PALERMO – Era una voce, e a Palermo circolava effettivamente. Ma averla raccolta e rilanciata in una seduta del consiglio comunale, e in una riunione delicata come quella sulla Ztl e sull’insediamento di un nuovo consigliere, costa 33 mila euro a Fabrizio Ferrandelli. L’ex consigliere comunale palermitano, e oggi deputato regionale, è stato condannato dal tribunale civile di Palermo per aver portato a Sala delle Lapidi la presunta overdose dell’ex sindaco Diego Cammarata: per il giudice Riccardo Trombetta, infatti, il comportamento di Ferrandelli rivela un “proposito denigratorio”. Di più: secondo il magistrato, Ferrandelli, “profittando della cassa di risonanza offerta dalla pubblica seduta del consiglio comunale, forte della preesistenza di una diceria concernente un’ipotetica tossicodipendenza del sindaco Cammarata, ebbe a rafforzare e rilanciare l’accusa fingendo di credere ad un episodio parossistico, e ciò al fine di sfregiare la pubblica reputazione del medesimo”.
Erano gli ultimi giorni della primavera del 2008. Il 19 giugno Cammarata è a Roma per trattare col governo nazionale sui conti dell’amministrazione palermitana, ma in città si diffonde la voce che sia stato ricoverato. In consiglio, Ferrandelli affronta la questione: “Le chiedo di smentirmi una voce – dice l’esponente del Pd – perché apprendiamo da notizie di strada che il sindaco sia stato ricoverato in overdose in ospedale, prego anzi… forse è dovuta a questo la sua assenza. Lo chiedevo perché sono preoccupato”. I consiglieri di maggioranza lasciano polemicamente l’aula, due esponenti della stessa opposizione di cui fa parte Ferrandelli si dissociano dalle sue parole, ma la notizia fa il giro della stampa: prima sull’Ansa, poi su “La Repubblica” e “Il Giornale”. Cammarata, che proprio pochi mesi prima si era sottoposto a un test tossicologico al “Gemelli” di Roma per smentire le voci su un consumo di cocaina da parte sua, fa intanto partire la citazione civile: difeso da Francesco e Dario Greco, chiede 50 mila euro di danno patrimoniale e un milione e mezzo di danni morali.
Richieste accolte solo in parte. Se infatti secondo il giudice la voce che Cammarata fosse un cocainomane circolava prima che Ferrandelli (difeso da Vincenzo Lo Re e Giovanni Balsamo, circolava effettivamente) la raccogliesse, “non è revocabile in dubbio come l’allusione del Ferrandelli abbia significativamente approfondito la pur preesistente e più blanda lesione della reputazione e del prestigio del sindaco”. Per il tribunale, però, il danno economico ipotizzato da Cammarata – 50 mila euro di spese ulteriori per le future campagne elettorali – non è stato dimostrato, mentre il danno morale ammonta a 27 mila euro, che arrivano a 33 mila con gli interessi.
Ferrandelli, al momento, dice di voler valutare se ricorrere in appello. “Sono sorpreso e amareggiato – afferma – ma è mia abitudine rispettare le sentenze anche quando mi danno torto. Mi ero limitato a richiamare in aula voci diffuse, successivamente pubblicate anche da importanti organi di stampa, secondo le quali il sindaco aveva sentito l’esigenza di sottoporsi ad esami tossicologici per fugare ogni dubbio in ordine all’uso di sostanze stupefacenti. Pertanto, seppure con toni polemici, chiedevo di fare chiarezza in ordine alla diffusione di tali voci e chiedevo al sindaco di dare spiegazioni della sua assenza prolungata dal consiglio”. Per il parlamentare si trattava di “una richiesta politica e mi dispiace se involontariamente ho offeso Diego Cammarata, al quale mi sono contrapposto sempre sul piano politico e non certamente su quello personale. Appena letta la sentenza valuterò con i miei legali se proporre appello”.