"Io incandidabile? Il Pd tradito da chi usa il modello Mpa" - Live Sicilia

“Io incandidabile? Il Pd tradito da chi usa il modello Mpa”

Angelo Villari, ormai ex segretario provinciale del Partito democratico, racconta i dissidi interni e spiega perché ha scelto Cateno De Luca.
REGIONALI 2022
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CATANIA – “Uno che viene da altre tradizioni che si permette di mettere in discussione tradizioni e storie di chi c’è da sempre. Lo si può fare, dentro le regole e nel rispetto delle visioni l’uno dell’altro. Se questo non accade, non è un segretario del Partito democratico. È un’altra cosa, che riguarda forse l’Mpa. Ma quella è una visione che appartiene a lui e non a me”. Angelo Villari ha “l’anima lacerata”, dice. In una lunga conversazione, Anthony Barbagallo non viene citato mai per nome, ma è il tema centrale. Alle 2.30 di questa notte, Villari ha inviato la sua lettera di dimissioni dalla segreteria provinciale del Partito democratico e dal Pd stesso. Va via, per candidarsi alle elezioni regionali nella lista di Cateno De Luca. “Alla base del nostro accordo c’è l’indipendenza del suo progetto – aggiunge Villari – Mi ha garantito agibilità politica, cosa che non avevo più nel mio partito”.

Villari, viste le tensioni di questi giorni la decisione era nell’aria.
“Ieri è stato l’ultimo atto. L’ennesimo rinvio è stato solo una goccia. Il punto è che il Partito democratico ha smesso di essere una comunità: perché ha deciso di non tutelare più i suoi dirigenti, e allo stesso modo non tutela nemmeno l’ultimo dei suoi tesserati. Quando scegli un partito ne scegli lo Statuto, il Codice etico, i valori. Se li rispetti tutti e il tuo Partito comunque non ti difende c’è un problema. Il segretario regionale ha permesso che i diritti degli appartenenti al Pd venissero messi in discussione dall’esterno, se è vero che è andata così”.

Lei sostiene che Anthony Barbagallo si sia nascosto dietro al veto sulle incandidabilità di Caterina Chinnici per farle una guerra interna neanche troppo sotterranea?
“Sarebbe davvero triste, se fosse così. Ma non ho mai pensato che si potesse usare questo meccanismo contro di me, perché non penso che si possa fare un partito in questo modo. Sicuramente, però, il segretario ha un’idea e una provenienza diversa dalla mia. Mi limito a registrare fatti. Registro che il segretario regionale del mio partito, partito di cui sono stato nel direttivo nazionale e che ho fondato, partito che è nella storia della mia vita e nel mio dna, non mi ha mai difeso di fronte agli attacchi che arrivavano da fuori. E non doveva farlo solo per difendere me, attenzione: doveva farlo per difendere le decine di amministratori democratici che scelgono di fare i sindaci o gli assessori per servire le loro comunità e che rischiano quotidianamente di finire indagati o rinviati a giudizio per questioni di natura amministrativa. Come me per il falso ideologico sul dissesto del Comune. Se non è un elemento di esclusione nemmeno per il codice di autoregolamentazione dell’Antimafia, come può esserlo all’improvviso?”.

Caterina Chinnici ha dichiarato le sue condizioni tempo fa.
“Allora dobbiamo credere che il segretario regionale non sappia fare il suo lavoro? Perché le regole di ingaggio si decidono prima. Caterina Chinnici è la sua candidata, non ha discusso con lei di questo? Io non ci credo. Ma se è così, lui deve darsi a un altro mestiere. Come abbiamo fatto ad arrivare alle ultime settimane in questo modo? Da mesi mi chiedono di candidarmi e, proprio all’ultimo, si attiva un meccanismo che mi macchia totalmente come politico e come persona, senza alcuna tutela. Io non sono un impresentabile. Lo dico a chiare lettere. E poi, come si giustificano i due pesi e le due misure?”.

