La guerra, un anno dopo negli occhi e nel racconto di Klara

La guerra, un anno dopo negli occhi e nel racconto di Klara

Una giovane abitante di Kiev ha affidato a noi le sue parole e la sua testimonianza sul campo: "Non ho più sogni. Sono nata in un Paese che non era in guerra".
IL CONFLITTO IN UCRAINA
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CATANIA. Era il 24 febbraio dello scorso anno quando iniziarono gli attacchi da parte della Russia contro l’Ucraina per invadere Kiev, sede del governo ucraino e quartier generale del comando militare.
L’offensiva ha comportato attacchi della Russia lungo il confine russo-ucraino e bielorusso-ucraino.
Da quel giorno per la gente di Kiev, e dell’Ucraina in generale, niente è stato più come prima.
Una giovane abitante di Kiev ha affidato a noi le sue parole e la sua testimonianza sul campo.

– Quando sei nata Klara e dove? Quali sono i tuoi primi ricordi da bambina?

Sono nata nel 1982 in una piccola città ucraina chiamata Dunaïvci. Non ricordo molte cose dei miei primi anni di vita, ma so per certo che ho avuto un’infanzia felice ed intensa molto lontana dalla realtà che stiamo vivendo adesso.

– Com’era la tua vita prima della guerra? Che lavoro facevi e quali erano le tue abitudini?

Solo oggi mi rendo veramente conto che qui in Ucraina avevamo una vita molto bella prima di questa guerra. Ho vissuto a Kiev prima della guerra, dove ho lavorato come amministratore in un centro medico privato. Nei fine settimana, invece, facevo servizi fotografici come modella per gli studi pubblicitari della mia città, posando per brand di vestiti o prodotti di bellezza. 
Con l’inizio della guerra il titolare del centro medico ha chiuso la sua attività e si è spostato in Europa, così come sono stati chiusi anche gli studi pubblicitari, decretando così di fatto la fine del mio lavoro, sia come amministratrice che come modella.

– Quanto ha inciso il conflitto nella tua vita? Hai dovuto lasciare la tua casa e trasferirti in una zona più sicura? Come è cambiata esattamente la tua quotidianità?

In primavera gli orchi russi sono arrivati ad Irpin, hanno ucciso molte persone, distrutto tutto ciò che avevano davanti e ci hanno costretto inevitabilmente a lasciare la nostra casa e la nostra città. Ci siamo così trasferiti nella città di Khmelnitskiy, che conosco bene perché ospita l’università dove anni fa ho terminato i miei studi. La mia vita è cambiata completamente qui, in tutto.  Non ho altro da aggiungere, perché tutto è veramente cambiato per me.
Quella di oggi sembra davvero un’altra vita.

– Quali difficoltà hai dovuto e stai tuttora affrontando a causa della guerra?

Le difficoltà causate dalla guerra sono state molteplici. Ho cinque animali di cui mi occupo e per me è stato tutto ancora più difficile e costoso, anche trovare un appartamento dove poter vivere tutti insieme. Ad aggravare la situazione c’è stata una obiettiva difficoltà a trovare un lavoro, perché molte attività hanno di fatto chiuso i battenti.
Ma non è tutto.
Bisogna considerare anche tutti i problemi quotidiani legati all’energia elettrica e alla necessità di riscaldare le case, dovuti all’incostante erogazione di energia elettrica nell’arco delle ventiquattro ore: qui ormai si vive da “sirena” a “sirena” ”, un attimo la corrente c’è ed un attimo dopo c’è il blackout assoluto, e nessuno può sapere quanto tempo esattamente durerà.

– Se oggi avessi la possibilità di avere Putin davanti a te, cosa ti sentiresti di dirgli?

Non ho niente da dire agli orchi russi, perché hanno letteralmente distrutto la nostra cara vita. Di cosa potrei parlare oggi, nel 21° secolo, con orchi capaci solo di uccidere la gente e distruggere tutto?

– I tuoi sogni sono cambiati dopo la guerra? Immaginavi una vita così quando eri bambina? Quali sono i tuoi sogni oggi?

I miei sogni ora ormai sono stati infranti da questa guerra e non posso fare progetti, perché non so nemmeno cosa succederà nelle prossime ore. Era impensabile una vita simile quando io ero una bambina e giocavo tra le strade della mia città. Non sono nata in un paese dove c’era la guerra. Sono nata in un paese dove c’era una vita normale e fino al 25 febbraio dell’anno scorso non sapevo nemmeno cosa fosse una guerra.
Ora non è il momento per me di sognare, perché vivo sì ancora nel mio paese, questo è vero, ma in una realtà ormai differente ed a me totalmente estranea, una realtà che nemmeno io stessa posso dire di conoscere veramente.
In realtà infatti, personalmente, posso solo dire che sto cercando unicamente di affrontare, come posso, giorno per giorno, tutto ciò che comporta per me, mio malgrado, vivere qui, adesso ed in questo modo assolutamente surreale.


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