Marchetti, la lettera a Orlando:| "Ecco perché me ne vado" - Live Sicilia

Marchetti, la lettera a Orlando:| “Ecco perché me ne vado”

Pubblichiamo il testo integrale della lettera di dimissioni dell'ex vicesindaco di Palermo, Ugo Marchetti, inviata a Leoluca Orlando il 13 agosto. Ecco i motivi dell'addio del generale, entrato in contrasto col primo cittadino per le nomine nelle partecipate e la gestione delle stesse società.

IL TESTO INTEGRALE
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8 min di lettura

Roma, 13 agosto 2012

Ti scrivo perché ritengo corretto lasciare traccia di una decisione così importante e sofferta, e scrivo soltanto a Te che reputo l’unico a cui, nel mio attuale incarico, debba rendere il conto; ma Ti scrivo anche per il rispetto e l’affetto dovuti ed avvertiti alla Tua persona, al Tuo passato, al Tuo significato nella Storia della Nostra Città.

Credo sia giunto, Luca, il momento di segnare il passo e riprendere il cammino che ho temporaneamente sospeso. E’ inevitabile che io interrompa questa esperienza per le ragioni che sinteticamente Ti esporrò di seguito e che Tu non potrai che condividere.

Non c’è più, infatti, alcuna corrispondenza tra quanto ci si era ripromessi di realizzare, quanto si sta concretizzando e quanto è invece necessario attuare, da un lato, e, dall’altro lato, quanto tutto questo costi alla mia persona sul piano ideale, professionale, familiare.

Il progetto stava, per quanto mi riguarda, in un radicale recupero economico – finanziario della Città, attraverso una riedizione della funzione di Bilancio, quale premessa per una rinascita civile, sociale e culturale.

Ma come è possibile, Luca, perseguire questo obiettivo se le cause del dissesto del Comune di Palermo sfuggono alla mia competenza? Se l’universo, cioè, delle Partecipate e tutta la negativa induzione economico – finanziaria ad esse riconducibile può essere soltanto subita e non prevenuta? Se, di fatto, non è possibile intervenire sulle forze realmente originatrici delle disfunzioni – che si riflettono sistematicamente sulle dinamiche del bilancio – ed è, conseguentemente, impedita ogni azione autenticamente ricostruttiva?

Ovviamente non è possibile; e ciò non soltanto in esito, direttamente, alle Partecipate, ma più ampiamente in rapporto all’intera funzione di Bilancio. Infatti, vigente quella carenza potestativa e a motivo dell’ampiezza dei riflessi delle Partecipate sull’intero Bilancio, rimane talmente contenuta l’area di intervento potenziale che le funzioni residue dell’Assessore al Bilancio si dimensionano sostanzialmente in una proiezione puramente contabile, una proiezione che segue gli effetti economici e non può anticiparli.

Peraltro, le misure di intervento sarebbero, invece, certamente praticabili; esse si concretizzano in criteri e direttive di gestione economico – finanziaria innovativi, connessi ad interventi strutturali modificativi e complementari, che tengano conto delle contingenze e degli assetti del momento e, contestualmente, siano calibrati sugli obiettivi e sulle finalità future.

Questo significa rifondare le Società Partecipate, collegandole connettivamente e orientandole su profili di economicità imprenditoriale, assumendo tutte le iniziative conseguenti anche in termini di proposte statutarie, regolamentari, normative. Così operando, costantemente filtrando – preventivamente, durante e consuntivamente – i profili di economicità delle Partecipate sul Bilancio del Comune, si conseguirebbe, progressivamente, una stabilizzazione finanziaria dell’Ente oltre l’attuale crisi, verso una obiettiva rinascita. I passaggi conseguenti si individuano nell’esercizio, in Bilancio, di una diffusa bonifica di sacche di inefficienza economico – finanziaria e di forme di pluriennali contaminazioni negative, originate, quest’ultime, ancora una volta, dalle Società Partecipate. Attività da avviare contestualmente ad una ordinata programmazione ricostruttiva radicata su un progetto formale e, quindi, su un tracciato documentario che segni le scelte della classe politica responsabile dell’Ente. Un progetto ponderato, innovativo nelle soluzioni ma, nello stesso tempo, stabilizzato sulla base delle vigenti prescrizioni del diritto pubblico economico e, nello stesso tempo, pronto a recepire tutte le evoluzioni che saranno o potranno essere indotte da direttive nazionali e comunitarie, a motivo di sovraordinate, vincolative, progettualità.

Come Tu sai, però, nulla di questo è accaduto, malgrado più volte ne avessi, nel pur breve periodo di investitura che mi riguarda, rappresentato la necessità.

Peraltro, non nascondo che, a parte le ragioni sostanziali e funzionali che sollecitano gli interventi di riforma, esistono, anche, indicazioni istituzionali che suggeriscono particolare sensibilità al tema e, congiuntamente, l’urgenza di una testimoniata azione di vigilanza e controllo.

Mi riferisco al sistematico interessamento istruttorio, indagativo ed investigativo della Corte dei Conti, della Procura Ordinaria della Repubblica, di tutti gli Organismi di Polizia Giudiziaria del Paese, Enti che con richieste, istanze o provvedimenti di singolare frequenza ed in molte occasioni di particolarissima qualità informativa e/o repressiva, testimoniano una precarietà delle Partecipate – passata, ma anche presente – sotto versanti amministrativi, contabili e penal–processuali che dovrebbe alimentare iniziative concrete e vigili. Ma anche questo impulso non ha avuto la risposta che ritengo avrebbe dovuto meritare.

