Il “caso Cintola” ha sicuramente scosso il mondo politico negli ultimi giorni e soprattutto tra i corridoi di Palazzo dei Normanni se n’è discusso e non poco. Giulia Adamo, capogruppo dei miccicheiani in sala d’Ercole, si dice contraria al test antidroga tra i banchi dei deputati. Il motivo? “Il problema della politica – dice – è quello della competenza, delle capacità dei suoi esponenti, non quello della droga”.
Onorevole Adamo, cosa ne pensa dell’ipotesi di sottoporre al test antidroga tutti i parlamentari?
“Penso che secondo questa teoria dovremmo proporre il test antidroga per tutte le categorie professionali. Medici, notai, autisti, piloti, magistrati… i politici non sono una classe appartata. Quello che si chiede alla classe politica è di essere onesta, di non rubare, di non drogarsi, come a qualunque altra categoria professionale. Quando poi si scopre che invece è successo il contrario, allora gli organi competenti intervengono come è giusto che sia”.
Qual è allora la sua proposta?
“Non vedo una “questione droghe” legata alla sola classe politica. Il problema della politica è quello della competenza, delle capacità dei suoi esponenti, non quello della droga”.
A proposito di questioni strettamente politiche, secondo lei Cintola viene cacciato dal suo partito per l’assunzione di stupefacenti o perché era considerato un personaggio scomodo?
“Mi pare inverosimile che Cintola possa essere considerato un personaggio scomodo, al contrario mi pare comodissimo nell’ambito di un certo tipo di politica. Per essere ancora più chiara, non mi risultano battaglie, denunce, prese di posizione sociali o culturali da parte di Cintola, tali da poterlo rendere un personaggio scomodo”.
Un politico mantiene dei ritmi di vita più stressanti della media. Questo può essere una giustificazione per l’assunzione di droghe?
“Non è assolutamente una giustificazione, al contrario un politico è tenuto al rispetto di un forte senso di responsabilità, di decoro, di sobrietà. La sobrietà è il primo obbligo di un personaggio politico che, in quanto tale, è chiamato a rappresentare i suoi elettori”.
Nel 2009 si provò a fare entrare i test antidroga a Palazzo dei Normanni, ma solo nove deputati vi si sottoposero. Carbone bagnato?
“No, non credo. Neanche io mi sono sottoposta, ma di certo non perché avessi il carbone bagnato. Semplicemente, per quel che si diceva prima: se si parla di test antidroga non esiste una categoria sulle altre, basti pensare agli autisti, ai chirurghi… i problemi dei politici, ripeto, sono altri e riguardano i loro deficit sulle competenze, sulle capacità politiche, sui loro valori”.