"Io eroe? No, sono un uomo libero"| Storia di chi si è ribellato al pizzo - Live Sicilia

“Io eroe? No, sono un uomo libero”| Storia di chi si è ribellato al pizzo

Foto di archivio

Processo alla mafia della Noce. Parla l'imprenditore che denunciò gli estorsori.

PALERMO – “Certo che lo rifarei. Rifarei la denuncia in qualunque momento. Non me ne sono mai pentito e mai me ne pentirò. Oggi sono un uomo libero”. Dall’altra parte della cornetta c’è il titolare di un “compro oro” che l’anno scorso denunciò i suoi estorsori.

Al suo fianco, allora come oggi, ci sono i poliziotti della squadra mobile e gli avvocati Valerio D’Antoni e Ugo Forello, legali dello “sportello di solidarietà” della Federazione delle associazioni antiracket e antiusura italiane. “Non sono solo, credo nel lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine – aggiunge il commerciante -. Con loro il dialogo è sempre aperto. Il contatto non verrà mai meno”.

La sua è stata una “normale” scelta coraggiosa. Niente eroismo e sovraesposizione mediatica: “Non ho fatto nulla di eccezionale. L’unica strada è quella di non pagare. Denunciare significa vivere tranquilli”. Altri, invece, hanno pagato e continuano a pagare in silenzio.

Nessun tentennamento, dunque. L’imprenditore ha ripetuto per quattro volte la denuncia in tutte le fasi dell’indagine. Ha stretto i denti e atteso i tempi, mai brevi, della burocrazia. Finalmente ha avuto accesso al fondo nazionale di garanzia per le vittime e con la prima parte dei soldi ricevuti ha aperto una nuova attività. Non più alla Noce, ma in un altro quartiere. “Lo Stato con me è stato presente”, conclude. Non si è abbattuto nonostante il terribile incendio che distrusse la sua casa. Gli autori non sono stati individuati, ma gli investigatori sono certi che l’episodio fu una ritorsione alla sua denuncia.

Oggi si è celebrata l’udienza preliminare del processo. Hanno scelto l’abbreviato Giovanni Musso (considerato il reggente del mandamento), Francesco Alioto, Massimo Maria Bottino, Calogero Cusimano, Cristian Di Bella, Salvatore Maddalena, Salvatore e Nicolò Pecoraro Andressa Cardella dos Santos. Saranno processati in abbreviato anche Giulio Vassallo, Fabio La Vattiata e Giovanni Di Noto che avevano inizialmente chiesto l’abbreviato condizionato ad una nuova audizione delle persone offese. Condizioni respinte dal giudice Walter Turturici. Rinviati a giudizio con il rito ordinario dinanzi al Tribunale, Rosario Chianello, Simome Gagliardi, Saverio Matranga e Montalto

Giovanni Musso, 48 anni, aveva aspettato il suo turno. Nel blitz dell’anno scorso la squadra mobile ricostruì la sua scalata al potere nel mandamento della Noce. Un potere esercitato anche imponendo ad un sacerdote di ‘benedire’ una festa di quartiere organizzata solo per fare soldi. Dopo avere affiancato il vecchio reggente Giuseppe Castelluccio, secondo i procuratori aggiunti Salvatore De Luca e Annamaria Picozzi, e i sostituti Roberto Tartaglia (oggi alla Commissione antimafia) e Amelia Luise, Musso avrebbe perso in mano le redini.

La paura è un sentimento con cui l’imprenditore ha dovuto fare i conti. “Come non averne dopo quello che mi è successo”, racconta. Non solo gli chiesero tremila euro per il pizzo, lo minacciarono e gli bloccarono la serratura del negozio con l’attack (la tentata estorsione è contestata a Cusimano, Vassallo, Nicolò e Salvatore Pecoraro), ma qualche tempo dopo, nell’estate 2015, gli bruciarono anche la casa. Dopo avere rapinato soldi e gioielli che aveva in casa, lo legarono fuori dall’abitazione e diedero fuco alla sua villa. Oggi ha ricominciato a lavorare.

Al processo sono state ammessi come parti civili anche il Centro Studi Pio La Torre, Addiopizzo, Associazione Antonino Caponnetto, Confcommercio, assistite dagli avvocati Ettore Barcellona, Francesco Cutraro e Salvatore Caradonna.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI