Le trattative tra i partiti per definire coalizioni e candidature in vista delle prossime regionali accelerano dopo le dimissioni di Raffaele Lombardo. Il quadro resta ancora confuso, con tante incognite ancora da risolvere. Oggi ha ufficializzato la sua candidatura Innocenzo Leontini, capogruppo del Pdl all’Ars, spinto dalla nuova lista che metterà insieme il Pid e alcuni esponenti del Pdl come il messinese Nino Beninati. Restano in campo a sinistra anche le candidature di Rosario Crocetta e Claudio Fava, così come quelle fuori dai poli di Cateno De Luca e Gaspare Sturzo. Ma resta ancora da capire quali saranno le scelte dei principali partiti, come il Pd e il Pdl.
Nel centrodestra negli ultimi giorni sono salite le quotazioni di Gianfranco Miccichè. Il leader di Grande Sud conserva il suo carisma e su di lui la coalizione potrebbe trovare una quadra con la benedizione di Silvio Berlusconi. Alle voci romane – peraltro smentite – di una possibile discesa in campo in prima persona di Angelino Alfano credono in pochi. Semmai restano in corsa Francesco Cascio e Giuseppe Castiglione, ma cedere la candidatura a un nome fuori dal partito risolverebbe i derby interni ai berluscones. Più basse le quotazioni di Nello Musumeci, che però resta in corsa e che potrebbe essere il vice di un ticket di centrodestra, soprattutto se il candidato sarà un palermitano.
L’alternativa più concreta a Miccichè è rappresentata da una soluzione tecnica, alla Monti. Incarnata dal rettore di Palermo Roberto Lagalla, molto attivo in questi giorni. Per lui lavorerebbero, oltre al mondo accademico, anche pezzi del mondo cattolico ed elementi della microgalassia montezemoliana. Quella di Lagalla dovrebbe nascere come candidatura civica, sulla quale si potrebbe trovare solo in un secondo momento una convergenza di partiti di centrodestra. La sua candidatura potrebbe persino calamitare il Nuovo polo lombardiano, e non solo, nel nome delle grandi intese. Ma nel Pdl non tutti vedrebbero bene questa soluzione e in una campagna elettorale che si annuncia durissima qualche dirigente del partito vedrebbe meglio un politico scafato e battagliero come Miccichè. L’ultima parola spetterà ad Alfano e Berlusconi.
Intanto, a sinistra, il Partito democratico non ha ancora trovato una quadra sul progetto di grande centrosinistra allargato all’Udc. L’Idv di Leoluca Orlando fin qui ha risposto picche, Crocetta non ha nessuna intenzione di mollare, e così il partito guidato da Giuseppe Lupo rimane in cerca di una soluzione. Nel Palazzo circolano, tra i papabili, i nomi di due leader sindacali, l’ex segretario della Cisl sergio D’Antoni e l’attuale Raffaele Bonanni. E c’è poi sempre l’ipotesi Gianpiero D’Alia, il segretario dei centristi che però dice di non essere in corsa. Ma più passa il tempo, più Crocetta, attivissimo nella sua campagna, guadagna vantaggio. Non è da escludere che alla fine il Pd finisca per appoggiarlo, col rischio però di perdere per strada l’Udc, che a quel punto potrebbe riavvicinarsi al centrodestra come accadde alle amministrative di Palermo, o magari optare per la corsa solitaria. Viceversa, se i democratici punteranno su un altro cavallo, il rischio scissione è concreto, visto che diversi pezzi da novanta del partito potrebbero scegliere di staccarsi candidandosi nella lista di Crocetta.
Il blocco lombardiano dal canto suo resta alla finestra e aspetta. La candidatura targata Fli di Fabio Granata resta teoricamente in piedi, ma tra i partiti è robusta la convinzione che il Nuovo polo – che probabilmente abbandonerà l’idea delle tre liste per presentare dappertutto un unico listone – alla fine sosterrà un candidato altrui. Magari, come vogliono le chiacchiere di Palazzo, Rosario Crocetta: già su Internet circola lo spassoso fotomontaggio di un gratta e vinci, nel quale grattando la faccia dell’ex sindaco di Gela si scopre sotto quella di Raffaele Lombardo.