La droga arrivava da Palermo sul versante tirrenico della provincia messinese. Al trasporto ci pensavano insospettabili signore, già nonne, come Rosa Filippone, 74 anni, beccata dai carabinieri del nucleo radiomobile della compagnia di Messina nel dicembre 2007, quando con il nipote, Angelo Cacocciola, 35 anni, il figlio, Antonio Cacocciola, 58 anni, e Maria Luisa Billeci, 26 anni, tutti palermitani, tutti incensurati, viaggiavano in auto con oltre 3 chili di hashish, contenuti nella borsa che “la nonna” teneva stretta sulle gambe. Una perquisizione che fruttò, inoltre, il rinvenimenti di altri 2 chili della stessa sostanza stupefacente.
Stamani, i carabinieri del comando provinciale di Messina, con il supporto dei colleghi di Palermo, Reggio Calabria, Genova e Catania e del Gruppo di Locri (Rc), hanno dato il via alla operazione Coccodrillo, in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare emesse, rispettivamente, dal gip del tribunale di Messina, Daria Orlando, e dal gip del tribunale per i Minorenni, Michele Saya. Quarantacinque le persone arrestate (di cui tre minorenni all’epoca dei fatti) ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
La banda era divisa in tre diversi gruppi, uno con base nel capoluogo siciliano, uno a Messina, il terzo nella fascia tirrenica del messinese. L’organizzazione madre era quella palermitana, a gestirla insospettabili commercianti, come i fratelli Antonio e Giuseppe Cacocciola, il figlio di Antonio, Angelo, venditori ambulanti che si spostavano con le loro merci per i vari mercati rionali di Capo d’Orlando, S. Stefano Camastra, Barcellona. La droga la smistavano, così, in quelle zone, dove referenti del luogo erano il croato Emil Skenderovic e Francesco Cotugno. Intercettazioni telefoniche captano il linguaggio in codice utilizzato dai Cacocciola per trattare la commissione della droga. “ Ti porto sei S, oppure, cinque L“. Due consonanti che potevano significare taglie di abiti (come Small o Large), ma gli investigatori dell’Arma non tardarono a capire che si trattava di diversi tipi di hashish. La migliore era quella che aveva stampato sui panetti, come logo, un coccodrillo, da qui il nome alla odierna operazione. “Una bomba” viene definita da uno dei componenti l’organizzazione, quella con il coccodrillo.
Con i Cacocciola, a fornire la droga ai messinesi, anche altri palermitani incensurati, come Giuseppe Luparello e Giovanni e Salvatore Traina. Le indagini, avviate nel 2007 dopo l’arresto del messinese Angelo Cannavò, hanno stabilito che proprio Cannavò avrebbe capitanato il gruppo messinese. Lui acquistava – secondo l’accusa – marijuana dai calabresi (Siderno), e hashish da Palermo. Nel corso dell’attività i carabinieri del nucleo investigativo hanno accertato il metodo utilizzato dal gruppo calabrese per non incappare nei controlli agli imbarcaderi. Uno, Giovanni Scarfò, di Siderno, viaggiava in pullman, con la marijuana, per raggiungere la Sicilia, un altro complice, Giuseppe Scruci, di Locri, traghettava in auto, fungendo da staffetta. Bloccato a Messina dai carabinieri, pur se privo del carico di sostanza stupefacente, Scruci ha permesso di individuare il complice: i messaggi che Scarfò gli inviava sul suo cellulare sono stati intercettati dai militari, consentendo così di incastrarlo all’appuntamento messinese fissato per la consegna della droga. “Una operazione di tutto rispetto” l’ha definita il sostituto procuratore della Dda, Giuseppe Verzera, che ha sottolineato come, per la prima volta, è stata smantellato una intera rete attiva su Palermo, e non, come in altre inchieste, il singolo esponente di un gruppo del capoluogo che trafficava con i messinesi. Le ordinanze hanno raggiunto 13 persona a Palermo, 11 a Messina, 10 a S.Stefano di Camastra, 4 a Mistretta, 3 a Barcellona, 1 ad Adrano, 3 a Siderno.