Fava: "Bianco reticente" |Il sindaco: "Evidenti amnesie" - Live Sicilia

Fava: “Bianco reticente” |Il sindaco: “Evidenti amnesie”

Il vice presidente della Commissione nazionale antimafia si rivolge direttamente al ministro Alfano, dopo la mancata risposta da parte del prefetto etneo. "Ci sorprende come le istituzioni abbiano voltato la testa di fronte a questi fatti, in un contesto come quello etneo". E accusa Bianco di aver mentito (VIDEO) Il sindaco: "Fava ha purtroppo cancellato Catania dalla sua memoria".

mafia in consiglio
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CATANIA – Questione morale e di decenza civile. Così, il deputato e vicepresidente della commissione nazionale Antimafia, Claudio Fava, ha presentato alla stampa, stamani, l’interrogazione scritta in merito alle presunte infiltrazioni mafiose al Comune di Catania, trasmessa ad Alfano, per chiedere che sia lui, in qualità di ministro dell’Interno, di agire al posto della Prefettura catanese. Che, sollecitata circa due mesi fa, non appena la relazione dell’antimafia regionale è arrivata a Roma, non ha proceduto, come da richiesta, a nominare i commissari per valutare se sussistano elementi per sciogliee il Consiglio comunale etneo. Quanto denunciato dal presidente Nello Musumeci, e arrivato fino alla Commissione nazionale, non ha al momento, almeno ufficialmente, comportato altre verifiche.

“Due mesi fa ho scritto al prefetto Federico per chiedere una Commissione di accesso sull’attività del Consiglio comunale in base a quanto scritto nella relazione – spiega Fava. Ho riferito la mia preoccupazione, segnalando posizioni delicate, in particolare quella di Riccardo Pellegrino e di Lorenzo Leone, fratello il primo di un imputato per associazione mafiosa, e il secondo di un condannato per lo stesso reato, considerati entrambi elementi di spicco legati a Mazzei e Santapaola, in due territori molto particolari, San Cristoforo e Librino”. Ragioni, per il deputato, più che sufficienti per chiedere che venisse applicato ciò che è previsto dal codice degli Enti locali, che prevede che il prefetto possa nominare commissione di accesso per valutare eventuali collegamenti diretti o indiretti. Non è motivo ostativo di elezione certamente – precisa Fava – ma, di fronte a certi dubbi, il prefetto deve intervenire”.

Mesi trascorsi invano, tanto da spingere fava a rivolgersi direttamente al titolare del Viminale, “perché sia lui ad assumere questa podestà e agire. Anche perché crediamo sia importante per la città e per l’amministrazione stessa”. Nessuna condanna a priori, evidenzia Fava che afferma più di una volta la possibilità che, dall’accesso agli atti del Consiglio, non emergano elementi per scioglierlo. “Ma non si può consentire che le istituzioni cittadini siano coperte da questi dubbi – evidenzia – e che si girino dall’altra parte, considerando il contesto catanese e il rapporto tra mafia e informazione. Ci sorprende – tuona – il silenzio con il quale è stato accolto il fatto”.

Fava parla di reticenza da parte del sindaco Bianco e della sua squadra, ricordando come il municipio di Ostia sia stato sciolto per motivi meno gravi e come i consiglieri di Castelvetrano abbiano agito di fronte al sospetto di un presunto legame – non dimostrato – tra uno dei colleghi e Cosa nostra. A Catania invece nulla. Ma il deputato va oltre, evidenziando come, in una realtà come Catania, siano ancora troppe e poco chiare le zone d’ombra su cui si dovrebbe fare chiarezza, e sulla quale dovrebbe agire in primis il sindaco. “Dopo aver ascoltato, stupiti, le parole del sindaco Bianco in Commissione a Roma, ci saremmo aspettati, un punto fermo, un’azione – aggiunge il deputato. Il primo cittadino, due mesi fa, disse che se ci fosse stato un problema penale o morale sarebbe intervenuto. Io credo che il problema morale ci sia e che nessuno stia intervenendo. Ci saremmo aspettati che la vicenda non si fosse chiusa con una serie di non sapevo ma con un gesto, una parola, che manifestasse attenzione e preoccupazione”.

Attenzione che mancherebbe anche da parte di chi, secondo Fava e non solo, avrebbe il maggior interesse a tutelare il comune e l’assemblea civica. “E invece – prosegue Fava – non ci hanno concesso una sala a Palazzo degli Elefanti, rispondendo alla nostra richiesta che occorreva un preavviso di trenta giorni e il pagamento di una somma”.

Ed è la mancata presa di posizione da parte dell’amministrazione che Fava guarda con altrettanto stupore, soprattutto alla luce anche delle vicende giudiziarie che stanno investendo gli imprenditori etnei e soprattutto della telefonata intercettata con Mario Ciancio sulla questione Pua, per la quale il primo cittadino è stato ascoltato in Commissione antimafia. Una audizione sulla quale il deputato nazionale si sofferma, accusando Enzo Bianco di aver mentito. “Aveva lo scopo di farci capire quali fossero le intenzioni del sindaco, non ancora sindaco, nella sua telefonata intercettata con l’editore Mario Ciancio – spiega ancora Fava. Al di là delle giustificazioni che sono state date, quello che sorprende e che ci ha più che preoccupato, un po’ offeso, è che di fronte alla contestazione che il primo cittadino stesse parlando con affabilità, con un interlocutore indagato e imputato per concorso in associazione mafiosa, la risposta è stata una serie di non sapevo e non ricordo. Naturalmente abbiamo tutto il diritto di sospettare che il sindaco Bianco abbia scelto di mentire di fronte alla Commissione antimafia – aggiunge. Una scelta politica abbastanza grave, perché ci rifiutiamo tutti di credere che nel 2013 Enzo Bianco non sapesse che dal novembre 2010 l’espressione più alta e conosciuta dell’imprenditoria di questa città fosse sotto indagine per fatti gravi”.

Il sindaco di Catania Enzo Bianco ha così commentato le dichiarazioni nei suoi confronti dell’on. Claudio Fava.

“L’on. Fava ha purtroppo cancellato Catania dalla sua memoria. Non lo abbiamo avuto al nostro fianco nelle quotidiane battaglie per la legalità che da quasi tre anni portiamo avanti, per esempio nel settore della raccolta dei rifiuti, licenziando in tronco la dirigente comunale accusata di aver favorito una ditta, ma anche impedendo la realizzazione di Parcheggi come quello di viale Sanzio o la cementificazione della Scogliera di Catania, e in mille altre maniere, compresi i protocolli e i programmi contro la corruzione. Questi sono i fatti, autentici, concreti e verificabili. Poi ci sono le chiacchiere. A proposito di memoria l’on. Fava probabilmente non ricorda che fui io stesso a chiedere di essere ascoltato dalla Commissione parlamentare antimafia di cui lui fa parte. Scorda che chiesi in maniera chiara alla magistratura di accertare se vi fossero nelle segnalazioni dell’Antimafia regionale sul Consiglio comunale di Catania dei fatti non solo penalmente ma anche moralmente rilevanti. Ma se così non fosse, allora quello sollevato sarebbe soltanto un gigantesco polverone. E dispiace che, nel sollevarlo, si sia associata anche una persona come Claudio Fava”.

 


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