PALERMO – Alla fine, tra il mini-rimpasto a cui pensa da sempre Nello Musumeci, e il maxi che auspicherebbe invece Gianfranco Micciché, potrebbe materializzarsi una terza via. Che scagliona in tempi diversi gli interventi sulla giunta. Provvedendo da subito, magari già la prossima settimana, alla sostituzione degli assessori ai beni Culturali e al Turismo, visto l’imminente avvio della stagione turistica, e rimandando a dopo il resto. Tra il dire e il fare, c’è di mezzo l’eredità del compianto Sebastiano Tusa. Il nome più gradito a Musumeci, quello di Rosalba Panvini, avrebbe avuto un mezzo stop. Forza Italia vuole avere voce in capitolo nella scelta, visto che quella poltrona in origine era di Vittorio Sgarbi, indicato proprio dai forzisti. Micciché secondo indiscrezioni di stampa preferirebbe Patrizia Li Vigni, vedova di Tusa. Altro nome che circola da giorni è quello di Ignazio Buttitta, nipote del poeta, che è apprezzato dalle parti di Diventerà Bellissima. Un quarto nome che è riapparso nel toto-assessori è quello di Davide Rampello, che piace da sempre ai forzisti ma non sembra avere molte chance. Per sostituire Sandro Pappalardo, invece, i giochi sono molto più semplici. L’assessorato resterà a Fratelli d’Italia che ha già scelto Manlio Messina.
Se si sbloccherà la casella Beni culturali, Musumeci potrebbe aprire le porte della giunta alle new entry subito, senza aspettare un risiko più complesso, auspicato dagli alleati. A partire da Micciché, che notoriamente vuole la testa politica di Gaetano Armao (definito “ex assessore” da Micciché durante la campagna delle Europee) e che pare sia intenzionato a sostituire anche Edy Bandiera. All’Agricoltura al suo posto scalderebbe i motori per entrare il mazarese Tony Scilla, fedelissimo del presidente dell’Ars anche ai tempi di Grande Sud, da sempre in prima linea sulle tematiche della pesca. In Forza Italia il tema del rimpasto si incrocia con la partita per la successione a Giuseppe Milazzo. Quando sarà ufficiale l’elezione del capogruppo, che attende che Silvio Berlusconi opti per un altro collegio, si dovrà eleggere il suo successore all’Ars. La provincia di Messina si candida fortemente per quel ruolo, visto anche l’ottimo risultato della lista forzista alle Europee. Tommaso Calderone sarebbe uno dei papabili. Ma c’è chi non esclude che Bernadette Grasso possa lasciare il governo per diventare capogruppo. E questo complicherebbe ancora di più i giochi in Forza Italia. Dove altre province si stanno facendo avanti per chiedere un posto di assessore (occhio a Palermo, ad esempio, se davvero dovesse uscire Armao). Ma non c’è solo Forza Italia che si fa sentire. Gli autonomisti lombardiani, ad esempio, vorrebbero un incarico diverso per Antonio Scavone, a cui la Famiglia sta stretta. E circola con sempre più insistenza la voce di un Saverio Romano che dopo lo smacco delle Europee, una valanga di voti ma senza elezione, penserebbe di entrare direttamente in giunta. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo Toto Cordaro, che teoricamente dovrebbe lasciargli il posto e che gode di un rapporto solidissimo con Musumeci.
Insomma, il rimpasto potrebbe diventare rimpastone e richiedere tempi lunghi. Ma con l’estate alle porte e due interim pesanti sul groppone, Musumeci potrebbe scegliere di non aspettare ancora molto per liberarsi di Turismo e Beni culturali. Ecco perché il rimpasto in due tempi potrebbe essere la soluzione. Intanto, di certo c’è da aspettare la kermesse palermitana del 15 di Diventerà Bellissima, quando il movimento vuole dare una prova di forza importante. Anche in vista del rimpasto.