Comunicare è sempre stato un “bisogno” dell’essere umano e, nel corso della storia, è divenuto il mezzo primario per potersi evolvere e tramite il quale interagire con i propri simili.
La Comunicazione è infatti lo“strumento principale di relazione” che l’uomo ha da sempre a disposizione per creare e mantenere l’interazione con gli altri.
Questa definizione va oltre una concezione di semplice trasmissione di informazioni, ed ingloba la “componente relazionale” della comunicazione: mentre il contenuto indica infatti COSA si sta comunicando, la “modalità” con la quale lo si fa (il COME) esprime il “tipo di rapporto che intercorre tra gli interlocutori”.
In ogni interazione, dunque, anche i modi di fare, i gesti, le espressioni facciali esprimono un messaggio, aggiungendo ad esso una porzione non indifferente di significato.
In base a ció, “nessuno può esimersi dal comunicare” dato che questo risulta impossibile in quanto “ogni comportamento è comunicazione”, anche se non si proferisce alcuna parola!
Anche silenzi, bronci, sospiri, chiusure rivelano cosí gli “assetti relazionali” in atto tra gli interlocutori, e sebbene il “non detto” resti nascosto e non venga espresso apertamente, esso determina fortemente la comunicazione (la componente “verbale” influisce nel processo comunicativo solo per il 7%!)
L’interazione con i propri simili
Dal pianto in poi…
La prima forma di comunicazione è il “pianto” attraverso il quale il neonato esprime bisogni prevalentemente fisiologici (fame, sete, freddo, caldo, sonno, dolore…) che rivolge alla propria madre, nella speranza che vengano soddisfatti.
Da qui in poi, tra i due si instaura una “prima forma linguistica” fatta di bisbigli, suoni, lallazioni, sguardi, sorrisi, gesti.. manifestazioni primordiali che non corrispondono ancora ai classici elementi grammaticali, ma che costituiscono la materia prima sulla quale le leggi tradizionali del linguaggio si applicheranno.
È quella lingua “particolare” che nutre i primissimi scambi vitali, e che anticipa l’accesso al linguaggio alfabetico”; da lì in poi sará un “continuo interscambio”, guidato dall’’effetto di significazione materno.
Man mano che si cresce le funzioni del linguaggio si fanno sempre più ampie: dalla comunicazione di bisogni primari ad un confronto con gli altri sempre piú completo e maturo, attraverso l’espressione di emozioni, stati d’animo e sentimenti.
In età adulta il linguaggio permette cosí di esprimersi, assicurandosi di essere compresi e di comprendere a propria volta gli altri, affinchè potersi relazionare in un modo autentico ed efficace che permetta il raggiungimento di uno stato di soddisfazione e benessere.
Col tempo anche il numero degli interlocutori va aumentando sempre piú, ed all’interno dei “vari sistemi interpersonali” ai quali ogni individuo appartiene, si influenzano gli altri con le proprie modalità comunicative ed, al contempo, si viene influenzati dal modo di comunicare altrui.
Ecco perché è importante che i messaggi siano chiari e sinceri e che i moduli comunicativi (verbale e non-verbale) siano in sintonia.
La Comunicazione in Famiglia
La Famiglia può essere definita il “sistema principale di relazioni” fondamentalmente affettive, in cui l’essere umano permane per lungo tempo e vive le sue fasi evolutive cruciali: dal periodo neo-natale, all’infanzia, all’adolescenza, fino al cosiddetto “svincolo” mediante il quale egli lascia il proprio “nido” di appartenenza, intraprendendo un percorso di vita autonomo.
É importante che all’interno della famiglia venga sempre garantito il “giusto equilibrio” tra i vari membri che ne fanno parte, e per ciò risulta necessaria una “comunicazione efficace”, essenziale per l’instaurarsi di legami solidi all’interno dei quali ci si riesca ad esprimere in maniera autentica ed a comprendere a vicenda.
