CATANIA – La Corte Costituzionale ha decretato l’illegittimità, nelle cinque regioni a statuto speciale, delle sanzioni per gli enti che hanno sforato il tanto temuto Patto di Stabilita. Un pronunciamento che fa tirare un sospiro di sollievo non solo ai vertici di Palazzo dei Minoriti, il cui ente ha sforato il patto per l’esercizio 2010, ma anche i comuni catanesi di Mirabella Imbaccari e Tremestieri Etneo (Come pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana datata 31 – 07 -2012 Allegato A – B). Con la sentenza 219/2013, la Consulta mette, dunque, fine alle querelle sull’efficacia anche in Sicilia dei provvedimenti in azione nel momento in cui la Corte dei Conti decreta lo sforamento degli equilibri di bilancio. Un quadro sanzionatorio pesantissimo che impedisce agli enti non in regola di procedere a nuove assunzioni, all’accensione di nuovi mutui e il taglio (o la restituzione) del 30% delle indennità di sindaci, presidenti di provincia e singoli amministratori. Un meccanismo punitivo che determina inoltre il taglio dei trasferimenti da parte del governo nazionale verso gli stessi enti, pari alla cifra sforata.
Una decisione accolta con particolare soddisfazione dall’Anci, che per bocca del coordinatore provinciale catanese, Nunzio Li Rosi, dichiara a LiveSiciliaCatania: “Finalmente la Corte Costituzionale ha metabolizzato che la Sicilia è una Regione a statuto autonomo”. Accoglie positivamente il pronunciamento della della Consulta anche Ketty Rapisarda Basile, sindaco di Tremestieri Etneo: “Ricordo che il nostro comune – ha dichiarato il primo cittadino- è stato tra i primi a ricorrere al Tar contro l’imposizione delle sanzioni. La sentenza di oggi – continua- apre uno spiraglio per quei comuni che avevano a suo tempo intentato il ricorso e che potrebbero recuperare i fondi tagliati per evitare il tracollo”.
Il pronunciamento della Consulta concede sicuramente un attimo di “serenità” – come fa sapere la Liotta- alla Provincia etnea. Sull’ente di Palazzo dei Minoriti, oltre, allo sforamento dell’esercizio contabile per il 2010, pende già virtualmente lo stesso esito per l’anno 2013. Con la liquidazione, infatti, del debito Ifi da 25 milioni di euro, i bilanci della Provincia subiranno, a fine anno, un passivo già stimato di 10 milioni. “Che le sanzioni non siano applicabili qui in Sicilia – incalza il commissario Straordinario- è sicuramente un bene. Questo però – ammonisce- non ci autorizza ad un gestione allegra dei conti”. Il monito della Leotta tiene sin da ora in considerazione uno scenario che potrebbe ribaltare il pronunciamento della stessa Corte Costituzionale: “È chiaro – spiega- che lo Stato interverrà. Sono cinque le regioni che non subiranno sanzioni. Insomma, è una partita troppo grossa per le finanze dello Stato. Per questo – conclude la Liotta- preferisco mantenere un atteggiamento prudente”.
Condivide l’analisi del commissario della Provincia anche Giorgio Santonocito, Ragioniere generale del comune di Catania: “Lo Stato replicherà sicuramente con un normativa ad hoc che ripristinerà l’efficacia delle sanzioni. Quella del Patto è una norma – spiega Santonocito- importante, anche se per alcuni aspetti odiosa. Ad ogni modo, è sempre opportuno il rispetto della norma. Il venir meno delle sanzioni- continua- non può portare i comuni a declinare da comportamenti virtuosi”. Il Ragionare Generale ci tiene però a rassicurare sugli equilibri contabili di Palazzo degli Elefanti: “Il comune di Catania non ha mai sforato il patto di Stabilità e non credo – aggiunge- che ci siano i presupposti affinché li violi”.
La portata del pronunciamento della Consulta, va letta però andando oltre alle singole situazioni degli enti non in regola: “Questa sentenza – spiega Santo Primavera, studioso di lobbyng ed ex presidente della commissione Bilancio della Provincia catanese – conclama lo scontro in atto tra i tribunali amministrativi e la Corte dei Conti. É naturale che la Corte costituzionale deve accogliere i rilievi sollevati in sede di giudicato amministrativo, ma la questione contabile è di natura assolutamente diversa. Occorrerebbe – continua Primavera- delimitare una volta per tutte le competenze della Corte dei Conti rispetto a quelle dei vari Tar”. A margine dei conflitti di competenza tra i tribunali giudicanti, resta comunque aperta la questione sulla natura degli stessi Patti di Stabilità: “Siamo innanzi – sottolinea ancora Primavera- a una finzione giuridico-contabile, così la definisco, che viene imposta da parametri ferrei dell’Europa. Uno strumento – conclude-che di fatto ha come effetto preponderante la limitazione gli investimenti degli enti territoriali”.