Muovendo da queste premesse, ribadisco, ancora una volta, come, sotto plurimi profili, risulti assolutamente necessaria una azione decisa e tempestiva in rapporto a questo tema, una azione che si concretizzi, almeno, come accennavo, in un progetto palese; un progetto la cui rilevanza sarebbe a doppia anima: valido, cioè, intanto, per la sua stessa esistenza, espressiva, già di per sé, di discontinuità ed innovazione, e poi, ancora una volta, valido per i riflessi migliorativi che sarebbero progressivamente acquisiti, in parallelo ai crescenti mutamenti. Ovviamente, in questo senso non opera il previsto Comitato che prenderà le mosse il 27 agosto p.v., Comitato di cui ancora mancano i lineamenti, ma che si orienta, inutile negarlo, lungo logiche certamente diverse.

Naturalmente, in una visione più ampia e tendenzialmente omnicomprensiva, l’obiettivo di risanamento dell’area partecipativa in vista di una ripresa del contesto economico – finanziario può e deve affiancarsi ad altre iniziative di grande respiro, anche profondamente evolventi rispetto all’attualità. Lungo tale logica si muovono possibili programmi di cartolarizzazione e/o cessione o altre misure riguardanti lo straordinario patrimonio immobiliare di Palermo. Questi itinerari, tuttavia, – che pure andranno percorsi – si aggiungono ma non surrogano i precedenti; hanno natura completamente diversa ed impongono analisi e riflessioni ponderate e, quindi, una tempistica che non si concilia con le urgenze di bilancio – ma anche sociali – del momento.

Ma a parte questo ultimo profilo che ai presenti fini non rileva, non c’è corrispondenza, come Ti accennavo, tra gli obiettivi iniziali, ciò che è stato realizzato e ciò che invece si deve ancora fare. Peraltro, a quanto Ti ho innanzi riportato sinteticamente, si aggiungono altri aspetti che non si conciliano con il mio modo di interpretare il ruolo, costantemente orientato, quando si tratti di gestire pubblici interessi e funzioni, alla più ampia condivisione delle regole e partecipazione delle scelte. Ma qui siamo su un altro piano, un piano non più tecnico – giuridico e, quindi, a me proprio ma, più squisitamente, politico per il quale a me spetta, soprattutto, un diritto di opinione, seppure qualificato da una partecipazione al Governo locale.

Sotto questo aspetto, come Tu sai, non ho particolarmente condiviso la nomina dei responsabili delle Società Partecipate, e ciò per le ragioni che coralmente rappresentai ma anche per altre motivazioni che puoi intuire e che attengono alle procedure di nomina.

Alla stessa maniera, non rientra nel mio modo di orientare le decisioni di pubblico rilievo aventi contenuto e riflesso giuridico, il percorso adottato per sancire la previsione e, quindi, prospetticamente, la nomina del Direttore Generale.

Ovviamente, anche in questo caso non esiste una questione attinente ai nomi o alle persone; il tema ha esclusivamente connotazioni giuridiche e procedurali.

La normativa attuale nel suo insieme e con terminologie singolarmente esplicite, cautelativa degli interessi economici e finanziari del Paese, vieta ogni assunzione – comunque si definisca ed a qualsiasi titolo – particolarmente quando il provvedimento comporti incremento di spesa in rapporto a Comuni finanziariamente eccedentari sotto questo profilo.

Ogni interpretazione funzionale che consenta effetti diversi è semplicemente acrobatica e, se anche paradossalmente legittimasse, in apparenza, il risultato voluto, questo, comunque, rimarrebbe eccepibile in sé introducendo una versione che la volontà del legislatore, espressa secondo una formulazione letteraria la più ampia possibile, non concepisce. Peraltro, una difformità insinuata proprio dal Comune di Palermo, frutto di una singolare distillazione interpretativa, in questi tempi e nelle specifiche condizioni economico – finanziarie, non credo illustri, comunque, in positivo, la Nostra Città.

Noi ci eravamo riproposti di costituire un esempio comportamentale, un emblema, l’embrione di una rinnovata, terza Repubblica. Queste decisioni e le formule adottate non rispecchiano le nostre originali intenzioni e non me la sento di sostenerle.

Tutte le circostanze che Ti ho fin qui rappresentato, si caricano sul primo piatto della bilancia: i progetti iniziali, quanto difformemente realizzato, quanto ancora da fare e gli scarti rispetto alle mie proiezioni e alle mie attese. Sull’altro piatto, il costo di tutte queste inadeguatezze; costo professionale, personale, ideale. Un costo altissimo per me, un costo oggi non più giustificato e che perciò non mi sento più di sostenere, per me, la mia Famiglia, per la mia coscienza.

Rimane, Luca, la mia profonda stima per Te, Capo carismatico di una Città di cui personifichi lo Spirito ed interpreti le speranze. E questo è.

Ma in più, Luca, oggi ritengo sia necessario vivere – per chi è investito di alte responsabilità – in una nuova dimensione, in un rinnovamento valoriale e comportamentale che deve necessariamente filtrarsi attraverso una sorta di ribellismo etico che si alimenta soprattutto di esempi, esempi che devono camminare in piazza esprimendo platealmente e fisicamente il rispetto delle regole e rivendicando la condanna dell’errore, dell’asocialità, della persecuzione del diritto, della legalità, della civiltà, del bene comune. Questo il mio progetto di vita, ma anche il mio limite.

Tu, Luca, il Sindaco lo sai fare; lo hai fatto splendidamente nell’altro secolo; spetta ora ancora a Te interpretare questo ruolo in questi tempi nuovi, in questo secolo e nella Nostra superba Città. Che Tu possa farlo costituendo un esempio per tutti, protagonista esemplare di una spiritualità sociale e civile rinnovata.

E’ questo l’augurio più profondo, più vissuto, credimi, che mi sento di rivolgere a Te, per Te, per Noi, per il nostro Paese.

 

Ugo Marchetti


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