La festa dell'Immacolata | (quando è una festa) - Live Sicilia

La festa dell’Immacolata | (quando è una festa)

Questa è la vita, amici miei: una stagione delle Feste dopo l’altra. Si comincia bambini e si finisce quando il Signore vorrà. Ma non pensiamoci, ché le Feste sono appena iniziate.

Dalle nostre parti, il giorno dell’Immacolata segna da sempre l’avvio ufficiale della stagione delle Feste. Si tirano fuori dagli armadi le carte del Mercante in Fiera, si controlla se manca qualche numero dal sacchetto del banditore della tombola, ci si pesa per l’ultima volta prima di inorridire davanti alla bilancia quando, il giorno dopo l’Epifania, taciteremo la nostra coscienza con il solito: “Anno nuovo, vita nuova. Da oggi, niente pane né pasta. E la pizza solo una volta al mese”. Quand’ero bambino, la notte dell’Immacolata si passava a casa della nonna con gli zii e i cugini. Ancora ricordo mia nonna che faceva il Presepe con alcuni pezzi residui di quello, ricco solo d’amore e fantasia, che realizzò per i suoi bimbi in tempo di guerra. La latta di una scatola di biscotti Mellin per fare una fontanella, le pecorelle create con ciuffi di bambagia e quattro stuzzicadenti al posto delle zampe, una scatola di scarpe rivestita di sughero come Santa Grotta. Ricordi di un tempo lontano che ti accompagnano per tutta la vita.

Nella mia casa “da grande” il giorno dell’Immacolata è, sin da quando i miei bimbi erano piccoli, dedicato alla preparazione del Presepe e dell’Albero di Natale. Purtroppo, non ho neppure un pezzo del “Presepe di guerra” di mia nonna. Anzi, in questo caso, “la nonna” è quella dei miei figli che, oltre vent’anni fa, ne regalò loro uno artigianale. Ma il vero “clou” della giornata è la preparazione dell’Albero. Non c’è luogo che abbiamo visitato in questi lunghi anni da cui abbiamo dimenticato di portare una palla di Natale. Faremo attenzione nel maneggiare quelle di cristallo di Boemia che portammo da Praga, distribuiremo nei rami bassi quelle con i dalmata e Biancaneve acquistate a Euro Disneyland, useremo i gancetti più resistenti per quelle di pietra che comprammo in Patagonia. E poi, come ogni anno, girerò la chiavetta per far risuonare il carillon della palla di plastica rossa in purissimo stile yankee-kitsch che mi donarono Cecilia e Mary Jo, le “mie infermiere” di quando lavoravo in America.

Eppure quest’anno, in mezzo a tanti bei ricordi, ci sarà posto anche per un pizzico di nostalgia. Dopo tanti anni di onorato servizio, il nostro vecchio Albero di Natale sintetico andrà in pensione. Aveva perso molti dei rami, altri non reggevano più il peso degli addobbi e lui, poverino, faceva persino fatica a reggersi dritto dopo che il piedistallo originale non aveva resistito a un’erronea manovra di smontaggio. Quanti pacchi abbiamo aperto sotto la sua chioma posticcia, quanti abbracci al suo cospetto, quanti sorrisi di gioia per tutte le “sorprese”, più o meno vere, che ci sono state riservate ai suoi piedi ormai malfermi. Da alcuni anni, il giorno dell’Immacolata litigavamo con i nostri figli, riluttanti ad abbandonare il loro compagno di tante emozioni di bambino. Ed infine quest’anno, dopo aver rischiato un paio di volte di vederlo finire al tappeto (quello grande del salotto, intendo), si sono arresi. Non potevano di certo accettare il rischio di vedere andare in frantumi le nostre preziosissime palle (quelle di Natale, intendo). E così, dopo lunga trattativa, l’assemblea di famiglia ha raggiunto un compromesso: si compra un nuovo Albero di Natale, sintetico come il primo naturalmente; ma la punta del vecchio diverrà un alberello da tenere in soggiorno. Cosicché il nostro caro amico non sentirà addosso, dopo anni di onorato servizio, il peso del pensionamento.

Chissà perché, ma ho come la sensazione di avervi intristito. Questa è la vita, amici miei: una stagione delle Feste dopo l’altra. Si comincia bambini e si finisce quando il Signore vorrà. Ma non pensiamoci, ché le Feste sono appena iniziate. Come diceva mia nonna: “C’è solo un solo modo per non invecchiare”. In fondo lei era un’esperta: di Feste di Natale ne trascorse ben novantacinque.


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