La mossa corretta| dell'uomo col berretto blu - Live Sicilia

La mossa corretta| dell’uomo col berretto blu

L'ingresso della giovane promessa Belotti, quando si era in svantaggio per 1-0 contro un buon Brescia, da la cifra tecnica in possesso del nuovo tecnico rosanero Beppe Iachini.

il processo al palermo
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PALERMO – Il Palermo migliore io non l’ho visto e, con me, non l’ha visto nessuno, visto l’uragano che si è abbattuto sulla città, giusto all’inizio della partita di Brescia: Sky in tilt e unica risorsa rimasta, la radio con la voce straziata di D’Agostino.

Così, me li son dovuto immaginare i gol mancati nei primi dieci minuti da Hernandez (l’ennesimo di una lunga serie, da quand’è iniziato il campionato), Dybala e Di Gennaro. Potevamo andare in vantaggio e poi gestire meglio la partita, senza gli affanni patiti per tutti i novanta minuti. Ma così è il calcio, così è la serie B, dove la corsa, l’agonismo, la voglia di vincere contano di più della tecnica e del… pedigree.

Il Brescia, che sembrava in trance, si è ridestato sotto la spinta vigorosa del solito ex, famelico e rabbioso: è stato il suo leader indiscusso, Caracciolo, a prenderlo per mano e riportarlo in campo, dove, per la verità, per il primo quarto d’ora di partita non si era visto. Già Caracciolo, l’ex che non perdona, che sigla un gol bellissimo, da centravanti vero, tecnica, potenza atletica e tempismo eccezionali: prima addomestica di petto un pallone tutt’altro che facile, poi di esterno destro lo piazza nell’angolino, sull’uscita disperata di Sorrentino. 1-0 per il Brescia e i fantasmi che si ripresentano puntuali alla prima trasferta, dopo la doppia sconfitta di La Spezia e Bari.

Ma stavolta in panchina c’è un tipo col cappellino blù cui non sfugge nulla, soprattutto gli errori in serie dei suoi giocatori, che improvvisamente sembrano venuti giù da un altro pianeta, ben lontano e sconosciuto rispetto a quello che ogni sabato ci fa conoscere la serie B. Insomma, i suoi ragazzi accusano il colpo e, invece, di serrare le fila e ragionare da squadra, cominciano a voler strafare, uno dopo l’altro, come se ognuno volesse risolvere da solo partita e risultato. L’uomo dal berretto blù se ne accorge subito, come deve fare un allenatore che conosce il mestiere e sa bene che le partite durano almeno novanta minuti e, quindi, tutto può sempre cambiare.

Non si agita più di tanto in panchina, si guarda bene dal trasmettere isteria e confusione ai suoi ragazzi, si limita a tenerli a bada con i giusti richiami e qualche pugno chiuso, come a dire: “Dai, forza, ce la facciamo!” E, intanto, medita su quali correttivi apportare al suo team. Specialmente nei 4 di difesa, che nell’azione del gol subito, meriti di Caracciolo a parte, hanno peccato di leggerezza, concedendo all’”airone” bresciano un paio di metri di troppo: quelli sufficienti per prenderli tutti d’infilata e beffarli con quel suo imparabile “esterno ” a fil di palo.

Ecco, in una domenica certo non esaltante per i nostri colori, l’unica nota davvero lieta è constatare che, appena due settimane fa una partita come questa l’avremmo persa e pure malamente. Perfino peggio di quelle con lo Spezia e col Bari. Invece stavolta non solo non l’abbiamo persa ma se c’era una squadra che nella ripresa meritava la vittoria questa era il Palermo. Come mai? Semplice, ci ha pensato Iachini ad aggiustare le cose, cominciando dalla difesa, che da 4 è passata a 3 e, per farlo, non ha esitato a sacrificare Verre, il nostro gioiellino, che pure non aveva demeritato ed anzi aveva colto una clamorosa traversa, a portiere battuto.

Ma l’uomo dal berrettino blù non guarda in faccia a nessuno: i singoli, nella sua sacrosanta filosofia di gioco, contano finché insieme fanno squadra, altrimenti… via! Si passa oltre e così per Verre, ad inizio ripresa, entra Andelkovic e sulla fascia si allarga Barreto, cui si può chiedere, vista l’esperienza e la sua grande vocazione alla lotta, di sacrificarsi ancora di più. Nel frattempo, Andelkovic prende le giuste misure a Caracciolo e, soprattutto, nel gioco aereo, lo spegne come una candela: giusto là dove, nei primi 45’, aveva fatto il buono e il cattivo tempo fra Munoz e Terzi. Grande mossa, quella di Iachini, che restituisce al Palermo la sicurezza necessaria per spingersi all’attacco alla ricerca almeno del pareggio. E ci prova pure con determinazione e varietà di temi, solo che lì davanti c’è il solito (ahinoi) Henrandez di questo inizio di stagione, che non ne combina una giusta. Così Iachini interviene di nuovo, non sono passati neanche dieci minuti della ripresa e lui apporta un altro correttivo, stavolta in attacco: fuori Di Gennaro e inserisce l’altro ragazzino dell’ultima ora di mercato di Perinetti: Belotti, vent’anni, talento e forza insieme, un under 21 col sole in fronte e un avvenire roseo, che sembra già scritto. Insomma, come aveva ampiamente dimostrato sette giorni fa con la Juve Stabia, Iachini dà ulteriore prova del suo ferreo mestiere: in panchina lui c’è e non solo per figura, come succede spesso a tanti suoi colleghi. Lui ha sempre dritte le antenne, non perde un colpo, vede e provvede.

Una manciata di minuti dopo il suo ingresso, Belotti sigla il bellissimo gol del pareggio, su imbeccata di capitan Barreto ed è un pareggio strameritato, che lascia presagire che il Palermo potrà anche vincerla questa partita, perché ci prova, perché non arretra di un metro, perché finalmente in attacco ha un torello smanioso di farsi valere, che non ha paura di niente e lotta su ogni palla. Solo che Hernandez continua a sbagliare, come fosse diventato un brocchetto e invece non lo è, perché, se no, Iachini lo toglierebbe e non lo fa. Il perché lo intuiamo: il nazionale uruguagio, pur nella forma precaria in cui versa, gli serve per dare profondità al gioco offensivo del Palermo.

E poi, stavolta manca anche Lafferty, fermato alla vigilia da un guaio muscolare e, quindi, anche volendo, con chi sostituirlo? La partita, intanto volge al termine, si capisce solo alla fine che le due squadre si accontentano del pareggio ma… Fino ad un certo punto, perché il calcio è una bestia rara, in un attimo può succedere tutto e il contrario di tutto, ovvero il gol della vittoria da una parte o dall’altra. E a chi capita? Semplice: all’ex rabbioso di turno, a quel Caracciolo, che nella ripresa praticamente si è riposato, tranne farsi ammonire per un fallaccio su Andelkovic, che non gli faceva più vedere palla. L’ ”airone” arpiona una palla vagante in area di rigore, ha l’unico guizzo della sua scialba ripresa e si presenta solo soletto davanti a Sorrentino, ancora una volta uscitogli disperatamente incontro. Sembra gol ma c’è una lieve deviazione di un piede “miracolato” e la palla, quella palla galeotta che poteva rovinarmi non solo la domenica ma tutta la settimana, rotola fuori lemme lemme, a fil di palo.


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