La Cgil critica Crocetta:| "Governo interpelli i comuni" - Live Sicilia

La Cgil critica Crocetta:| “Governo interpelli i comuni”

Il segretario generale della Cgil Sicilia Michele Pagliaro: ''in assenza di un confronto con le parti sociali sta prendendo corpo un'impostazione che non convince né sotto il profilo istituzionale che sotto quello finanziario, economico e gestionale".

CITTA' METROPOLITANE
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PALERMO – La Cgil siciliana critica il ddl del governo Crocetta che, istituendo tre città metropolitane dà il via alla riforma delle Province. ”Si è usato il modello di Roma capitale – dice Michele Pagliaro, segretario generale della Cgil Sicilia – cancellando 52 comuni senza avere sentito le amministrazioni e senza avere attivato alcuna forma di democrazia partecipativa. Andando, inoltre, al di fuori di un’impostazione nazionale, più condivisibile e in linea col dettato costituzionale”.

Pagliaro rileva che ”in assenza di un confronto con le parti sociali che sarebbe obbligatorio su un tema così rilevante sta prendendo corpo un’impostazione che non convince né sotto il profilo istituzionale che sotto quello finanziario, economico e gestionale. Le tre città metropolitane assorbirebbero infatti il 50% circa della popolazione siciliana e il resto sarebbe distribuito nei liberi consorzi che stando alle indicazioni della legge regionale approvata a marzo sarebbero non meno di 16, con una frammentazione eccessiva che penalizzerebbe questi ultimi sia in termini di organizzazione dei servizi, che di risorse e di economie di scala”.

L’idea della Cgil è invece ”fare coesistere con le tre città metropolitane altri liberi consorzi di area vasta, in numero non superiore a quello delle attuali province, il cui compito sarà quello di organizzare lo sviluppo socio- economico del territorio (economia di prossimità) e soprattutto di gestire a livello territoriale le risorse comunitarie”.

Al governo la Cgil contesta di non ”stare affrontando per niente il problema del personale di Province e partecipate, si veda ad esempio il caso delle scuole provinciali, e soprattutto quello della situazione debitoria delle nove Province che hanno debiti che ammontano a circa 2 miliardi, tra residui passivi, mutui e debiti fuori bilancio”.


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