PALERMO- Un progetto autonomista e federalista che punta al voto dei giovani siciliani. Franco Busalacchi, ex dirigente regionale, ha presentato oggi a Palermo la sua candidatura alla presidenza della regione. Lo slogan è “Liberiamo la Sicilia”, e fa appello all’identità siciliana e alla piena attuazione dell’autonomia siciliana. Presente anche il filosofo Diego Fusaro, che ha manifestato il suo apprezzamento per Busalacchi e per l’idea di rilanciare la questione meridionale.
Busalacchi parte dalla constatazione che, mentre la Sicilia è sempre in fondo alle classifiche sulla ricchezza, il Trentino invece primeggia: “Si tratta in entrambi i casi di regioni a statuto speciale, ma il problema non è l’autonomia, sono le persone”. Questo non significa che i siciliani siano inferiori al nord nell’amministrare, ma che le forze innovative della società siciliana vengono lasciate fuori dalla vita politica: “Se fosse una questione di antropologia, saremmo semplicemente dei Crocetta che eleggono Crocetta – dice Busalacchi – la verità è che più di due milioni di siciliani non vanno a votare, e di questi i giovani sono 750 mila. Se volessero, potrebbero eleggere facilmente un presidente della regione”.
Che i giovani siano la crepa nel muro in grado di fare crollare il sistema Busalacchi è convinto, e per questo uno dei punti del suo programma è la lotta alla disoccupazione: “Non c’è bisogno dei pensatoi per capire che il primo problema della Sicilia è questo”. Centrale inoltre il rilancio economico, da ottenere attraverso un buon funzionamento della macchina amministrativa regionale, conti in ordine e l’istituzione di un reddito di cittadinanza, che verrebbe finanziato tagliando gli sprechi della politica: “Servono massicce dosi di keynesismo – dice Busalacchi – investimenti pubblici in grado di risollevare l’economia siciliana, ma questo non è possibile se il presidente della regione non diventa il braccio armato della Corte dei Conti, in grado di trasformare in politica le indicazioni dei magistrati contabili”.
La pietra su cui poggia il progetto di Busalacchi è però la liberazione dai politici, che farebbero gli interessi del nord e non quelli dei siciliani: “I politici odierni sono come ascari – dice Busalacchi – soldati che indossano la divisa di altri, emissari degli interessi del nord che trovano dignità solo nel difendere quegli interessi”. Busalacchi vuole rilanciare la questione meridionale, sostiene più volte il bisogno di emanciparsi dall’Italia peninsulare e di utilizzare gli strumenti dell’autonomia, che sarebbero stati menomati dalle passate classi politiche siciliane.
Una visione meridionalista che viene approvata dal filosofo Diego Fusaro, intervenuto alla conferenza stampa, che ha parlato delle dinamiche mondiali in cui inserire il movimento di Busalacchi. Per Fusaro “la cosa più importante da recuperare sono forme di sovranità, non in senso nazionalista ma come riconquista di uno spazio di autonomia che, in Sicilia, cuore del mediterraneo, si può proporre come avanguardia”. Per questo Fusaro guarda con favore a un movimento che vuole rimettere al centro dell’attenzione la questione meridionale: “Oggi anche l’Unione Europea è una questione meridionale irrisolta – dice Fusaro – perché gli stessi rapporti che ci sono in Italia tra nord e sud sono riprodotti su scala più grande dalla Germania sui paesi del sud dell’Europa. L’emancipazione dall’Europa passa dalla Sicilia.”