La guerra dei rifiuti: |ecco cosa è successo - Live Sicilia

La guerra dei rifiuti: |ecco cosa è successo

Oggi Nicolò Marino sarà ascoltato in commissione Antimafia sullo scontro con Mariella Lo Bello. LiveSicilia è in possesso di tutti i documenti su cui ruota lo scontro e vi svela cosa dicono.

Il retroscena
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PALERMO – La partita a scacchi dura da un anno e mezzo. Ma è in due settimane che si sono giocate le mosse decisive. In 14 giorni di festa, fra il 17 e il 31 dicembre dell’anno scorso. La storia che l’assessore all’Energia Nicolò Marino stamattina racconterà alla commissione Antimafia, riunita per sviscerare la guerra dei rifiuti esplosa la settimana scorsa fra l’ex magistrato e la sua collega all’Ambiente Mariella Lo Bello, affonda le radici negli ultimi mesi del governo Lombardo e si trascina fino a pochi giorni fa. In ballo c’è il modello di smaltimento dell’immondizia in Sicilia: un piano stilato dalla giunta guidata dal politico di Grammichele e approvato in prima battuta dal ministero dell’Ambiente l’11 luglio 2012, ma ancora fermo in attesa degli ultimi bolli. È su questi che si sta consumando la guerra.
Il primo atto porta la data del 17 dicembre 2013. Da quando il ministero dell’Ambiente ha sollecitato gli ultimi dettagli del “Piano regionale per la gestione dei rifiuti” per rilasciare la “Valutazione ambientale strategica” è passato poco meno di un anno, ma finalmente si arriva al passaggio decisivo: gli ultimi due documenti vengono spediti a Roma e il direttore generale del dipartimento Rifiuti, Marco Lupo, ne dà notizia sul sito della Regione. Scatta il conto alla rovescia per ottenere la Vas.
Due giorni dopo, il 19 dicembre, a muoversi è l’assessorato all’Ambiente. È una data-chiave: l’indomani si terrà una conferenza di servizi per concedere alla discarica pubblica di Gela, un progetto finanziato dalla Regione con fondi europei per circa 30 milioni di euro, l’ultimo via libera, la Valutazione d’impatto ambientale. Il dipartimento Ambiente scrive all’ufficio legislativo e legale della Regione, e per conoscenza al commissario delegato per l’Emergenza rifiuti, per chiedere un parere su una questione spinosa: se manca la valutazione ambientale del piano nel suo complesso, è in sintesi la domanda del dipartimento Ambiente, si può rilasciare la valutazione su un singolo tassello? La conclusione viene tracciata nella stessa nota, firmata dal direttore generale dell’assessorato Gaetano Gullo – che poi racconterà di essere stato “gabbato” e di non aver letto il documento fino in fondo per la fretta – e da due dirigenti: “Alla luce di quanto sopra, questo dipartimento sospende le istruttorie finalizzate alla emissione di giudizi di Valutazione di impatto ambientale nei confronti di progetti che prevedono la realizzazione di nuove discariche”. Tutto bloccato. Anche la discarica di Gela.
Chi in quei giorni è passato dai dipartimenti Ambiente e Rifiuti giura che è a questo punto che il termometro dello scontro ha raggiunto temperature elevatissime. Sono le 13,35 di giovedì 19 dicembre, e sulla scrivania del commissario per l’Emergenza, che è lo stesso Marco Lupo che dirige il dipartimento Rifiuti, arriva il fax con la lettera del dipartimento Ambiente. A questo punto Lupo chiama Gullo. Al telefono, anche se il volume della conversazione avrebbe permesso di comunicare senza. Lupo, secondo i vicini di stanza, avrebbe accusato il dipartimento Ambiente di volere bloccare le discariche pubbliche a vantaggio di quelle private.
Il giorno dopo Gullo va in assessorato e firma una seconda nota. Da solo, stavolta: “Al fine di salvaguardare la salute pubblica, l’ambiente e l’ordine pubblico, le disposizioni di cui alla nota del 19.12.2013 vengono temporaneamente sospese limitatamente alle opere ed ai progetti di competenza del Commissario delegato per l’emergenza Rifiuti”, si legge nel documento. Marcia indietro: si sblocca la discarica di Gela, e con quella anche Enna e Messina, gli altri due impianti pubblici nelle mani del commissario. Il giorno stesso, un funzionario dell’Ambiente si presenta alla conferenza di servizi. Il 22 dicembre la valutazione di impatto ambientale per la discarica di Gela viene concessa.
