PALERMO – Siamo pronti a commissariarvi. Il rafrain va avanti ormai da mesi. Dalla Sanità alla Formazione, dalla depurazione all’acqua, passando, ovviamente, per i conti e persino per i Beni culturali. Roma ha “puntato” Palazzo d’Orleans. Ha messo il governatore Crocetta sotto tutela. Trattando la Sicilia un po’ come l’Europa fa con la Grecia. “O fate così, o vi commissariamo”.
L’ultimo avvertimento è di pochi giorni fa. Ed è molto chiaro. Il Miur ha scritto all’assessore Mariella Lo Bello e al dirigente generale Gianni Silvia, parlando di “perdurante inadeguatezza” del settore della Formazione in Sicilia. E ha rispolverato l’articolo 120 della Costituzione per minacciare l’attuazione dei “poteri sostitutivi” del governo nazionale nei confronti di quello regionale.
Uno “schiaffo” non da poco, considerato anche il fatto che proprio il settore della Formazione professionale ha rappresentato per il presidente Crocetta una sorta di immagine di copertina del libro della rivoluzione. Un settore investito dalla “furia moralizzatrice” del governo, che in qualche caso, a dire il vero, si è limitato a tradurre in atti amministrativi quelli che erano i provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Anzi, a dire il vero, sono stati tanti gli interventi dell’esecutivo nel campo della Formazione censurati dai giudici amministrativi. A cominciare dalle procedure di revoca ad alcuni enti, considerate illegittime, fino allo stop alla cessione dell’ente Cefop al consorzio Cerf. Tutte “cause perse” che hanno costretto la Regione a cercare affannosamente una cinquantina di milioni. Ma non è su questi argomenti che è intervenuto il Miur. La bacchettata del governo Renzi, infatti, riguarda i ritardi nell’avvio dei corsi per i giovanissimi, quelli che hanno la finalità di contrastare la dispersione scolastica dei ragazzi. Una tema delicato, soprattutto in una realtà delicata come quella siciliana. Una lettera che ha innescato un botta e risposta durissimo tra “pezzi” di governo. Da un lato la Lo Bello, dall’altro gli uffici di Alessandro Baccei. Quest’ultimo avrebbe avuto la colpa di non aver garantito alla vicepresidente della Regione le somme necessarie per avviare i corsi. E anche questo passaggio sottolinea, se mai ce ne fosse bisogno, il “peso” assunto dall’inviato speciale di Faraone e Delrio sugli equilibri presenti e futuri della giunta di Crocetta. Dove il governatore sembra sempre meno in grado di incidere.
La vicenda del paventato commissariamento della Formazione, sotto certi aspetti, somiglia a quanto avvenuto mesi addietro sulla Sanità. Ovviamente, in quel caso, la vicenda era stata contraddistinta da un evento tragico: la morte della piccola Nicole. Una morte su cui la perizia degli esperti della Procura sta facendo un po’ di luce, puntando il dito sul comportamento dei medici della clinica Gibiino. Nei giorni caldissimi immediatamente successivi alla tragedia, però, il ministro Beatrice Lorenzin, persino durante il Question time alla Camera, parlò della Sicilia come “Regione sotto tutela” e della mancanza “dei livelli essenziali di assistenza adeguati alla normativa e a quelli che sono poi i fabbisogni dei cittadini”. Esattamente lo stesso motivo per cui il Miur ha “minacciato” il commissariamento: ai siciliani non sarebbero garantiti i livelli minimi di alcuni servizi essenziali.
Un altro avviso romano riguarda invece l’acqua. E qui la storia si complica ancora un po’. Perché dal governo Renzi è arrivato praticamente un ultimatum: o la Sicilia approva la riforma del sistema idrico entro 90 giorni, o ci penserà appunto l’esecutivo nazionale. Un pungolo che è servito, probabilmente, ad accelerare l’iter di esame e approvazione del ddl in commissione Ambiente. Peccato, però, che il testo approvato abbia ricevuto da un lato il voto favorevole di alcuni deputati Pd, dall’altro il parere negativo del governo. Rappresentato in questo caso da Vania Contrafatto. Anche lei in giunta su indicazione di Davide Faraone. “Il ddl approvato – ha detto la Contrafatto – avrà l’unico effetto di far rischiare alla Sicilia la perdita di almeno 800 milioni di euro. Per questo il governo ha dato parere negativo al ddl. Quel testo è a rischio impugnativa”. Cioè il governo centrale è pronto a stopparlo. Anche perché la riforma non rispetterebbe alcuni paletti indicati da Roma. Così, ecco anche in questo caso la minaccia di attuare il “potere sostitutivo” previsto dal decreto “Sblocca Italia”. La stessa norma che impone alla Regione l’individuazione degli “enti di governo d’ambito”. In pratica i nuovi soggetti che dovranno gestire, in maniera integrata, il servizio idrico. Al momento i vecchi Ambiti territoriali ottimali sono stati solo liquidati e commissariati. Ma nell’Isola, tranne poche eccezioni, non è stato creato il nuovo ente, “in palese violazione – si legge nella nota inviata a Crocetta dal ministro all’Ambiente Gian Luca Galletti e dal sottosegretario alla presidenza Claudio De Vincenti – del quadro legislativo nazionale”. Un timore che non sarebbe stato fugato, stando alle dichiarazioni dell’assessore Contrafatto. Che nelle stesse ore, però, veniva anche individuata come commissario per gli impianti di depurazione in Sicilia. Anche in questo caso, il governatore è stato messo un po’ da parte, nonostante le battute: “Ci vogliono fare litigare, – ha detto Crocetta a margine di una conferenza stampa a Palazzo d’Orleans – ma io e Vania andiamo d’amore e d’accordo, come due fidanzati”.
Ma l’ombra dei commissariamenti nazionali si era allungata persino sui monumenti e sui musei siciliani. Appena due mesi fa, il ministro alla Cultura Dario Franceschini, intervenendo in un programma della Rai ammetteva: “La Sicilia per me è una sofferenza e un imbarazzo. Perché, purtroppo non tutti lo sanno, ma io non ho nessuna competenza in Sicilia. La tutela, le stesse soprintendenze, dipendono dalla Regione, le politiche turistiche, ovviamente, dipendono dalla Regione, quindi è un imbarazzo perché spesso ricevo proteste per cose che non posso fare. Ma c’è – ha aggiunto in quell’occasione Franceschini – la totale disponibilità a collaborare con la Regione Sicilia perché le potenzialità sono infinite”. Insomma, se non ce la fate da soli, vi aiuta Roma. Che intanto, da alcuni mesi, ha inviato in Sicilia Alessandro Baccei. È stato lui a prendere in mano i conti della Regione. E non solo. La necessità di “risparmiare” ovunque ha reso decisivo il ruolo del proconsole di Faraone e Delrio un po’ in tutti i rami dell’amministrazione. Persino in quello che riguarda, ad esempio, la riforma del personale pubblico, che spetterebbe ad altro assessorato (quello attualmente guidato da Ettore Leotta). E persino nel settore rovente della Formazione. Dove i corsi non partono, stando alle ultime uscite pubbliche, perché il vicepresidente della Regione non riesce a convincere l’assessore all’Economia a stanziare i fondi richiesti. Al governatore Crocetta, invece, resta il ruolo dello spettatore. Dalla Formazione all’acqua, dai conti al personale, non decide più lui. Al massimo, se vuole, il suo governo può decidere di fare ciò che Roma ha già deciso che si faccia.