La mafia del pane e panelle| Così ripuliscono i soldi sporchi - Live Sicilia

La mafia del pane e panelle| Così ripuliscono i soldi sporchi

I boss investono nelle attività commerciali. È la mimetizzazione di Cosa Nostra

PALERMO – Gli ultimi due prestanome sono stati scoperti dal Nucleo di polizia economico-finanziaria. È un ulteriore conferma della bontà del lavoro degli investigatori e della Direzione distrettuale antimafia.

I boss aprono bar, ristoranti, paninerie, pollerie, tabaccherie, supermercati, agenzie di scommesse e pescherie. Puliscono i soldi sporchi attraverso il cibo che mangiamo e le sigarette che ammorbano la salute di chi le fuma. La mimetizzazione di Cosa Nostra passa dagli investimenti economici che si confondono nella quotidiana normalità delle città. E così diventa complicato scovare i soldi. Complicato ma non impossibile.

La sezione Misure di prevenzione del Tribunale, presieduta da Raffaele Malizia, nei giorni scorsi ha sequestrato a Luigi Salerno, anziano boss della famiglia di Palermo Centro, una focacceria in via Maqueda e una tabaccheria in via Ignazio Morrmino, rione Zen. Erano formalmente intestati ad Emanuele Versaggio e Giuseppe Bosco. Le intercettazioni avrebbero fatto emergere che in realtà Salerno era il vero dominus. “Questi mi fanno perdere la tabaccheria… buttiamo a mare 500 mila euro di roba”, diceva Salerno criticando la gestione del suo presunto prestanome.

Nel caso del negozio di street food – Salerno ha fiutato le potenzialità della pedonalizzazione di via Maqueda – parlando con la proprietaria dell’immobile le diceva: “Vede che bel negozio… entro il mese apriamo”.

Non sono i primi beni che vengono tolti a Salerno. Sotto sequestro era già finita la “Tabacco & Caffè” di via Gaetano Daita a cui è legata un’altra vicenda di cronaca. Prima gli danneggiarono il negozio e poi, quando Gino Salerno chiese spiegazioni, gli dissero che “si doveva tappare la bocca e non sparlare di persone del mandamento e di non immischiarsi in nulla. Io e mio fratello riferimmo tale cosa a Salerno che non fece alcuna obiezione”. A raccontarlo è stato il pentito del Borgo Vecchio, Giuseppe Tantillo La notte dell’8 agosto 2015 qualcuno aveva piazzato due piccole bombole di gas davanti alle vetrine. Una si incendiò, ma non esplose. L’altra sfiatò e fece cilecca. Si pensò subito al racket, ma gli eventi successivi dimostrarono che si trattava di altro movente. Giuseppe Di Giacomo, poi assassinato alla Zisa, aveva incaricato Alessandro D’Ambrogio, reggente del mandamento di Porta Nuova, di avvicinare Salerno per chiedergli un finanziamento da 100 mila euro per un traffico di droga. Salerno avrebbe preso tempo, provocando la collera di Giovanni Di Giacomo, killer ergastolano, che gli rimproverava le sue “mancanze” nei confronti dell’organizzazione, della quale avrebbe fatto fatto parte solo “per curare i suoi interessi”. C’è di più, perché Giovanni Di Giacomo aveva incaricato il fratello di pedinare Salerno, forse con il proposito estremo di eliminarlo.

Quindi arrivarono le dichiarazioni di Tantillo: “Un giorno Paolo Calcagno (in carcere con l’accusa di essere stato il capomafia del mandamento di Porta Nuova, ndr) nel mese di giugno 2014 ci incaricò di fare un danneggiamento al negozio bar di via Daita di Gino Salerno. Il motivo era perché parlava male di gente del mandamento e poi aveva rapporti con il pentito Fava. Io e mio fratello Domenico abbiamo ordinato di fare il danneggiamento con una bomboletta di gas e della benzina”.

Il sequestro eseguito ieri dai finanzieri del Gico fa il paio con le dichiarazioni dei pentiti. Per ultime quelle di Filippo Bisconti “… via Maqueda, Olivella e anche Ballarò compresa la via La Lumia  non c’è locale che non appartiene a qualcuno di loro interesse o comunque paga il pizzo… nella zona della Vucciria avevano dei pub loro stessi… molti locali sono direttamente dei mafiosi o di persone che sono prestanome dei mafiosi… non c’è un locale che non è di loro pertinenza  e quelli che non sono di loro pertinenza sono in società o ci vanno a prendere il pizzo”. È la mafia della birra e del pane e panelle.


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