La coca, le armi e gli affari dei Santapaola, in 9 a giudizio I NOMI

La coca, le armi e gli affari dei Santapaola, in 9 a giudizio I NOMI

Gli affari in città e la droga a 31 mila euro al chilo

CATANIA – Rito abbreviato per gli imputati del processo Leonidi, dal titolo dell’operazione condotta dai carabinieri di Catania. È l’inchiesta che ha svelato i traffici di cocaina a 31 mila euro al chilo e la pericolosissima diffusione di armi di ogni genere in mano al clan Santapaola-Ercolano.

Il giudizio immediato era stato disposto dal gip Carlo Cannella, su richiesta del pm Lina Trovato e con il visto del procuratore aggiunto Giuseppe Puleio, per 9 persone. Adesso quasi tutti faranno il giudizio abbreviato e salta, così, quasi certamente anche la data del 10 settembre che era stata inizialmente fissata dinanzi ai giudici della prima sezione penale.

Gli imputati

I 9 imputati sono il mafioso 51enne di Paternò Turi Assinnata, poi Giuseppe Cultraro di 44 anni, Sebastiano Ercolano di 21, Davide Enrico Finocchiaro di 38. Poi Salvatore Finocchiaro di 49 anni, Pietro Salvatore Gagliano di 26, Salvatore Poidomani di 52, Antonino Razza di 36, Samuele Romeo di 26. Le accuse sono di associazione mafiosa e armi.

Il collegio dei difensori è composto dagli avvocati Carmelo Lo Presti, Vincenzo Gullotta, Salvatore Cannata, Francesco Maria Marchese, Salvatore Sterlino, Alfonso Abate, Maria Caterina Caltabiano, Gabriele Cardillo, Giorgio Antoci, Diego Giarratana e Andrea Gianninò.

L’udienza

Il rito abbreviato si svolgerà dunque dinanzi a un gup. La data non è ancora stata fissata, ma lo sarà a breve. E quasi certamente il processo si svolgerà comunque il prossimo autunno. Nel decreto di giudizio immediato, emesso il 5 giugno, gli imputati figurano tutti attualmente detenuti e tutti in carcere.

L’accusa di associazione mafiosa è contestata a Cultraro, Ercolano, Finocchiaro e Razza, aggravata per due degli imputati. Sono Davide Enrico Finocchiaro, ritenuto il responsabile del gruppo di Cosa Nostra del Villaggio Sant’Agata. E Giuseppe Pistone, ritenuto il responsabile del gruppo dei Nizza Librino.

Il figlio di Mario Ercolano

Secondo gli inquirenti, il giovane Sebastiano Ercolano, figlio dell’ergastolano Mario (cugino del boss Aldo Ercolano), avrebbe cercato di prendere le redini dell’associazione. Questo avrebbe prodotto un clan sempre più concentrato a reperire le risorse finanziarie e le armi.

Cosa Nostra avrebbe cercato di dare nuovo slancio ai business criminali, derivanti per lo più dall’attività di spaccio di ingenti quantità di cocaina, hashish e marijuana. Le armi sarebbero servite soprattutto a rafforzare la capacità d’intimidazione e a contrastare i gruppi mafiosi rivali.


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