Intervista all'esperto: "In Abruzzo | come nella Valle del Belice nel '68" - Live Sicilia

Intervista all’esperto: “In Abruzzo | come nella Valle del Belice nel ’68”

Il terremoto in Abruzzo
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Il terremoto devastante che la notte scorsa ha colpito L’Aquila radendo letteralmente al suolo alcuni paesi della provincia del capoluogo abruzzese, e costando la vita a decine di vittime, pone al centro dell’opinione pubblica una domanda: qual è il livello di sicurezza delle nostre case? E ancora, è possibile progettare un edificio indistruttibile capace di superare indenne le bordate di un sisma di queste proporzioni? Lo abbiamo chiesto a Maurizio Papia, docente di Tecnica delle costruizioni del Dipartimento di Ingegneria Strutturale Aerospaziale e Geotecnica dell’Università di Palermo, tra i maggiori esperti nella progettazione di strutture antisismiche.

Professore, innanzitutto, in base a cosa si stabilisce esattamente la potenza di un terremoto?
Esistono due scale. La Richter, che misura l’entità in ‘magnitudo’, una grandezza fisicamente rilevabile; e la Mercalli, che misura l’intensità del sisma in base ai danni che esso ha prodotto. Il problema è che la scala Richter, che dovrebbe essere più oggettiva, è in realtà influenzata dallo spostamento del terreno. La trasmissione delle onde attraverso un tipo di terreno, piuttosto che un altro, è differente. Per cui la misura non è mai un dato oggettivo.

E’ possibile fare un paragone tra il terremoto in Abruzzo e quelli accaduti in passato in Sicilia?
Il terremoto che ha colpito L’Aquila è stato leggermente meno intenso di quello verificatosi in Friuli nel ’76. Come portata direi che siamo sugli stessi livelli di quello che interessò la Valle del Belice nel 1968. E’ certamente inferiore, invece, a quello che colpì Messina nel 1908.

Il terremoto di Messina, appunto, costò la vita a migliaia di persone. Sebbene, in queste ore, il bilancio sia in triste ascesa, adesso non si parla più di tutte quelle migliaia di morti. Come lo spiega?
Sicuramente perchè a fronte di tanti edifici che non hanno retto al sisma, ci sono state tante altre costruzioni che invece hanno sopportato bene le scosse. Il maggior numero di perdite di vite umane è da collocare nelle zone più vulnerabili come i piccoli borghi e i loro centri storici, dove sono più presenti edifici costruiti prima degli anni ’60, il periodo a cui risalgono le prime norme antisismiche.

Esiste un grado di magnitudo oltre il quale un edificio non riuscirebbe comunque a reggere l’effetto del terremoto?
Sicuramente quando si parla di nono o decimo grado della scala Richter, si fa riferimento a qualcosa di devastante. E’ difficile, se non impossibile, da progettare e da realizzare un edificio totalmente indistruttibile. Inoltre non va dimenticato che il periodo di ritorno di un terremoto va dai 100 ai 300 anni, e ciò non giustificherebbe una spesa così elevata per la costruzione di una struttura studiata per sopportare un evento che ha scarse probabilità di verificarsi. Le strategie di progettazione antisismiche, piuttosto, prevedono una distribuzione dei danni. L’idea e l’obiettivo di base nella progettazione è che l’edificio sia irreparabile, ma che non crolli.

E’ possibile definire una percentuale di sicurezza degli edifici costruiti in Sicilia?
E’ una stima molto difficile da rilevare. Sicuramente dagli anni 60 in poi sono state realizzate costruzioni sempre più solide, sulla scia di una crescente diffusione della cultura antisismica. Per gli edifici precedenti gli anni 60, invece, è possibile effettuare lavori di adeguamento strutturale: un processo costantemente in atto.


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