La "Natività" della scuola di Caravaggio si sposta da Catania a Noto - Live Sicilia

La “Natività” della scuola di Caravaggio si sposta da Catania a Noto

Ecco le opere d'arte che andranno in prestito

CATANIA – L’importanza della Natività di Paolo Geraci non la mette in dubbio nessuno. È l’unica copia seicentesca dell’omonimo quadro di Caravaggio, rubato dalla mafia nel 1969, ed è uno dei pezzi più pregiati della pinacoteca del Museo Civico del Castello Ursino di Catania. Stamattina, però, sarà impacchettata e trasferita per qualche tempo a Noto, in provincia di Siracusa, dove impreziosità la mostra intitolata “La Sicilia di Caravaggio“.

Gli organizzatori delle mostre

La passione della città di Noto per l’arte è ormai un dato assodato. A cui contribuisce anche la collaborazione con la società Mediatica – World company ideas, l’azienda di riferimento di due dei più noti organizzatori di eventi culturali d’Italia: Florinda Vicari e Gianni Filippini, quest’ultimo tra i più fidati collaboratori dell’ex sottosegretario alla Cultura e critico d’arte Vittorio Sgarbi.

Nella storia di Filippini c’è anche un sodalizio con il capoluogo etneo che, tra il 2016 e il 2019, si è tradotto nell’organizzazione di sei mostre di grande successo: da Toulouse-Lautrec a Escher, passando per Picasso e Chagall. Se con Catania l’imprenditore non ha al momento collaborazioni in corso, continuano quelle con Noto, nel Siracusano.

La storia dell’originale di Caravaggio

Ed è lì che sarà spedita la Natività di Geraci, gioiellino della collezione cittadina. Si tratta di una copia, datata 1627, dell’omonimo quadro del 1600 di Caravaggio. Il capolavoro di Michelangelo Merisi è diventata, suo malgrado, una tela su cui fiumi d’inchiostro sono stati spesi: era esposta sull’altare maggiore dell’oratorio della chiesa di San Lorenzo, a Palermo, ed è sparita nel nulla nella notte tra il 17 e il 18 attobre 1969. Da 55 anni del quadro di Caravaggio non c’è traccia. Ma le storie si sprecano: sono i pentiti di mafia a parlare del furto a opera di Cosa nostra, dell’interessamento del boss di Cinisi Gaetano Badalamenti, della distruzione del quadro o, più auspicabilmente, della vendita a un misterioso mercante d’arte svizzero.

È anche in virtù di questa storia così intricata che la copia di Geraci, l’unica coeva all’originale, acquisisce fascino e valore. Secondo lo studioso di Caravaggio Michele Cuppone, che ha realizzato un focus esplicativo per conto del Comune di Catania, al copista palermitano Geraci venne affidato il compito di riprodurre la Natività con i santi Lorenzo e Francesco, di Merisi, nel 1627. Nel 19esimo secolo, il dipinto di Geraci (una tela di tre metri per due) è nelle disponibilità del giudice Giovanni Battista Finocchiaro, che vive a Palermo ma è originario di Catania. Nel suo testamento, il magistrato dona la tela al Comune etneo. Che è l’ente che la tutela ancora oggi, due secoli e qualcosa dopo, come mirabile esempio della scuola caravaggesca.

Gli altri quadri in prestito

La mostra di Noto ha chiesto in prestito a Catania cinque quadri di autori caravaggeschi. “Ma stiamo lavorando a una nostra mostra sullo stesso argomento – spiega a LiveSicilia.it il direttore della Cultura Paolo Di Caro – Quindi abbiamo valutato di prestare a Noto solo due tele, quelle la cui pubblicizzazione ci dà più lustro e ci garantisce maggiore ritorno anche in termini pubblicitari”. Cioè la Natività di Geraci e La morte di Catone, un olio su tela del 1640 (circa) firmato dall’olandese Matthias Stomer. È probabile che, nonostante la mostra netina si concluda a novembre 2024, entrambe le opere tornino a casa, nel capoluogo etneo, già nel mese di maggio.

Il valore delle due opere è, complessivamente, di 750mila euro. Che è la cifra per cui sono state assicurate tramite una società di broker con sede a Milano. Erano stati richiesti, ma rimarranno dentro alle mura del Castello Ursino, anche il Profeta, dello spagnolo Jusepe De Ribera; la Morte di Seneca, ancora di Stomer; e il San Cristoforo, del siciliano Pietro Novelli.


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