Nel frattempo, nelle 24 ore fra la prima e la seconda nota, succede qualcosa. All’assessorato Ambiente un funzionario viene trasferito. Si occuperà di parchi. I bene informati del dipartimento collegano il cambio di mansioni alla lettera, ma la firma del dipendente spostato non è fra quelle in calce al documento. La sera stessa, dopo il trasferimento, a Gullo e a un paio di altri funzionari viene raccontata una vecchia storia del 2008. Si tratta della vicenda finita nell’esposto di Mariella Lo Bello in Procura: il protagonista è il funzionario appena trasferito, che ha gestito le autorizzazioni ambientali per una discarica della Sicilia orientale e che – secondo la tesi, tutta da dimostrare, dell’assessore all’Ambiente – poi avrebbe acquistato un’auto in Lombardia da un’azienda riconducibile ai gestori della discarica.
Il 27 dicembre interviene il presidente della Regione. Chi conosce le cose del palazzo, sa che Marino non è timido con i comunicati stampa, ma questa volta la nota parte dalla presidenza: Rosario Crocetta e l’assessore all’Energia annunciano che le gare per Enna, Messina e Gela sono state bandite. Nell’Isola saranno spesi 70 milioni per “creare un’alternativa al modello prevalso in Sicilia di discariche in mano privata”. È la benedizione presidenziale, e arriva in un momento-chiave: quattro giorni dopo, il 31 dicembre, il mandato di Lupo all’Emergenza è destinato a scadere.
C’è ancora tempo per un’altra mossa, però. Lunedì 30 dicembre vengono aperte le buste per i lavori in un’altra discarica pubblica, quella di Bellolampo. Partecipano in quattro: l’associazione d’imprese fra Ccc e Mondello spa, quella fra Tecnis, Cogip e Sintec, la Daneco Impianti srl e l’associazione che lega Intercantieri Vittadello, Torricelli, Loto Impianti e Sogeri. Quest’ultima ha il migliore punteggio sull’offerta tecnica, il maggiore ribasso e tempi di realizzazione pari o migliori rispetto agli altri. La commissione le assegna i lavori, indicando come seconda classificata l’Ati Tecnis-Cogip-Sintec. È sostanzialmente l’ultimo atto dell’Emergenza. Ed è anche, fino a oggi, l’ultima gara che per effetto dei poteri commissariali non è passata dall’Urega, l’ufficio centralizzato per gli appalti.
A questo punto la guerra continua, ma sotto traccia. Il primo atto arriva a metà febbraio, quando Claudia Mannino del Movimento 5 Stelle presenta alla Camera l’emendamento che boccia la proroga di Lupo all’Emergenza rifiuti. Una decisione alla quale Palazzo Chigi concede però una piccola deroga: Lupo potrà continuare a gestire gli appalti avviati prima del 31 dicembre. Cioè, appunto, Enna, Messina e Gela.
A fine febbraio il parere dell’ufficio legale richiesto il 19 dicembre viene consegnato a Gullo e Lupo. Romeo Palma e Paolo Chiapparrone analizzano la situazione in un documento di tre pagine e traggono una conclusione: “Ad avviso dello scrivente – si legge nel parere – la valutazione di impatto relativo ad un singolo impianto non può essere rilasciata senza che sia conclusa la procedura di Vas dal momento che l’opera da realizzare si inserisce in un programma per il quale la valutazione strategica è obbligatoriamente richiesta”. Un punto a favore della prima lettera del dipartimento Ambiente? Solo in apparenza: “La deroga a tale consequenzialità – scrivono Palma e Chiapparrone – non potrebbe che tener conto di una particolare situazione di emergenza la cui valutazione non può che competere al Commissario delegato”. Insomma, bisogna chiedere a Lupo. Che il 4 marzo prende una decisione: l’apertura delle buste per la discarica di Gela, inizialmente prevista per il 10 marzo, viene rinviata a data da destinarsi. “Una decisione rituale, è una prassi che si adotta sempre”, assicurano fonti del dipartimento Rifiuti. Ma che nel mezzo di una guerra può assumere un significato diverso. Quale sia quello vero lo spiegherà oggi Marino all’Antimafia.

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