La crisi dell'edilizia in Sicilia | In 10 anni persi 73mila posti - Live Sicilia

La crisi dell’edilizia in Sicilia | In 10 anni persi 73mila posti

Tra il 2009 e il 2017 chiuse cinquemila imprese

Il dato della Fillea Cgil
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PALERMO – E’ il quadro di un’edilizia in crisi quello che emerge dalla prima giornata del XII congresso regionale della Fillea Cgil dal presidente Beppe Citarrella. Un settore che ha perso 73.216 posti di lavoro tra il 2008 e il 2017, ha visto calare il valore aggiunto del comparto di 1,7 miliardi (tra il 2008 e il 2015) e chiudere battenti a 5 mila imprese (tra il 2009 e il 2017). Ed è per un’inversione di rotta che Franco Tarantino , segretario generale della categoria, nella sua relazione d’apertura delle assise, ha sollecitato la spesa dei 6 miliardi disponibili per la grande infrastrutturazione (dal raddoppio ferroviario Palermo- Catania- Messina, alla Siracusa- Gela, dalla Agrigento -Palermo, alla Ragusa Catania e la Caltanissetta –Agrigento), a cui si aggiungono le risorse dell’Apq strade e i circa 3 miliardi dei Patti per lo sviluppo, finanziamenti destinati alle strade secondarie provinciali.

“Serve anche un piano per la riqualificazione urbana- ha aggiunto- con particolare riguardo alle scuole considerato che almeno 3.800 di esse sono in territori ad alto rischio sismico e alla rigenerazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica”. Tarantino ha rilevato che “la sola riqualificazione di 20.000 alloggi pubblici per i prossimi 10 anni, inserendo anche quelli confiscati alla mafia, attiverebbe lavoro per oltre 10 mila edili. L’adozione anche parziale delle misure che indichiamo-ha sottolineato- farebbe ripartire il settore”. Al centro della relazione del segretario anche la lotta al lavoro nero, che nel settore è stimato al 23,5%, “fenomeno a cui si è accompagnata la crescita in rapporto al numero di occupati degli infortuni e anche degli incidenti mortali . La battaglia per la legalità nel lavoro- ha affermato Tarantino- è per noi prioritaria , per richiamare alla responsabilità istituzioni sorde su quest’argomento. Basti pensare che la Sicilia ha solo 130 ispettori del lavoro con province come Palermo e Catania che contano 2 o 3 ispettori operativi”.

Tarantino ha anche descritto la crisi delle cementerie suggerendone “una buona riconversione usando le cave dismesse come discariche di inerti e gli impianti come centri di smaltimento amianto”. E la situazione del settore marmo. “Custonaci-ha detto- ha 2.500 addetti e una capacità di fornire materia prima per 500 anni, sarebbe opportuno dotare l’area delle infrastrutture necessarie ad abbattere i costi”. Sul tema dell’illegalità e della presenza della mafia nelle cave, Tarantino ha citato l’esempio “virtuoso” della Calcestruzzi Belice, confiscata e in procinto di essere rilevata da una cooperativa di lavoratori proponendo un “consorzio del Calcestruzzo per la legalità onde evitare la concorrenza al ribasso tra soggetti in aree limitrofe e salvaguardare l’occupazione”. Altro tema cruciale per la categoria quello delle pensioni. “Secondo i nostri studi- ha sostenuto Tarantino- un edile del centro- nord raggiunge a 63 anni in media 32,5 anni di contribuzione, un edile siciliano invece 27 anni. A questo si aggiunge la caratteristica usurante di questo tipo di lavoro che fa stimare all’istituto mondiale della sanità un’aspettativa di vita per edili inferiore rispetto a chi svolge lavori non gravosi”. Da qui la proposta della Fillea di prevedere per gli edili il pensionamento a partire dai 60 anni con 30 anni di contributi.


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