La Comunicazione nella coppia
Cè da dire che la comunicazione in famiglia parte dalla “coppia”, che è possibile definire uno dei terreni linguistici piú delicati e sdrucciolevoli, viste anche le diverse “matrici psichiche” di uomo e donna (piú organizzativa e votata alla teorizzazione nel primo caso, maggiormente pratica, ma anche piú emotiva nel secondo) dalle quali scaturirebbero anche diversi modi di comunicare.
Ma l’aspetto maggiormente rilevante nella comunicazione tra i due partners è la necessità di una “consapevolezza” degli aspetti che si trovano all’origine di certe dinamiche disfunzionali che influenzano inevitabilmente anche le modalità comunicative, e che non sempre hanno a che fare con le attuali relazioni, ma sono da ricercare nella “storia individuale di ciascuno”.
Scoprendo l’origine di tali modelli che si sono piú o meno consapevolmente appresi nella propria esperienza passata, si potrá spostare la conflittualità in un “altro” tempo ed attribuirla ad “altre” relazioni, cosí da rivedere il proprio rapporto di coppia alla luce di “nuove consapevolezze e comprensioni reciproche” e di un “modello inedito ed originale”, costruito insieme a partire dalla propria esperienza.
Comunicare con i figli
La qualità della comunicazione della coppia influenza inevitabilmente anche quella con i “figli”.
Indipendentemente dai “vari assetti relazionali” che si possono instaurare all’interno del sistema familiare tra genitori e figli:
-da quello maggiormente “protettivo” dove gli adulti quasi si sostituiscono ai giovani rendendo loro la vita più facile, cercando di eliminare tutte le difficoltà, fino ad arrivare a fare le cose al posto loro;
-a quello fin troppo “permissivo”, dove i genitori sono amici dei figli, e c’è completa assenza di autorevolezza e di gerarchie. Qui i figli appaiono “dominanti”, sia a livello comportamentale che comunicativo;
-ad un modello “autoritario” che vede dei genitori che esercitano il potere in modo deciso e rigido per mostrare che “vince il più forte”, ed ai figli non resta che accettare i dettami e le regole imposte dai genitori,
…una delle cause principali di difficoltà comunicative tra genitori e figli è e resterá sempre la “differenza generazionale”, che comporta inevitabilmente anche differenti punti di vista e diversi modi di vedere le varie situazioni della vita; e questo si evidenzia in maniera ancora piú critica quando i figli attraversano il periodo dell’adolescenza.
Come affrontare le difficoltà comunicative
Per affrontare tutto ciò nel migliore dei modi è necessario che all’interno delle relazioni familiari si instauri una “comunicazione idonea ed efficace”, frutto, a sua volta, della fondamentale capacità di “equilibrio emotivo e relazionale” nelle persone e tra le persone che compongono il sistema familiare.
Comunicare in modo corretto significa innanzitutto “saper ascoltare”: l’incapacità dell’uomo di comunicare è il risultato della sua incapacità di ascoltare davvero ciò che viene detto, e non solo a parole; di attenzionare e prendere in considerazione, in maniera globale e completa, le esigenze degli altri, di tutti i membri della famiglia (dal piú piccolo al piú grande) accettando che “tutti” siano diversi, e che “ciascuno” abbia il suo modo di vedere e vivere le cose.
Accanto a ciò la “verbalizzazione del proprio sentire e delle proprie emozioni” risulta altrettanto importante affinchè poter consentire l’accesso all’altro nel proprio mondo interno, per permettere ed agevolare un lavoro di comprensione ed empatia.
Cosí come sostiene Z. Bauman “Il fallimento relazionale è quasi sempre un fallimento di comunicazione”;
ecco perché una “Comunicazione Efficace” risulta fondamentale per instaurare legami emotivi forti ed autentici, a partire da una consapevolezza piena di sé stessi che
renda comprensibili i propri pensieri e le proprie emozioni, e permetta l’entrata in contatto diretto con l’altro, grazie anche ad una capacità di padronanza di ciascun “livello” di comunicazione che garantisca la coerenza tra gli stessi.
[La dott.ssa Pamela Cantarella è una Psicologa Clinica iscritta all’Ordine Regione Sicilia (n.11259-A), in formazione presso Scuola di Psicoterapia ad orientamento Sistemico-Relazionale]