PALERMO – Il Palermo è di nuovo davanti a un cambio di guida tecnica, ancora un “colpo di testa” del patron Maurizio Zamparini che passerà alla storia più per la sua scellerata gestione societaria che per i fasti della sua prima parte di presidenza in cui il Palermo era stabilmente in serie A e le maglie rosanero erano lo spauracchio di grandi e piccole del massimo campionato italiano. Sembra una barzelletta senza fine, e soprattutto che non fa ridere nessuno, l’ultima crisi tra tecnico e presidente del club di viale del Fante. Se l’anno scorso si pensava si fosse toccato il fondo con nove avvicendamenti tecnici e un esonero di Iachini addirittura dopo una vittoria contro il Chievo, adesso Zamparini sembra che abbia intenzione di iniziare a scavare.
L’idea è quella di esonerare Eugenio Corini, il capitano del grande Palermo che tornò nel grande calcio dopo decenni di agonia nei campionati minori, e incarico a un nuovo tecnico ancora da cercare visto il rifiuto di Roberto De Zerbi, il 37enne dalla filosofia “zemaniana” bollato da Zamparini come “penoso” nel giorno del benservito arrivato dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano dello Spezia e ricontattato dopo il ko di Empoli. Corini sembra pagare il reato di “lesa maestà” per essersi affidato ai giocatori ritenuti più “navigati” per risollevare le sorti di una squadra che occupa il penultimo posto in classifica e aver chiesto rinforzi per una rosa allestita senza capo né piedi in estate dallo stesso patron che ama fare il presidente, il direttore sportivo e anche l’allenatore.
Quasi cacciato e sicuramente delegittimato un simbolo del Palermo che, al di là dei meriti e dei successi raggiunti da calciatore, aveva accettato la sfida titanica e quasi al limite dell’incoscienza di allenare una squadra con un ruolino di marcia senza precedenti per negatività. Corini ha racimolato un magro bottino di quattro punti in cinque partite che sembrano persino tanti considerata la rosa mediocre e inadeguata per il campionato di serie A che ha ereditato. Ha vinto a Genova dove anche la Juve ultrascudettata ci ha lasciato le penne, ma non è bastato. Ha riportato un minimo di entusiasmo nella piazza palermitana dove con lui in panchina le presenze al Barbera sono aumentate notevolmente. Ma non è bastato. Ha dato una migliore quadratura al collettivo sceso in campo sotto la sua gestione tecnica dove le sconfitte (e le mancate vittorie) sono arrivate esclusivamente per errori individuali. Ma non è bastato.
Zamparini continua nella sua danza macabra che porta dritto alla serie B. Un verdetto dal quale il Palermo si può salvare solo grazie a un miracolo sportivo, con tutta l’improbabilità che i miracoli (anche sportivi) richiedono. La prospettiva di una retrocessione quasi scontata ai primi di gennaio suona come una resa a braccia levate, senza precedenti nella storia del calcio palermitano. Ma a Zamparini tutto questo sembra non interessare. Ogni scusa sembra buona per non investire più su un club che è trattato come i vecchi giocattoli a cui i bambini si disaffezionano ma di cui non si vogliono disfare per chissà quale complesso meccanismo psicologico. E finiscono per marcire dentro uno scatolone in cantina.
Restano diciannove partite alla fine del campionato, cinquantasette punti in palio, tanti scontri diretti. Una prospettiva che nessuna squadra al mondo getterebbe alle ortiche a questo punto della stagione. E Zamparini che fa? Continua la sua danza macabra, senza pensare alle conseguenze delle sue scelte. Prima fra tutte quella dello spirito con cui i giocatori, il tecnico che verrà (scartato quello “penoso” che ha furbamente rifiutato l’incarico e l’ingaggio) e il pubblico affronteranno queste 19 sfide dall’esito così scontato. Ai tifosi palermitani non resta neanche la speranza di lottare fino all’ultima giornata per una salvezza che più della scorsa stagione può assumere il valore sportivo di un trofeo alzato al cielo. E c’è da chiedersi quanti saranno ancora gli irriducibili che avranno il coraggio e l’amore cieco di mettersi in coda al botteghino del Barbera per accompagnare le maglie rosanero al termine di questa sciagurata stagione. A prescindere dal tecnico che siederà in panchina.