tranne Salvino Caputo…perchè è l’unico che io conosco”. La risposta di Caputo: “Ci tiene…che tiene al tuo mondo”. E ancora dall’altro capo del telefono: “E’ sicuramente…è della nostra pasta”. Alla fine la conferma: “Quindi…Salvino…tu hai il mio appoggio”. L’ex deputato si limita a ringraziare: “Sono veramente contento”. Tra i due anche i ricordi di una giovinezza trascorsa nelle file della destra: “Tu eri ragazzo con noi…giovanissimo…frequentavi la giovane Italia”. E ancora: “Tu ti ricordi il sacrificio dei ragazzi ad attaccare manifesti…al lavorare…tutti”. Caputo risponde: “Io a tredici anni mi sono iscritto e frequentavo voi”.
Il passato ritorna poco dopo, nella stessa telefonata, con Caputo che ricorda al suo interlocutore: “Sai…se c’è un ‘camerata’…c’è un ‘camerata’ candidato e quindi che viene dallo stesso mondo è un peccato non votarlo”. “Appunto… ecco… sei l’unico tra i vari presenti”, è la risposta dall’altro capo del telefono. Il dialogo verte poi sugli altri nomi in lista: “Tutti ex democristiani…amici di Lombardo…”, esclama l’ex sindaco di Monreale che poi chiosa: “No…niente…l’unico in questa lista è Caputo”. Il nome del vero candidato, Mario, non salta fuori neanche quando l’interlocutore rivela di avere una intenzione: “Io dirò questo…ragazzi diciamo in giro che se volete votare qualcuno che sicuramente è dei nostri…è stato Salvino Caputo…va bene?”. Dall’altra parte nessuna obiezione: “Bene…sono contento”.
Il 30 ottobre Caputo spiega al telefono le modalità di voto: “Deve segnare il simbolo Musumeci presidente…dove dentro c’è Fratelli d’Italia e Noi con Salvini…e scrivere Caputo”. Il 3 novembre il cellulare dell’ex deputato regionale squilla ancora: dall’altro capo del telefono due donne. Davanti alle rassicurazioni in vista del voto “Caputo anche questa volta – scrive il gip – si guarda bene dal rivelare l’identità del vero candidato”. Le telefonate non si fermano neanche il giorno delle votazioni: è il 5 novembre e dopo la frase “io sto lavorando per lei”, Caputo risponde: “Grazie”. Elementi che portano il gip ad affermare che il corpo elettorale è stato “tratto in inganno sulle persone realmente candidate”.