Si riferisce al caso Scialfa?
“Valentina Scialfa è perfettamente candidabile, esattamente come Luigi Bosco e me, sotto il profilo del regolamento. Non lo è certo sotto il profilo del radicamento sul territorio. Ma abbiamo saputo alla fine, visto che non c’è stata nessuna discussione interna e che le liste nazionali sono state elaborate dal segretario regionale, che è stata una scelta dovuta alla necessità di fare sintesi sul piano nazionale. Lo abbiamo accettato. Ciò che non accetto è che si giochi sulla mia onorabilità”.

Ce l’ha con Chinnici?
“Assolutamente no. Ho fatto con lei e per lei una convinta campagna elettorale per le primarie del campo progressista. Ma, dalla cattiva gestione di tutto quello che è successo nelle ultime settimane, escono indeboliti un’intera area del Partito democratico e il partito stesso. Quello che dico è dimostrato dal fallimento di queste ore, la sicumera del segretario regionale ha portato il Pd dal campo largo al campo santo, come ha scritto un giornale stamattina. Bravo. E viene anche premiato con un primo posto in lista nazionale. C’è un detto siciliano che dice ‘Cu intra metti, fora s’attrova’ (‘Chi si mette qualcuno in casa, poi viene sbattuto fuori’, ndr) ed è quello che è successo: lui viene da un’altra tradizione, quella dell’Mpa, che non è una tradizione di dialogo interno. Mi dispiace che il mio partito sia nelle mani sbagliate. Lui è riuscito a sfasciare una comunità”.

Quando arriva Cateno De Luca? (Squilla il telefono. “È Cateno, un attimo”. Risponde, parla pochi secondi. Poi torna a girare il cucchiaino nel caffè)
“In questi giorni mi hanno chiamato davvero tutti. Con lui direttamente ci siamo sentiti per la prima volta ieri mattina, al telefono, poi ci siamo visti. Gli ho detto che avrei aspettato la direzione regionale delle 14 per prendere una decisione. Poi la direzione è stata rinviata alla sera. Lui alle 23 era ancora lì ad aspettarmi. Mi sento a posto con la mia coscienza, perché la persona che sono non cambierà”.

Nelle liste di Cateno De Luca ci sono nomi che vengono dalla destra. Laddove per destra si intendono anche persone che fino a ieri erano con Fratelli d’Italia. Come staranno insieme la sua storia politica e i suoi nuovi compagni di percorso?
“Cateno De Luca ha dalla sua un movimento indipendente, civico nel vero senso del termine. Lui dà alle persone che corrono con Sicilia Vera agibilità politica. Cioè la possibilità di muoversi con libertà, avendo il suo sostegno. Che è ciò che volevo dentro al Pd. Si capisce perché lui faccia breccia: perché mostra un’attenzione verso ciò che per la gente è importante che altri non hanno, perché ha una posizione di protesta nei confronti delle oligarchie dei partiti. E tiene fermo un obiettivo: governare la Sicilia sulla base di un progetto e non delle beghe interne”.

Ora che succede?
“Intanto la segreteria provinciale non esiste più con le mie dimissioni. Credo che andrà via anche qualcuno del gruppo dirigente da me nominato”.

Chi altro verrà con lei? L’area Cgil dentro al Partito democratico che farà?
“Non dipende da me. La mia è una scelta individuale, che certamente molte delle persone che mi sono vicine politicamente condividono. Ma, ripeto, se il Pd siciliano perde qualcosa è perché, per inadeguatezza, ha scelto di tradire l’intendimento iniziale, ciò che c’è alla base della sua esistenza stessa: l’essere comunità. Se ci si fosse limitati a fratture interne, avrei perdonato. Ma così no. Io sono un progressista da sempre e rimarrò un punto di riferimento per chiunque voglia continuare su questo percorso. Indietro, però, non torno. Se lo possono scordare”.


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