La Camera penale di Palermo: | "Separare le carriere dei giudici" - Live Sicilia

La Camera penale di Palermo: | “Separare le carriere dei giudici”

Vincenzo Zummo, presidente della Camera penale di Palermo

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Vincenzo Zummo, presidente della Camera penale di Palermo sul caso di Khadiga Shabbi.

IL CASO DELLA DONNA LIBICA
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PALERMO – Il caso della ricercatrice alimenta il dibattito fra innocentisti e colpevolisti. Sul punto interviene la Camera penale Bellavista di Palermo che, con una nota inviata a Livesicilia dal presidente Vincenzo Zummo, invoca il rispetto delle regole e la separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri. Ecco la nota:
“L’affaire della ricercatrice libica a Palermo, Khadiga Shabbi, accusata di essere una terrorista jihadista, arrestata e poi scarcerata con l’imposizione della misura cautelare dell’obbligo di dimora, confermandosi così i gravi di indizi di colpevolezza, impone una riflessione di ordine generale sul malessere della nostra società civile e del grado di rispetto delle regole dello Stato di diritto.

La decisione del giudice dr. Sestito non solo deve essere rispettata ma deve essere difesa, perché sostenendola, contestualmente si fa da argine all’attacco mediatico che mira a colpire il principio di autonomia della giurisdizione penale quando il magistrato giudicante emetta dei provvedimenti che siano, per semplificare l’argomento, di natura non colpevolista. La scelta di Sestito deve essere tutelata perché è in linea con la riforma delle misure cautelari emanata con la legge 16 aprile 2015 n. 47 che ha posto ulteriori paletti al ricorso alla facile carcerazione cautelare.

Non è la prima volta che le decisioni chiamiamole innocentiste dei magistrati di Palermo vengono subissate da attacchi eccessivi che premono evidentemente per il loro ribaltamento nelle ulteriori fasi del giudizio e questo sistema rende evidente e pone in superficie l’urgenza di mettere mano, senza ulteriori rinvii, al principio della separazione delle carriere degli inquirenti e dei magistrati giudicanti.

L’intervento, se pure cauto, del procuratore nazionale antiterrorismo Franco Roberti sulla vicenda della jihadista a Palermo esprime una volontà ed un parere di natura politico giudiziaria che potrebbe essere espresso in modo naturale e senza suscitare polemiche solo con l’ auspicata separazione delle carriere”.

 


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