La lunga notte della delusione | Palermo, così è svanito il sogno - Live Sicilia

La lunga notte della delusione | Palermo, così è svanito il sogno

La sconfitta brucia. La rabbia frigge. Si può solo provare a mettere una vecchia foto...

La serie A svanita
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La notte di Palermo è solitaria. Nel viaggio da via Libertà a Mondello non c’è nemmeno una bandiera che sventola. E come potrebbe nell’ora del rimpianto? Alle ventitré, la serie A ha già indossato la maglietta gialla del Frosinone. E’ vero, si sono viste cose inaudite, anche se fossero accadute al ‘Malvagno’, con tutto il rispetto. I palloni lanciati in campo. Il tragicomico balletto: punizione, rigore, vabbè, dai, facciamo punizione. E’ verissimo, i motivi per vestire questo dolore sportivo con i paramenti della recriminazione sono colossali. Ma alla fine dei giochi, nell’almanacco e nel minuto presente, conta chi va su. Le urla al cielo di chi è piombato laggiù scoloriscono, immancabilmente, col tempo.

E’ fonda la notte di Palermo, da Mondello a via Libertà. L’avevamo immaginata diversa, imbandierata, clacsonante, con la gente a ballare sui cofani delle macchine, con quel surplus di tascitudine che nei frangenti lieti coinvolge tutti e da quasi tutti viene perdonato. Invece, ci sono ombre svelte che rincasano, altre si preparano mestamente all’uscita, dopo un’ora e mezza di bile davanti alla tv. E’ la solita notte di Palermo, nella notte che non può diventare altro. Sì, l’avevamo immaginata sfolgorante come un’alba. Peccato.

C’erano una volta le storie delle felicità incardinata al pallone, in mancanza del resto. C’erano le maschere con i loro aneddoti. Palermo-Triestina, la grande promozione. Maxischermo alla Kalsa. La signora Concettina che non trova posto. Poi, un giovane galante cede il suo e i rosa segnano. Da quel momento, Concettina rimarrà seduta, sorvegliata da cortesi ma implacabili custodi della scaramanzia.

E il gol di Vasari in memoria di suo papà, col dito che indica lassù. E Guidolin, un uomo serio che alcuni chiamavano ‘il monaco’ solo perché era bravissimo e onesto: fu lui a cullarci con una musica che aveva il gusto dell’Europa. E la finale valorosa contro l’Inter. E, in anni lontani, la sforbiciata di Santino Nuccio contro la Juve Stabia. E Vicè che andava allo stadio con suo padre e ci va ancora, chiacchierando, con un fantasma gentile accanto. E Fulvio che prendeva la macchina per approdare a Trapani, in un’epoca di esilio, senza mancare mai. E, quando Musella fece quaterna al Casarano, gli spuntò una lacrima in omaggio alla bellezza tra guancia e baffi. Ognuno di noi ha un album di ricordi e foto ingiallite. Speranze si consumano. Speranze si annunciano.

Ha scritto un altro papà, su facebook, per Palermo-Frosinone: “Dopo poco più di sei anni, sono tornato qui. Non pensavo di riuscirci più senza te. In quell’angolo di curva stavolta però tu non ci sei”. Un pensiero corre al suo dolcissimo, coraggioso e sfortunato bambino. Ecco che cos’è il calcio, quaggiù, nella città dei sogni che svaniscono. Una necessità di resurrezione che annulla le lontananze, cura le ferite, riunisce padri e figli a dispetto del tempo. E’ tutto, il calcio, lì dove non c’è niente.

In tanti stanno scrivendo sui social che Frosinone-Palermo passerà alla cronaca come uno scempio pallonaro. La rabbia frigge con ottime ragioni. Ci sarà un ricorso e staremo a vedere. Ma, in questa notte cupa, domina soprattutto la delusione; regna la consapevolezza di un’altra promessa che si congeda con un inchino di malinconia e chissà se mai la riavremo qui, a tavola, con noi. Ci saranno tempo e modo per celebrare i processi del lunedì. Ci saranno modo e tempo per descrivere gli snodi di una stagione che comunque presenta un epilogo negativo. Ci saranno occasioni per chiedere cosa sarà del capitale umano vestito di rosanero. La passione di un’intera comunità merita risposte chiare e adeguate.

Ma adesso c’è il panorama di una notte desolata da affrontare, attraversando Palermo con la sua munnizza, con la sua pesantezza, con i suoi drammi soffocanti, con le sue finestre chiuse, con le sue amarissime sconfitte. Si può mettere appena una vecchia foto per vedere l’effetto che fa, se il bruciore diminuisce un po’. C’è una notte di solitudini a piedi, da Mondello a via Libertà. E nemmeno un pallone per provare a volare.


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