La mappa della mafia catanese | Affari, assetti e assalti finanziari - Live Sicilia

La mappa della mafia catanese | Affari, assetti e assalti finanziari

I nomi delle cosche ed il ruolo sempre più centrale delle donne.

La relazione della Dia
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CATANIA. “Le famiglie mafiose proiettano primariamente la loro attenzione verso settori “caratterizzati da bassa tecnologia”, quali il settore edilizio, gli appalti, la filiera dei trasporti (soprattutto su gomma), le reti di vendita e della grande distribuzione, l’agroalimentare, la ristorazione, le scommesse clandestine, l’emergente mercato delle energie alternative, lo smalti- mento e trattamento dei rifiuti, nonché la gestione delle discariche”.
E’ un quadro chiaro ed inequivocabile quello tracciato dalla Direzione Investigativa Antimafia, nella sua relazione semestrale (il periodo in questione è quello che va da gennaio a giugno del 2017) presentata al Ministero dell’Interno.

Lo scenario criminale catanese, con inevitabili e acclarate ramificazioni su tutta la parte orientale dell’Isola, vede “interagire – con dinamiche non apertamente violente – sia consorterie dalle connotazioni tipicamente mafiose di cosa nostra, quali le famiglie Santapaola-Ercolano, Mazzei (in espansione nel territorio di Siracusa e Ragusa) e La Rocca (quest’ultima stanziale ed egemone a Caltagirone), sia gruppi dotati di una consolidata struttura e presenza sul territorio, funzionali alla realizzazione di affari illeciti, quali i Cappello-Bonaccorsi (anche questi in espansione verso Siracusa) ed i Laudani.

In questo contesto, diventa sempre più centrale il ruolo delle donne (quasi tutte legate da vincoli di parentela) che partecipano attivamente agli interessi dei clan assumendo anche posizioni verticistiche proprio all’interno delle organizzazioni criminali. In particolare emerge la figura di Maria Campagna, partner storica del padrino Salvatore Cappello, capo dell’omonima cosca, da anni al 41bis. La donna è coinvolta nel processo scaturito dal maxi blitz Penelope. 
“Le famiglie proiettano primariamente la loro attenzione verso settori “caratterizzati da bassa tecnologia”, quali il settore edilizio, gli appalti, la filiera dei trasporti (soprattutto su gomma), le reti di vendita e della grande distribuzione, l’agroalimentare, la ristorazione, le scommesse clandestine, l’emergente mercato delle energie alternative, lo smalti- mento e trattamento dei rifiuti, nonché la gestione delle discariche.

Fortemente indicativa di quest’ultimo interesse è l’operazione “Le Piramidi” conclusa nel mese di marzo dall’Arma dei Carabinieri, grazie alla quale è stato scoperto come alcuni imprenditori, attivi, tra l’altro, nello smaltimento dei rifiuti, costituissero il braccio economico-imprenditoriale di un noto elemento collegato alla famiglia Santapaola-Ercolano”.
Nelle mire di Cosa nostra ci sono anche i patrimoni immobiliari rurali: uno strumento utilissimo per beneficiare di fondi pubblici per lo sviluppo di attività produttive agricole e zootecniche, ma anche per perpetrare truffe ai danni dello Stato, attraverso il fittizio impiego di braccianti.

Ma c’è anche una criminalità straniera che si fa strada nel territorio della provincia catanese: nella relazione, gli investigatori scrivono come appaia “consolidata la presenza di gruppi extracomunitari dediti, previo assenso delle consorterie mafiose, allo sfruttamento della prostituzione, al caporalato, alla vendita di prodotti contraffatti e al riciclaggio di denaro. In quest’ultimo campo spicca la “specializzazione” dei gruppi criminali cinesi, in grado di sfruttare i canali della rete dei money transfer”.


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