CATANIA- La ripresa dell’Italia, e del Mezzogiorno in particolare, non può prescindere dalla giustizia sociale. Ben vengano strategie e innovazioni, ma senza aver prima sconfitto le radici dell’ impoverimento non ci sarà sviluppo vero, soprattutto in questa fase storica di grande cambiamento. Il messaggio delle Acli ai siciliani in occasione del 70° anniversario della loro nascita è questo, anche rivisto alla luce del messaggio- monito ai cattolici, “State nel mondo”. di Papa Francesco, e lo si traduce nelle tanti azioni quotidiane e nelle proposte che a livello nazionale e locale, le Associazioni cristiane dei lavoratori propongono alle istituzioni. L’occasione per parlarne in pubblico è stata l’iniziativa di stamattina che all’Hotel Nettuno di Catania ha chiuso la due giorni organizzata dal presidente di Acli Sicilia e vicepresidente nazionale, Santino Scirè, sul tema “Ridurre le disuguaglianze : il percorso dell’azione sociale e politica” che ha visto la partecipazione del presidente delle Acli nazionali Gianni Bottalico, del presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, di Carlo Borgomeo, presidente Fondazione Con il Sud; tra gli interventi anche quelli di Franco Luca, presidente Acli Catania, di Marisa Acagnino, magistrato, di Giuseppe Lupo, vice presidente Assemblea Regionale Siciliana, di Nunzia Catalfo , senatrice Movimento 5 Stelle. I lavori sono stati moderati dal giornalista Daniele Lo Porto, direttore di SiciliaJournal.it. “Papa Francesco non ci offre solo un punto di vista ma anche un metodo di ragionamento – ha detto Bottalico- Bisogna cioè leggere gli eventi nell’ottica della giustizia sociale. Chiedersi se questa scatta sul serio, quando si prende una decisione anziché un’altra. L’Ocse dice che se la povertà viene combattuta in maniera adeguata vale il 2% del PIL nazionale e sembra ormai chiaro che lo sviluppo del nostro Paese passa dalla lotta alla povertà. Quanto accaduto in Grecia ci dice che non ci si può accanire su un popolo. L’onestà intellettuale impone, adesso, di assumersi precise responsabilità”. Dello stesso segno l’appassionato intervento di Carlo Borgomeo: “La verità è che siamo abituati a vedere il sociale come un aspetto da considerare solo dopo aver garantito i livelli economici. Bisogna invece convincersi che la precondizione per proseguire è il rafforzamento del capitale sociale”. La senatrice Nunzia Catalfo ha illustrato le basi del disegno di legge sul reddito di cittadinanza snocciolando dati e percentuali sulla sua sostenibilità ed applicabilità in concreto, mentre Giuseppe Lupo ha sottolineato la necessità che le risorse comunitarie vengano impiegate per investimenti all’insegna di un Sud produttivo e non impelagato con la trappola assistenziale. Ma è stato il magistrato Marisa Acagnino a strappare l’applauso più forte alla platea quando ha sottolineato i reali problemi che attanagliano una metropoli complessa del Sud come Catania: criminalità minorile in rialzo, così come in aumento sono i pignoramenti e il disagio sociale. “A Librino non si sentono catanesi. Quanto questo ha contato sulla mancata integrazione tra quartieri e città?”, ha chiesto il magistrato, che ha poi concluso: “Siamo stanchi di parlare di legalità”, alludendo all’uso spesso svuotato dal significato reale che ne fa la politica e non solo. Il presidente di Acli Sicilia, Santino Scirè, ha voluto ricordare i percorso che le Acli hanno fatto in questi anni, all’insegna del dialogo con il mondo dell’impresa profit “anche quando il punto di vista era diverso, ma nel pieno rispetto della propria identità e sempre in vista di una possibile collaborazione verso obiettivi comuni”. “Ma cosa sarebbe questo Paese se non ci fossero i volontari, le associazioni, le realtà locali che operano ogni giorno e senza sosta sul territorio? Senza queste esperienze non si andrebbe da nessuna parte. Le risorse mancano e resta la buona volontà dei singoli e delle sigle come le Acli che promuovono lavoro e continuano a dare lavoro. Lavoro buono”. Scirè ha anche sottolineato che le Acli si avviano verso la strada “dell’impegno sempre più forte in politica. Con una classe dirigente che parte dal basso”. Anche l’intervento del sindaco Enzo Bianco ha puntato sulla necessità di una collaborazione tra i vari attori cittadini; il primo cittadino ha auspicato una “carta di impegni” che contenga azioni concrete, su modello della nuova “Carta di Catania” sulla mobilità sostenibile. A chiudere i lavori è stato, attesissimo, il presidente della Regione Sicilia. Crocetta ha voluto sottolineare il percorso comune con le Acli ( quello cristiano) e si è trovato d’accordo con la chiave di lettura aclista: “Non possiamo non guardare con preoccupazione a quanto avviene a livello internazionale e non possiamo non vedere cosa accede sotto i nostri occhi. L’obiettivo per l’uscita dalla crisi non è la coesione sociale ma il mantenimento delle risorse finanziarie che rimangono nelle mani di pochi individui”. Crocetta si anche detto addolorato quando “la Sicilia viene descritta come l’anomalia del mondo. Invece sono finiti i modelli: da quello delle auto a quello delle raffinazioni a quello dello sviluppo agricolo. E per colmare il gap infrastrutturale della Sicilia rispetto al Nord , dove alcune strutture esistono già dagli ani Cinquanta, ci vorrebbero subito 17 miliardi. Non potrei essere un altro Tsipras perchè sono troppo razionale ma il mercato così com’è non può essere l’unico modello possibile”.
Tra i relatori il presidente delle Acli nazionali Gianni Bottalico, il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta e Carlo Borgomeo, presidente Fondazione Con il Sud.
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