La Causa accusa D'Emanuele: |"Puntava al monopolio assoluto" - Live Sicilia

La Causa accusa D’Emanuele: |”Puntava al monopolio assoluto”

Terremoto al processo a carico del mafioso Natale D'Emanuele: parla in pentito Santo La Causa, ex reggente della famiglia Santapaola. Per D’Emanuele è stato chiesto un nuovo sequestro dei beni. E per Enzo Santapaola, oggi al 41 bis, sono in arrivo nuove misure di prevenzione. (Nella foto, i carri funebri di D'Emanuele ai funerali dello "Zio Pippo").

CLAN ERCOLANO-SANTAPAOLA
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CATANIA – “D’Emanuele arrivò ad ordinare l’omicidio di un uomo che abitava ad Adrano perché gli faceva concorrenza”. Lo ha detto stamane il pentito Santo La Causa, dinanzi alla Corte d’Assise di Catania presieduta dal giudice Cannella. L’esame del collaboratore di giustizia era stato richiesto lo scorso 10 ottobre dal sostituto procuratore Antonino Fanara. L’obiettivo dell’audizione, per la pubblica accusa, è stato quello di supportare due distinte iniziative della Dda della Procura etnea su misure di prevenzione patrimoniale e personale a carico del cugino di Nitto Santapaola, Natale D’Emanuele, e del primogenito dello stesso storico capo della famiglia catanese di Cosa Nostra, Vincenzo Salvatore Santapaola. Per D’Emanuele, condannato in via definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso e oggi in carcere anche per omicidio, il Pm Antonino Fanara punta al sequestro di una parte dei beni, già disposto in Appello e poi annullato in Cassazione. Si tratta delle imprese di pompe funebri con sede in San Cristoforo e di un lido balneare lungo il litorale della Playa. “Per molti di questi beni è già stata disposta la confisca” precisa uno dei legali della famiglia D’Emanuele, Franco Passanisi. Nuove conferme sul ruolo del boss arrivano da Santo La Causa, reggente della famiglia Santapaola- Ercolano fino al 2009. “Natale D’Emanuele- spiega- l’ho conosciuto negli anni ’80, quando era un parente dei Ferrera- Santapaola e anche un affiliato”. L’occasione dell’incontro sarebbe stata una visita resa allo storico boss della famiglia di Catania Giuseppe Ferrera, in quel momento latitante. E proprio alla famiglia Ferrera- Santapaola si dichiara affiliato La Causa, per un periodo di tempo che anche oggi ha dichiarato intercorrente tra la metà degli anni ’80 e il 28 aprile 2012, giorno in cui ha cominciato a rendere le prime dichiarazioni ai sostituti della Dda. Ma non è l’unica circostanza che riferisce su Natale D’Emanuele. “L’ho incontrato in carcere a Bicocca, tra il 2009 e il 2012- ricorda- prima che venissero a notificarmi il 41 bis. Gli spiegai che non poteva procedere ad affiliazioni in carcere, ma lui lo faceva lo stesso”. Sulla sua attività di imprenditore, poi, La Causa non ha dubbi: “D’Emanuele gestiva l’impresa di pompe funebri mirando al monopolio assoluto”. Ad una precisa domanda del Pm Fanara, il pentito risponde: “Enzo Aiello parlò dell’esigenza di bloccare l’apertura di un’attività concorrente in viale Mario Rapisardi”. L’udienza è stata aggiornata al 21 novembre. La Procura conta di far giungere il procedimento ad una decisione entro il marzo 2013, quando scadranno i termini del sequestro. Intanto, l’audizione di La Causa ha consentito al Pm Fanara di presentare altre richieste, sempre in Corte d’Assise. A carico di Vincenzo Santapaola, già al 41 bis, è arrivata la richiesta di misure di prevenzione personale della Dda: 5 anni di sorveglianza speciale, con obbligo di firma giornaliera e di soggiorno nel Comune di residenza. La Causa ha confermato il ruolo apicale di Santapaola nella famiglia di Catania dal 1998 al 2010, un “ruolo nascosto, favorito dal proposito di Enzo di proteggersi da procedimenti giudiziari”. A svolgere il ruolo delle prime linee erano, perciò, lui ed Enzo Aiello. Al punto da far arrabbiare Salvatore Lo Piccolo, capo della famiglia di Brancaccio, alla cui presenza Enzo Santapaola preferì negarsi. “Dopo l’arrabbiatura di Lo Piccolo- ha detto il pentito- Santapaola pensò di organizzare un incontro al quale si sarebbe presentato in stampelle e catedere, in seguito ad un incidente in motocicletta, quasi a giustificare la sua assenza precedente”. Ma Vincenzo Santapaola non fece in tempo. Sarebbe finito in carcere di lì a poco nel quadro del procedimento “Plutone”.


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