“Come, direttore? Vuole parlare anche delle cose che funzionano a Palermo? Va bene…”.
Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, si mostra un filino sorpreso per l’incipit inconsueto. E quando mai qualcuno telefona a un politico, con importanti responsabilità di governo, per concentrarsi (non soltanto) sul bello e non immancabilmente sul brutto?
E che ci sia il brutto in varie forme lo sappiamo: dalla viabilità caotica, alla munnizza, ai problemi pluriennali di Mondello e delle periferie, alla violenza. Abbiamo scritto tonnellate di articoli in merito. Ma, forse, ogni tanto è utile concentrarsi sul meglio e raccontarlo, evitando di abbracciare il cinismo della rassegnazione.
Allora, sindaco…
“Comincerei senz’altro dal nostro piano di riequilibrio approvato dalla Corte dei Conti. Abbiamo lavorato per tre anni, fra l’indifferenza di tanti che non ritenevano importante questo passaggio, invece, fondamentale e la critica insistente dell’opposizione, incapace di portarlo a termine quando era maggioranza. Ora guardiamo al futuro con una consolidata serenità amministrativa”.
Si avverte nella sua voce quasi un timbro di rivalsa.
“No, rivalsa, no. Ma soddisfazione sì. Molti dimenticano dove eravamo. In un tempo relativamente breve, abbiamo dimezzato il disavanzo, migliorando le riscossioni senza fare ricorso alla tesoreria. Abbiamo avuto pure ragione sul riallineamento delle partecipate. So che il cammino da compiere, ovviamente, è ancora lungo”.
Sì, è lungo. Palermo riparte da…?
“Da elementi su cui abbiamo puntato. Alcuni stanno dando risultati, altri li daranno. Palermo è una città felice dal punto di vista digitale: siamo i primi in Italia nell’accoglienza dei nomadi digitali, cioè di quelli che scelgono dove lavorare, in base al contesto che preferiscono. L’occupazione, nel settore, cresce del sette per cento. Per attrattitività, in questo specifico campo, siamo al ventiduesimo posto nel mondo. Palermo cambia, è già cambiata, i segni non mancano…”.
Quali segni?
“I reali del Lussemburgo ci scelgono per celebrare il loro matrimonio. Murdoch jr e sua moglie festeggiano qui le nozze d’argento. Eravamo famosi solo la mafia e il degrado. Adesso, Palermo sta recuperando l’identità di punto di riferimento per cultura e bellezza”.
Tuttavia, la mafia è sempre una piaga sanguinante. Altro che il ‘ciaffico’...
“Certamente. E contro la mafia va triplicato lo sforzo. Però, mi consenta di essere fiero del percorso che unisce la tradizione e il profilo innovativo della smart city”.
Ma il livello di vivibilità percepito dal palermitano è spesso critico.
“Lo so. Conosco i problemi, dai rifiuti, alla viabilità, allo stato delle periferie, per citarne alcuni. E sono impegnatissimo su tutti i fronti. Al tempo stesso, osservo che la raccolta differenziata, con tutte le sue difficoltà, è passata dal sedici al quaranta per cento. Le strade sono oggetto di una complessiva opera di manutenzione. La nostra vocazione alla bellezza passa per la vivibilità, siamo d’accordo. E per la famosa capacità attrattiva. Infatti, la Fiera del Mediterraneo sta diventando un asset per il turismo congressuale e stiamo andando avanti sul settore cruciale dello sport, con la riqualificazione e la destagionalizzazione”.
Alle volte, però, si ha l’impressione di avere a che fare con una Palermo ingessata, nella sua classe dirigente complessiva, nei suoi intellettuali, in diversi strati della sua gente. Una comunità che stenta a diventare davvero collettiva. Come se ognuno curasse l’ambito di riferimento. Concorda, sindaco?
“Sì. Resiste una perniciosa autoreferenzialità che mescola interessi generali e particolari. Ci vorrebbe più coraggio, per intraprendere, per investire, pure nei confronti della pubblica amministrazione. Dobbiamo premiare il merito e rilanciare le nostre esperienze, con un sussulto d’orgoglio, liberandoci dalla caligine che ammorba anche la politica”.
E le periferie?
“E’ necessario entrare ancora di più nelle periferie con opere e azioni a largo raggio, per insegnare ai giovani il senso del patrimonio comune e la liberazione totale dalla schiavitù della mafia. Il Comune, su questo, c’è. Purtroppo ci sono anche i vandalismi che mortificano l’impegno”.
Parliamo di un argomento trattato di recente sul nostro giornale. Mondello, d’estate, si riempie di palermitani. Una piccola Palermo con i guai della grande: dalla malamovida, all’inciviltà, al caos..
“Ne sono consapevole e ci siamo attivati con tutti i soggetti istituzionali. C’è, indubitabilmente, un divario tra richiesta di servizi ed erogazione. Lo supereremo. Ma, anche in questo caso, la semplice lamentela non serve. Occorrono i comportamenti giusti di tutti. L’amministrazione, comunque, è preparata per l’estate”.
Una domanda, in forza, della cronaca. Cosa pensa delle consuete polemiche sul Pride di Palermo?
“Credo che un sindaco abbia il dovere di tutelare tutte le sensibilità presenti in una comunità. Spiace però vedere come manifestazioni che nascono per difendere i diritti, invece di unire, creino divisioni. Non dovrebbero avere bandiere e, invece, vengono politicizzate e strumentalizzate. Così come spiace che una manifestazione del genere venga macchiata da qualche singolo che ha il solo scopo di offendere e tutto ciò non può avere la minima giustificazione e va assolutamente stigmatizzato”.
Per concludere, sindaco Lagalla? A che punto è la notte?
“Nel punto in cui, dopo tanta fatica, stiamo cominciando a vedere il profilo di una città davvero cambiata in meglio. Ce la stiamo mettendo tutta, ma serve la collaborazione di tutti. Io sono fiducioso”.