La città senza candidati - Live Sicilia

La città senza candidati

Palermo e le elezioni
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C’è un volto sulla scena. Appartiene a Davide Faraone. Ci sono visi nell’ombra che aspettano il momento buono per balzare e ghermire il consenso. Non c’è un vero candidato per Palermo. Non c’è ancora un’idea. Tutti sanno cosa dovrà essere questa città. Tutti coltivano una dimensione miracolistica di riscatto. Tutti avvertono circa la via crucis di lacrime e sangue, obbligatoria per inverare le aspettative di una popolazione affamata. Tutti omettono di spiegare come ciò accadrà. Il “come” è l’elemento essenziale di un progetto di governo. Lo caratterizza. Lo rende differente dagli altri e perciò riconoscibile. Il vocabolario dei problemi è aperto, un rosario da sgranare a memoria. Dalla “C” di Ciaffico alla “G” di Gesip e molto oltre. Ma un uomo che aspiri a rappresentare più di un sindaco, per indossare i panni del salvatore di una comunità, dovrebbe fin da ora segnare le bandierine una per una, in omaggio alla chiarezza delle azioni successive.

Il candidabile palese o nascosto per le elezioni comunali suole accovacciarsi in un limbo mediatico di concetti facili. Dove troveremo i soldi per realizzare la meraviglia che ognuno ha in mente? I privati, gli investimenti… Non vedete? C’è un’orda di sceicchi ansiosi di dilapidare vagonate di milioni tra le macerie. Quale sarà la sua squadra, egregio candidabile? Nomi non ne faccio, non vorrei mancare di rispetto a qualcuno. Signor candidabile, la nostra ricchezza da spendere? Affacciati. Non lo vedi il sole, il mare?

Ed è un bel dibattito filosofico sull’estrazione, i calzini e le letture del disgraziato che appoggerà il suo destino alla poltrona malferma di Palazzo delle Aquile. Meglio il sindaco magistrato o non? Nel caso, col cipiglio alla De Magistris, il pizzetto all’Ingroia, o la canizie giovanile alla Caselli? Il sindaco della società civile? Zamparini sindaco? Un sindaco incivile e dunque candidato alla maggioranza assoluta. A destra s’ode uno squillo: Cascio, Lagalla, Scoma. A sinistra rispondono con Faraone, Rita Borsellino, Orlando, Ferrandelli. E avremmo piuttosto sete di un discreto geometra. Uno col compasso e col righello, bravo a disegnarci il futuro con semplicità.

Dicono: è presto. Invece è tardissimo. Le elezioni non sono poi così lontane. L’urgenza è disperata. Bisognerebbe cominciare subito, con sedute di auto-analisi collettiva a piazza Politeama. Discutere, proporre, Ci vorrebbero già candidati responsabili, capaci di farli questi benedetti nomi e di presentare un’idea senza falle. Altro che gli spizzichi e bocconi delle soluzioncelle che piacciono a tutti e che nessuno davvero pratica. Così, qualunque sindaco interpreterà un nuovo fallimento. Sarà il corsaro solitario che salta sulla tolda della nave, dopo l’arrembaggio. Un primo cittadino senza città. Palermo si è smarrita nei suoi tombini e nelle sue buche. Palermo non c’è più.

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